Commento dell'autrice: unincontro inaspettato sarà in grado di scuotere dall'interno il nostro protagonista.
Tutti questi misteri, segreti, bugie... parole non dette, cosa staranno nascondendo?
_________________________________Duncan
La luna sussurra
ai cuori inquieti e
dei pazzi ne accarezza
i più profondi segreti.La settimana passa tra un compito di matematica sicuramente andato male, qualche litigio con mamma, che in questi giorni è stata più impegnata del solito, e delle sigarette di troppo, senza mai dimenticare di andare a trovare mia sorella.
Oggi è sabato e, dopo scuola, sono tornato velocemente a casa per preparami in vista del programma odierno: Chloe e Josh hanno deciso, per questa sera, di andare in una discoteca ad un'ora di macchina da qui e, per cambiare un po' aria, abbiamo pensato di partire nel primo pomeriggio e gironzolare un po' per quella città. Per pranzo mamma non c'è quindi mi cucino uno dei miei soliti piatti minimo sforzo massima resa e poi vado in camera per preparami.Nello spostarmi da una stanza all'altra incrocio la mia immagine nel vetro della ringhiera che avvolge le scale e subito sento la figura riflessa stretta e sconnessa. Osservo le curve del mio corpo svilupparsi aggrovigliate su di me, mentre mi domando per quanto ancora questa sagoma impiastricciata dovrà appartenermi, ed è subito un problema scegliere una qualsiasi cosa da indossare.
Per poco non decido di rimanere a casa, tentando di nascondere a tutti, ed ancor più a me, quell'orrendo corpo sbagliato che mi si palesa dinnanzi su ogni superficie riflettente. Vorrei solo rintanarmi lontano da tutti, sottrarmi alla loro vista e vivere come un verme strisciante, viscido ed inguardabile, mentre la vergogna di chi ha fatto cose inaudibili, così sbagliate da non per essere nemmeno raccontate, mi avvolge completamente come se volesse sbriciolarmi e ridurre il mio corpo ad una misera carcassa.
È difficile non sviscerarmi di fronte a questa sensazione, guardo il bellissimo sole di questa penultima giornata di settembre e mi sforzo a scegliere di vivere mentre attendo la mia rinascita.Arrivo nella mia stanza e, dopo aver attuato le mie solite tattiche per sentire meno la disforia ed indossato binder e packer, apro l'armadio e prendo una camicia un po' oversize che abbino con un pantalone abbastanza largo. Una volta pronto, mi munisco di cellulare, portafoglio, chiavi di casa e della macchina.
Prima di uscire dalla porta mi tocco metodicamente le tasche assicurandomi che tutti i miei effetti personali siano al loro interno, per poi guidare verso casa di Josh.Nel tragitto verso la macchina, la bellissima giornata mi invita a buone sensazioni, nonostante la crisi antecedente.
Sistemo lo specchietto e guardo velocemente il riflesso del mio viso un po' squadrato mentre ne approfitto per passare la mano sui capelli, oggi un po' più mossi del solito, nel tentativo di dargli una forma, senza successo.
Josh mi sta già aspettando fuori casa sua. Accosto la macchina per farlo salire ed il suo profumo fresco mischiato a fumo mi entra nelle narici mentre si sistema sul sedile di fianco a me con un jeans nero ed una felpa un po' aderente.
«Ciao Dà» mi sferra una leggera pacca sulla spalla quando l'auto è già in movimento e da quel momento nella macchina non c'è più un secondo di silenzio mentre ridiamo le nostre solite sciocchezze. Nel frattempo ci accertiamo che Chloe sia pronta chiamandola al cellulare ed in un attimo siamo da lei che, stranamente, è già sotto casa. Lancia il mozzicone sigaretta che teneva in mano e, con una mossa di maestria, c'entra il bidone della spazzatura di fronte a lei, per poi aprire la portiera anteriore dell'auto, portando buonumore con i suoi vestiti colorati ed i capelli biondi che le scendono lungo le spalle.Ci dirigiamo verso l'autostrada ed usciamo dalla nostra città, arrivando in un centro abitato molto più grande del nostro ad un'ora di distanza da dove viviamo, accompagnati dalle canzoni un po' discutibili scelte da Josh e qualche gossip di Chloe sul nuovo ragazzo che le piace, che questa volta sembra anche rivolgerle inaspettatamente la parola.
Lasciamo la macchina in un grande parcheggio gratuito sovraffollato e ci incamminiamo verso il centro della città passando per delle stradine piccole e dispersive aiutandoci col navigatore.
Si sono fatte le 15:30, il sole è ancora alto e mi godo il calore che si spande dolcemente sulle mie spalle.
Chloe si guarda intorno, probabilmente in cerca di qualche negozio sfigato che venda quei vestiti color pastello che piacciono solo a lei, mentre Josh si accende una sigaretta e ne offre una anche a me.«Secondo te questa è la strada giusta, "Signor-Sole"?» Josh, mentre mi mostra il navigatore, mi prende in giro per via del soprannome che ho dato alla ragazza che ho conosciuto difronte al centro psichiatrico. Mi limito a ridere e dire che la strada è corretta.
«Ne hai parlato così tanto nell'ultima settimana, che l'ho trovato più fastidioso della volta in cui Chloe si invaghì del barista» continua lui.
«Prima di dichiarare verdetto su quale sia il più seccante, pensa se dovessimo spendere dieci euro di drink per due settimane consecutive per poi scoprire che ha trentotto anni ed un figlio» punzecchio Chloe mentre Josh ride di gusto ed annuisce, giungendo alla conclusione che lei sia nettamente peggio di me.
«Guardate che vi sento» la voce della nostra amica si fa spazio da pochi metri più avanti.Ridiamo percorrendo delle stradine rustiche, strette e fatte di pietra finché Chloe, di fronte a noi, inchioda di colpo.
«Ma sbaglio o quella è tua madre?»
Mi fermo accanto a lei.
«Mia madre? Dove?» le domando un po' incredulo.
Aveva detto avrebbe passato il sabato pomeriggio a finire dei lavori arretrati in banca.
«Lì dentro» con la testa mi indica la vetrata di un bar con una grande insegna bianca che si innalza su di una graziosa porta in legno dall'altra parte della strada.Guardo al suo interno ed eccola lì, mia madre.
La scorgo parlare in un tono probabilmente acceso, mentre scuote la testa seguita dal suo caschetto moro di capelli e si sistema gli occhiali quadrati sul naso con una mano.
È Chloe a farmi notare che indossa degli abiti firmati di cui io non conosco minimamente la provenienza e che manco pensavo avesse nell'armadio.
È seduta ad un tavolo grosso e circolare con altre sei persone che mai ho visto prima.
Due sono donne, entrambe molto eleganti, una con i capelli lunghi e mori e tratti europei, l'altra probabilmente proveniente dal Giappone. Accanto a quest'ultima vi è un uomo, anch'esso orientale, vestito elegantemente con, al suo fianco, un signore barbuto che, dai tratti somatici, immagino essere dell'Arabia.
Seduti vicino a mia mamma due signori, che presuppongo siano anch'essi europei, discutono mentre uno dei due scrive qualcosa su un portatile.
Con lo sguardo di nuovo fisso su mia mamma, che si erge dritta e composta sulla sedia di stoffa a lei sottostante, mentre parla di cose che non riesco a sentire, tento senza successo di leggere dal labiale qualche parola.«Ma che ci fa tua madre con quelli?» mi chiede Josh spontaneamente e senza pensarci troppo.
«Non lo so ma ormai non ci capisco più niente» rispondo sinceramente.
Osservo sconcertato mamma mettersi sulle gambe una borsetta color prugna, che mi pare addirittura possa essere di Chanel, e tirare fuori un telefono cellulare nero, anche questo una new entry, insieme a tutto l'outfit che sta indossando.
«Ma mia mamma non ha quel telefono» penso a voce alta. Inizia a mostrare qualcosa ai presenti al tavolo, mentre il signore col computer annota.Mi faccio strada tra le macchine parcheggiate per arrivare dall'altra parte della strada verso il locale, quando una mano mi blocca.
È Josh «ma che stai facendo? Non puoi andare lì», cerco di svincolarmi dalla sua presa «devo vederci chiaro».
La sua stretta si fa più pesante mentre mi riprende con tono severo «ma hai visto che gente è quella? Spostati di qui che se ti vedono è un casino» e mi trascina al punto partenza.«Josh ha ragione. L'unica cosa che puoi fare per arrivare infondo a questa cosa è cercare quel telefono che sta usando tua madre e capire cosa contiene.»
Chloe mi dà una buona soluzione che mi trattiene dall'entrare subito come una furia e chiedere a mamma che sta succedendo.Mi domando in che modo l'Uomo della Porsche, le chiavi della macchina costosa con il codice inciso nel portachiavi e la busta di contanti con scritto "A.F.", siano collegati a questo bar, mentre mi allontano sperando di lasciarmi alle spalle, almeno per oggi, ciò che è appena accaduto.
Mi domando quante bugie mi starà raccontando, o meglio, crederà di star raccontando a quella stupida di Erika.
Ci incamminiamo verso il centro della città mentre Josh e Chloe tentano visibilmente di distrarmi fino a riuscirci e farmi passare una giornata tranquilla, per quanto possibile, come se non fossi ad un passo dallo scoprire di una seconda vita di mia madre, pensandone il peggio.
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Un attimo felice
Ficção AdolescenteÈ tra le mura di un centro psichiatrico che Duncan, un ragazzo appena maggiorenne amante dell'arte e del disegno, incontra per la prima volta la ragazza misteriosa e maliconica che denominerà "Luna". Lei figlia di uno degli uomini più ricchi dello S...