Capitolo 16: Non senti il mio SOS?

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Alice.



Pensa te se a ventinove anni dovevo nascondermi in bagno per scappare da un uomo. Che poi, per quale motivo doveva venire? Proprio stasera che mi stavo divertendo e doveva continuare ad essere così: una bella serata tra colleghi, spensierata e perché no, alcolica finalmente! Mi ero trovata tanto bene con i ragazzi della clinica, tanto da pensare di chiedere un trasferimento definitivo, addirittura con o senza Roxanne, superando anche lo scoglio del dormire da sola. Invece no, doveva sbucare questo losco figuro a rovinarmi i piani.
«Alice, continui a giocare a nascondino o vieni di là? Non vorrei dirtelo, ma stanno iniziando a pensare che non stai vomitando e, scusa se te lo dico, ma quando gli uomini pensano che fai la cacca perdi tutto il sexappeal.»
Alzai gli occhi al cielo. «Che pensino quello che vogliono, io di là, con quel pervertito in agguato, non ci torno» urlai a Roxanne da dietro la cabina del bagno. «Simon è un'idiota, insistente, lo so, ma poi molla la presa, te lo assicuro» tentò di farmi ragionare. Aprii la porta di scatto: «Mi ha infilato una mano sotto la maglietta, Rox, e non ho potuto dire nulla perché è il nipote di Miss Prout! Perché non mi hai detto che è il responsabile dell'agenzia qui? Dannazione, io ci volevo rimanere» sbuffai, lei mi guardò maliziosa. «Puoi sempre lasciargli fare due moine, tanto è uno scansafatiche, non si presenta mai a lavoro. Certo, c'è l'inconveniente del passepartout del convitto, ma basta tenere la chiave inserita prima di andare a letto, per non ritrovarselo in camera di notte» disse risoluta, facendomi spalancare gli occhi. «Ma allora è un maniaco da denuncia!» «E tu stai decisamente ignorando di avere più potere di chiunque altro» parlò in fretta, convinta e decisa: alzai un sopracciglio. «Tu hai Dio, Alice, la tua purezza non verrà di certo dissacrata da un miscredente come Simon Prout» «Vaffanculo Rox.» Lei iniziò a ridere, io mi spostai davanti al lavandino. «Dai, smettila di fare la stupida, torna di là e vai a cantare, non vedevi l'ora, no? Puoi cantare una canzone strappalacrime e fare cadere le palle a Simon oppure una sexy e lasciare che Ben faccia la magia» ammiccò, le diedi una spintarella. «Non ti preoccupare, Ben è tutto tuo, Miss-Se è biondo, è già mio» ironizzai facendola ridacchiare. «E canzone strappalacrime sia!»
Uscii finalmente dal bagno e sentii gli occhi viscidi di Simon addosso che però non erano niente in confronto alla tensione che percepivo dall'altra parte del locale. Ignorai entrambi, camminando verso il palco, dove un uomo brizzolato stava finendo di cantare Suspicious Minds di Elvis, con la stessa tonalità blues e la tensione che percepivo prima s'intensificò, tanto da farmi sentire i brividi. «Ciao dolcezza, vuoi cantare?» mi domandò il tecnico dietro al pc sotto il palco, annuii distratta, girandomi verso quello sguardo, congelando il mio soffio vitale non appena lo smeraldo dei suoi occhi mi colpì affilato come una freccia avvelenata.

Well, don't you know I'm caught in a trap?
I can't walk out
Because I love you too much, baby

La canzone continuava e, come lei, anche io ero in trappola, mentre Harry, seduto da solo al tavolo di fronte al palco, osservava ogni minimo particolare della mia figura, facendomi pentire di aver indossato proprio questa leggerissima felpa cremisi, dal taglio croppato che si alzava ad ogni movimento, mostrando il chiarore della mia pelle dove i jeans a vita alta lasciavano il campo libero. Quel dannato piccolo lembo di pelle bruciava al tocco dei suoi occhi e mi ritrovai a sussurrare S.O.S. al tecnico. «Abba?» domandò, annuii di nuovo. «Avanti dolcezza, facci sognare.» Elvis mi lasciò il palco, tra gli applausi che non smisero con il mio arrivo, incoraggiandomi ad iniziare, Roxanne più di tutti fischiando e facendo aumentare il rumore, come un perfetto scalda pubblico. Peccato che io non riuscissi a smettere di pensare all'ultima volta in cui avevo cantato davanti ad un pubblico e la testimonianza portava un berretto da baseball con la visiera non abbastanza grande da nascondere il sorrisetto tra le fossette: dannazione, lo stava pensando anche lui, ci avrei messo la mano sul fuoco. Sospirai, mentre la musica iniziava a riempire l'ambiente e sistemai l'asta del microfono, prima di iniziare, con la testa bassa, bruciando sotto lo sguardo di Harry.

Alice in Harryland [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora