Quella roba là

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Commento dell'autrice:
In questo capitolo conosceremo di più su Ducan, sulla sua famiglia e sugli eventi difficili e toccanti della sua vita. Buona lettura <3.
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Anche quando impari a leccarti le ferite,
la lingua insanguinata pesa sopra il cuore.

È lunedì mattina, la sveglia suona sul comodino. Sono le 7:00.
La lascio suonare per un po' prima di decidere di alzarmi.
Scendo al piano di sotto e mamma, già vestita per andare a lavoro, sta bevendo un caffè.
«Anche oggi sono di fretta, il signor Cooper mi vuole lì prima delle otto».
Il suo capo è un uomo robusto con una barba folta e gli occhi piccoli. La prima cosa che si nota di lui -dopo gli occhi piccoli- è la sua severità tremendamente pretenziosa. L'ho visto solo una volta ed, in quell'unica occasione, la sua voce rauca e cavernosa rimbombava come un tuono tra le mura della banca dove mamma lavora come responsabile ed analista finanziaria mentre, in modo scortese e puntiglioso, spiegava ad una nuova dipendente di cosa dovesse occuparsi.

Ieri sera mamma è tornata all'ora di cena inoltrata, ci ha messo molto.

«Oggi a pranzo non riesco a passare da casa, sono piena di lavoro. Tu andrai da Cassie?»
Ovviamente non si ricorda cosa io debba fare oggi, non avevo alcun dubbio ma spesso nascondo a me stesso quanto mi renderebbe felice sentire la vicinanza di mamma e... di papà che, ironia della sorte, ormai non mi parla da inizio estate. Ho fatto in tempo a vedere la sua nuova casa, abbastanza grande, con le pareti gialle ed i mobili in legno, dove vive con la sua nuova famiglia -un bambino di nove anni ed un ragazzo mediocre di circa la mia età che, quando si è presentato a me e mia sorella, ha alzato gli occhi al cielo disgustato- per poi, una volta fatto coming out, non vederlo mai più.
Quel giorno è stato infernale; solo a pensarci mi viene un piccolo dolore all'altezza della bocca dello stomaco, credo sia rabbia mischiata ad amarezza e, data la mia incapacità nel gestire la rabbia nei momenti no, smetto nuovamente di pensarci, decidendo volontariamente di soffocare le mie emozioni.
«Mamma oggi alle 14:30 ho la psicologa per...»
«Vero, quella roba là» mi interrompe.
Quella roba là sarebbe la mia prima visita dalla psicologa per iniziare il mio percorso di affermazione di genere.
Mi sono dovuto affidare ad un centro che dista un'ora di treno dalla mia città: scelta obbligata dal mio paesino, con pochi abitati, la maggior parte ignoranti, che si conoscono tutti tra loro e non fanno che giudicare la vita altrui con un velo, anzi, un bello strato profondo e ben insediato, di bigottismo accuratamente miscelato ad ignoranza pura.
La richiesta nel centro è molta ed, anche se ho preso l'appuntamento a luglio, mi è stato fissato il primo colloquio oggi, quasi a fine settembre. Ho aspettato con ansia tutta l'estate. Per prassi, come prevede la legge nazionale, dovrò andare dalla psicologa per il tempo che riterrà opportuno, per poi poter passare alla prima visita con l'endocrinologa del centro che mi farà iniziare la terapia ormonale. Per me è molto più di quella roba là, ma lei non credo lo capirà mai. Cassie già sa che oggi non pranzerò con lei, era più entusiasta di me quando ho fissato il mio colloquio e, conoscendola, non credo abbia avuto problemi nel tirare qualche frecciatina a mio padre quando ieri è andato a trovarla. Le ho detto che, studio permettendo, tenterò di andare a trovarla nell'orario di visita pomeridiano che va dalle 17 alle 19, lei mi ha tranquillizzato definendomi assillante, per poi affermare di essere ancora giovane e troppo poco rincoglionita per avere già un badante, ordinandomi di pensare a me stesso.
Cassie è così piccola ma, ciononostante, mi sta aiutando molto più degli adulti intorno a me -compresi i miei insegnati, che sono dei diabolici esseri provenienti dagli inferi o da qualche cittadina lì vicino, che hanno preso domicilio in delle case sparse nella mia città mandati dal Demonio in persona-, a prova che l'età spesso è solo un numero ed è il trascorso di vita che determina quanto una persona sia grande.
E lei è grande, in ogni senso e sotto ogni punto di vista, probabilmente anche più grande di me e, per quanto sia bello sentirla parlare, mi dispiace pensare a cosa abbia dovuto passare per essere la persona che è già da ora.
Mamma esce di casa lasciandomi, come sempre, latte e cereali sul tavolo. Faccio colazione rapidamente, mi lavo e mi preparo per la scuola, accertandomi che, dopo aver indossato il mio binder, la polo bordeaux che voglio indossare oggi, risulti abbastanza larga sul petto da sentirmi quanto più possibile a mio agio, per poi dirigermi nella tana delle Bestie del Demonio.

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