Giada De Lorenzi

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Un velo di comprensione calò sui presenti. <<Il nostro amico inglese non solo ha contravvenuto a un mio ordine mentendomi, ma anche quando gli ho dato la possibilità di confessarsi non l’ha colta ed ha continuato, spacciando la sua menzogna per verità, palesando ancora una volta di essere un uomo falso e pavido. E io non sopporto nessuna di queste due categorie di persone.>> <<Ma… cosa gli è capitato?>> domandò timidamente il signor Smith. Morgana sorrise a quell’ulteriore domanda. <<Se è impaziente di scoprirlo, sarò lieta di liberare anche lei seduta stante. La porta dalla quale è il vostro compagno è chiusa solo dall’esterno. Non dall’interno.>> L’uomo deglutì sonoramente. <<Io… no, grazie. Preferisco giocarmi le mie carte.>> <<Ottimo. Dunque, incidente chiuso. Possiamo continuare, cari signori. E, come dissi poc’anzi, signorina De Lorenzi, è il suo turno. Spero si senta pronta a deliziarci. E la invito caldamente a non commettere imprudenze a sua volta, dal momento che ha già sfidato la mia pazienza a sufficienza.>> <<Sono pronta.>> La ragazza Italiana, parve non intenzionata a lasciarsi intimorire dalla minaccia contenuta nelle parole di Morgana. <<Benissimo. Allora cominciamo pure. Si presenti.>> <<D’accordo. Mi chiamo Giada De Lorenzi, sono italiana e vivo Roma. I miei genitori sono morti entrambi in un incidente quando io ero ancora una bambina. A parte questo dettaglio, ho ventinove anni e intendo uscire viva da questa storia. Punto. Anche perché il mese prossimo mi sposo e non accetto l’idea di morire proprio adesso Quindi spero le mie risposte saranno in grado di soddisfarla, mia signora.>> Le ultime parole furono calcate deliberatamente. Morgana sorrise, di rimando al tono spavaldo della ragazza. <<Vedremo. Immagino ormai lei intuisca la mia prima domanda, quindi prego, mi delizi con le sue considerazioni. Cos’è per lei il destino?>> <<Personalmente, io non credo né in un destino immutabile, come il nostro amico austriaco, né in una casualità cieca e cattiva, come il compianto Mr. Green. Io sono atea e profondamente convinta del fatto che ognuno di noi sia semplicemente artefice del suo destino.>> <<Di questo non mi stupisco. Lei ha un carattere indubbiamente notevole in quanto a forza di volontà e determinazione. Indisponente, ma notevole. Tuttavia, nelle sue categoriche convinzioni, lei trascura due riflessioni molto importanti. Primo, non tutti hanno la possibilità di intervenire sulla propria vita. Come ho già avuto modo di accennare, esiste quasi sempre una scelta. Ma non sempre. Quando ci si trova di fronte a un neonato che muore, a un adulto in stato vegetativo, o in generale a tutti coloro che non possono disporre pienamente delle proprie facoltà fisiche e mentali, la sua teoria viene a crollare come un castello di carte. In secondo luogo dobbiamo considerare il ruolo svolto dal caso, elemento incontrollabile che fa da spartiacque tra ciò che si vuole e ciò che si ottiene. Pertanto, dire che “ciascuno è artefice del proprio destino” è un assoluto, privo di fondamento, sebbene suggestivo.>> La ragazza rimase senza parole. Palesemente cercando delle argomentazioni sensate con cui ribattere, si limitò a dire: <<Indubbiamente esistono delle persone più sfortunate di altre.>> <<Indubbiamente.>> La risposta di Morgana suonò pervasa di accondiscendenza. <<Bene signorina. Direi che posso passare alla seconda domanda. La vita secondo lei è un dono o una condanna?>> <<Ma lei cos’è, mi scusi, una specie di filosofa?>> I compagni di prigionia della De Lorenzi rimasero ancora una volta stupiti della sua audacia. Morgana al contrario ne parve divertita. <<Qualcosa del genere.>> Le rispose in maniera enigmatica. <<Lei tuttavia ha risposto alla mia domanda con un'altra domanda. La prego di riflettere e dirmi ciò che le ho chiesto.>> La giovane donna italiana si fermò a pensare per alcuni istanti, consapevole del fatto che, per qualche strano capriccio di quella donna, la sua vita dipendeva da ciò che avrebbe risposto. Poi si decise. <<Secondo me non è ne l’una ne l’altra cosa. Dipende dall’uso che ne fai. Se sei in gamba è un dono. Altrimenti si trasforma in una condanna.>> Morgana si alzò dalla sedia e guardò la ragazza negli occhi. <<Vedo che non ha riflettuto molto sui miei commenti alla sua prima risposta.>> <<Ho detto quello che penso. Lei ci ha invitati a rispondere con sincerità.>> <<Vero. Ma vi ho anche invitati a vagliare attentamente le vostre affermazioni. Ad ogni buon conto…>> Morgana raggiunse la giovane donna e la liberò dai legacci di cuoio. <<Prego signorina. Anche lei è libera di andarsene seguendo la stessa strada del nostro Mr. Green.>> La De Lorenzi impallidì e rimase seduta senza accennare ad alzarsi. Per la prima volta la sua sicurezza vacillò. Quando aprì la bocca per parlare le parole le uscirono a stento. <<Io… io… aspetti. Magari ha interpretato male il senso delle mie risposte. Io non so che cosa volesse sentirsi dire ma…>> Morgana, impassibile, la interruppe con un cenno della mano. << Non si dia tanta pena. Io ho chiesto, lei ha risposto Va benissimo così. Come le ho già detto lei è libera.>> Il consueto temperamento della giovane italiana prese il sopravvento sulla paura. La De Lorenzi si alzò di scatto urlando, mentre guardava la sua antagonista negli occhi: <<Libera di andare a morire come il povero Mr. Green! Non ci penso nemmeno ad oltrepassare quella porta. Tutti abbiamo sentito le urla di quell’uomo.>> Morgana non si scompose. <<Chi le ha detto che sia morto?>> La De Lorenzi, esitò per alcuni istanti, colpita da quella risposta inattesa. <<Beh, urlava, voleva tornare indietro… qualsiasi cosa gli sia successa non deve essere stata piacevole. E io non ho nessuna intenzione di subire la sua stessa sorte.>> Sul volto di Morgana si dipinse un sorriso maligno. <<E quindi cosa pensa di fare?>> La De Lorenzi, voltò leggermente la testa. I suoi occhi incontrarono per un istante lo sguardo terrorizzato della donna dai tratti orientali. In una frazione di secondo prese una decisione. Con un balzo in avanti protese le mani verso la gola della sua aguzzina, con l’intento di strangolarla. Ma Morgana non si fece cogliere impreparata. Con una rapidità sorprendente indietreggiò di un passo e afferrò al volo i polsi della De Lorenzi. La ragazza italiana lanciò un urlo, prima di sorpresa poi di dolore. Il suo corpo iniziò ad essere percorso da tremiti. Le gambe le cedettero e si ritrovò in ginocchio. Morgana non abbandono la presa sui polsi della sua vittima, le cui urla crebbero di intensità. La Poncet, seguita dai suoi compagni ancora imprigionati, esplose in un grido, invocando clemenza per la ragazza. Ma la loro aguzzina parve non udirli. Stravolta dal dolore, la De Lorenzi lanciò un ultimo grido dopo di ché cadde, con il viso rivolto a terra, nel momento stesso in cui Morgana la lasciò andare. Il suo corpo rimase immobile, salvo alcuni tremiti che lo percorsero ancora per alcuni istanti. Poi più nulla. Morgana la fisso per alcuni secondi ancora. Il volto un maschera di ghiaccio. Poi tornò a sedersi, e riprese la parola, come se nulla fosse accaduto.

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