Capitolo 11: La favola sbagliata.

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Sabato.


Alice.


«Aly, c'è un pacco per te»
«Vero o il tuo?»
«Nena porcella, sai quanto il mio sia vero e sì, volendo ci sarebbe anche il mio, ma questo è incartato»
«Gosh! Finalmente è arrivato!»

Avevo comprato questo meraviglioso body modellante unicamente perché sembrava lingerie: mi sembrava perfetto da indossare sotto un abito un po' più aderente di quello che indossavo di solito. E sì, avevo scelto di indossare quell'abito proprio stasera perché mi ero decisa a lasciarmi andare con Antonio. Era il nostro quarto appuntamento e sentivo che sarebbe andato oltre a qualche bacetto e strusciatina, non ero sicura che fosse realmente quello che volessi, ma avevo bisogno di dare alla Alice a.H. la soddisfazione di coronare il suo sogno. Antonio era dolce e premuroso, non ne avrebbe approfittato gettandomi via dopo aver avuto il dolcetto, come diceva nonna, soprattutto perché più passava il tempo, più mettevo in dubbio le sicurezze di quanto Harry sarebbe stato in grado di farlo. Probabilmente stavo solamente mettendo alla prova il mio dottore, sicuramente lo stavo facendo con i miei sentimenti. Scossi il capo, scombinando la treccia per la quale avevo impiegato mezza giornata e infilai i sandali con la zeppa, altro nuovo acquisto: questa frequentazione mi stava spennando viva. Avevo provato anche a chiudere da sola la zip sulla schiena, con davvero scarsi risultati, ma fortunatamente avevo una persona che poteva aiutarmi. Uscii dalla stanza sventolando il ventaglio sulle ciglia per far asciugare il mascara, alla ricerca del mio coinquilino che era seduto sullo sgabello, dal bancone della cucina con un paio di buste del fast food. «Harry?» chiesi stupita, si girò e sussultò. «Alice, tu...shit» ringhiò. Sbuffai: «Ah be', se è questo l'effetto che faccio vado a cambiarmi» bofonchiai, dandogli le spalle. «No!» si affrettò, raggiungendomi. «Intendevo che sei, Dio, sei... incredibilmente crudele a farti vedere così per uscire con un altro uomo» disse. «E questo è un modo per dirmi che sto bene?» domandai, girando appena il capo, annuì. «Allora puoi chiudermi la zip?» Annuì ancora. «Suppongo che quel coso sadomaso che hai sotto sia il contenuto del pacco di stamattina» chiese, appoggiando le mani sui miei fianchi: dovetti far affidamento a tutto il mio senso del controllo per non spogliarmi davanti a lui. «S-sì» balbettai, soffiò sulla mia pelle, tirando su la zip davvero troppo lentamente. «Non è sadomaso» aggiunsi tornando in me e, giusto per fregio del mio autocontrollo, Harry appoggiò le labbra sulla mia nuca. «Ti prendo in giro, darling. Sei bellissima ed io sono invidioso di lui» confessò dandomi una lieve sculacciata che mi fece saltellare. «Questa cosa è tremendamente sbagliata» borbottai imbarazzata. «Dovrò pur avere una piccola soddisfazione, no? Fatti vedere ora e poi mangiamo» commentò, facendomi fare una piccola giravolta. «Splendida» sussurrò facendomi arrossire, una prerogativa che non avrebbe mai smesso davanti al suo sguardo, dannazione. Sospirai. «Ti prego, dimmi che sembro abbastanza magra, puoi anche mentire» chiesi implicitamente, ignorando i suoi occhi per non ascoltarli: non potevo dare buca ad Antonio oggi. Harry sospirò: «Bimba, sei troppo in gamba per lasciarti condizionare da una cosa così stupida» disse scuotendo il capo, trascinandomi verso il bancone, per poi iniziare a tirare fuori i cartoni di panini, patatine e coca cola dalle buste. Feci una smorfia di dissenso: «Disse il ragazzo che va solo con le ragazzine scheletriche che si nutrono solo d'insalata!» «Eppure sto per mangiare un panino del Mc con te, invece di intrattenere una mia amica, ci hai pensato?» chiese ammiccando, sospirai, prendendo il mio panino preferito dalla confezione: una sola volta, glielo avevo detto una sola volta che era proprio questo quello che preferivo, in un discorso a caso settimane fa e lui? Lui se l'era ricordato. «Ci penso spesso ultimamente» affermai senza pensarci scatenando in lui il sorriso mozzafiato che mi faceva capitolare. «Mi pensi spesso, ero sicuro che non potrebbe essere, dato che continui a dire che non voglio quello che vuoi tu» «Continui a non essere, Harry, soprattutto quando porti fast-food da asporto prima di un appuntamento galante» ribattei astuta, mangiando una patatina, lui ridacchiò, facendo subito dopo spallucce. «Mi assicuro che tu possa mangiare, darling: quel dottore non è molto incline a nutrirti, non sa quanto dia soddisfazione vederti appagata» ammiccò con tanto di occhiolino, ridendo con più soddisfazione alla mia reazione arrossata e borbottante, nascosta dietro un morso al panino. «E con questa, mi penserai per tutta la serata, bimba

Alice in Harryland [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora