Capitolo 4: Un patto dentro l'asciugamano.

36 3 0
                                    


Alice.



Io non avevo sicuramente capito un cazzo della vita. Continuavo a guadagnare il mio modesto stipendio, con un onesto lavoro, quando avrei potuto obiettivamente guadagnare molto di più sbancando il botteghino con le mie doti attoriali. Era stata un'escalation di stronzate, partita dal motivo per il quale non avevo detto nulla a mia madre per aver prestato la macchina a mia sorella, ovviamente avevo retto il gioco a Jane e il suo colpo di sonno alla guida, per colpa della sessione d'esami. «Non volevamo che ti preoccupassi mamma, Jane non si è fatta niente» avevo detto, ma a lei non era bastato. Mi aveva guardato con disprezzo, alzando di un paio di toni la voce: «Se ti fossi fatta mettere incinta da Carlo, a quest'ora sareste ancora insieme e capiresti la cattiveria che mi hai appena detto. Ma non puoi farlo perché non sei una madre.» Quello aveva fatto scattare un meccanismo di sopravvivenza che non sapevo di avere e, quando Brenda aveva cercato di far ragionare mamma, ricordandole quanto Carlo fosse stato un verme e che avrebbe potuto trasmettere i suoi geni ai suoi nipoti, l'avevo interrotta sparando a mille: «Gradirei che non parlassi più di Carlo, mamma, non dal momento che la storia con il mio fidanzato sta diventando tanto seria.» Tutti gli occhi puntati su di me, anche quelli di mio padre, solitamente troppo impegnati ad osservare le quotazioni in borsa. «Fidanzato? Quale fidanzato, Brenda tu ne sapevi qualcosa?» era partita mamma. Brenda boccheggiante, Jane, invece, reduce dalla mia copertura, aveva preso parola: «Sì, mamma, è carinissimo: gli ho parlato proprio l'altro giorno al telefono, pensando fosse Aly. Aveva dimenticato il telefono a casa e lui glielo ha portato a lavoro.» Tutti gli occhi puntati su di lei, anche i miei. «Come fai a dimenticarti il telefono a casa, alla tua età, Alice? Insomma, un po' di testa nelle cose», primo commento di mamma seguito subito dopo dal secondo: «Dal momento che è abbastanza seria da dormire a casa sua, mi aspetto di conoscerlo per il pranzo della prossima domenica.» Boom. Fottuta. «Mamma, non pensi che sia un po' presto? Se non ce l'ha ancora presentato, vuol dire che vuole esserne sicura», fortunatamente avevo una sorella maggiore che era riuscita a negoziare con mamma del tempo, ma che non me ne dovessi approfittare, perché «Più passa il tempo, più aumentano le aspettative.» Dopo quella minaccia, era arrivata un'importantissima quanto urgente chiamata da parte di Marina per il ricovero in ospedale di suo figlio.
«Stai lanciando più sfighe tu a Leo, che tutte le mamme bacchettone della scuola» aveva detto dall'altro capo del telefono, una volta salita in macchina. «Motivo per il quale continuo a pregare per lui tutte le sere prima di andare a letto» le avevo riposto, facendola ridere, per poi avvisarla dell'S.O.S. che avrei mandato a breve sul nostro gruppo. Come di consueto anticipato dalla GIF di un Joe Jonas diciottenne con colpo di ciuffo del video della canzone del 2007.

"S.O.S. Vi aspetto stasera a casa mia: ho fatto una fottuta ed enorme stronzata. Portate gli alcolici, grazie."

Entrai in casa nello sconforto, scervellandomi a capire come poter aggirare la faccenda senza creare l'ennesimo pretesto per allungare la lista delle delusioni di mamma. Potevo pagare un professionista, nel classico della filmografia commediante romantica anni '90/2000, ma dar fondo ai miei risparmi così sarebbe stato da incoscienti per me che vivevo in una stanza in affitto a casa di un'altra persona. Forse se avessi chiesto un favore a Mascagni avrebbe anche accettato, magari da cosa nasce cosa e boom! Innamorato di me, giusto per tornare ai film di prima. Optai per schiarirmi le idee con una bella doccia rigenerante oltre che rilassante. Entrai in camera mia, felice di essere sola in casa, mi tolsi di dosso i vestiti della domenica, tassativamente eleganti come da tradizione dei Robinson e presi dall'armadio gli asciugamani puliti e morbidi, decidendo di usare tutti i prodotti più costosi che avevo per una bella coccola da spa casalinga. Entrai in bagno e «Oh Dio Harry!»
Rilassante un cazzo! Chiusi la porta e accesi l'acqua della doccia, sperando che potesse bastare per non sentire le urla che divennero sempre più forti e l'acqua della doccia non bastava più. Imprecai, più e più volte, decisa a mettere della musica dalle cassa bluetooth per non sentirli, ma prima di premere play alla mia playlist del momento, sentii lui gemere. Ruggire. La voce morbida graffiava, un tenore che si prendeva spazio sul palco, guadagnandosi l'applauso del pubblico. E il pubblico ero io. Ed io avrei applaudito, cazzo, nel pieno dell'eccitazione che mi stava facendo fremere le cosce. Harry gridò dal piacere, la ragazza anche, ma la voce di lui era decisamente più imponente e si prendeva tutta la scena. Mi resi conto di essere diventata una nuova spettatrice di una scena che mai avrei pensato di vivere: mi ritrovai seduta dentro la vasca da bagno, con la tenda tirata, e la doccetta puntata sulla mia intimità. Harry continuava a ripetere parole sporche ed io non sentivo più l'altra gemere, ma solo lui. Stava godendo solo con me ed io solo con lui. Mi lasciai andare, sentendo il getto premere sul punto più erogeno e la pelle calda di Harry, le sue mani attorno ai fianchi, sul culo, mentre la sua voce echeggiava nelle orecchie. Inarcai la schiena, piegando all'indietro il capo e non aspettai altro, lasciando all'orgasmo il compito di bruciare ogni inibizione nell'urlo di piacere che scavalcò la barriera del pudore. Mi senti? Sto venendo con te. Solo dopo, recuperando la regolarità del respiro e la ragione, mi resi conto che mi ero appena eccitata, toccandomi, con il pensiero sul mio coinquilino: quello inaffidabile e decisamente inopportuno alla mia causa. Non si sentì più nulla da camera sua. Premetti play sulla playlist e tornai dietro la tenda, mentre dalla cassa la voce di Freddie Mercury chiedeva se qualcuno potesse trovargli qualcuno da amare. Presi la doccetta e la guardai seria: «Questa cosa non è mai successa.»

Alice in Harryland [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora