Violet
Quanto è grande il mare
se sei in una piccola barca
dispersa nella tempesta?Adoro i cambiamenti.
Vivere sempre gli stessi ambienti e le stesse emozioni mi annoia profondamente.
Nella mia vita, sin dalla mia infanzia, ho avuto mille stimoli diversi e, per quanto forviante, ciò mi ha aiutato ad abituarmi a tutto ed a sentire la necessità di vedere le cose mutare intorno a me.
Non nego che per me sia sempre stato molto difficile portare avanti amicizie durature per questa mia orrenda mania della diversità. Solo un'amica mi è rimasta dall'infanzia: Amber, che ho sempre chiamato Abbie.
Non posso credere che quella bacchettona di mia madre abbia domandato alla madre della mia amica, niente meno che una figlia di buona famiglia con cui ha affari economici da generazioni, di venire in un manicomio per andare a far visita alla sua figlia pazza.Abbie può venire solo alle dieci di mattina, fuori dall'orario delle visite del centro psichiatrico: sta affrontando la sua malattia tanto tempo, ma finalmente sta meglio e questa settimana avrà le ultime visite in ospedale prima di poter essere considerata guarita, almeno per il momento.
Quando ne ho parlato con la Cambell ha subito capito che non dovevo sprecare l'unico momento di follia di mamma, e, con i suoi occhiali leopardati sempre fuori luogo, mi ha subito aiutata a fare domanda per farla accedere alle visite fuori dall'orario consentito. Ovviamente, dato che in questo mese non ho mai ricevuto visite da persone che non fossero mamma e papà ed oramai tutti si domandavano se fossi semplicemente sola al mondo o pazza davvero, hanno trovato bellissima l'idea far venire la mia amica a prescindere dall'orario.
Puntuale come sempre, Abbie alle dieci in punto bussa alla mia porta.
Vado ad aprire e mi getta le braccia al collo. Ci abbracciamo forse per la prima volta da quando ci conosciamo.
La trovo un po' sciupata, sicuramente pallida e con meno capelli, ma sempre lunghi e biondi. Il suo viso è luminoso, seppur di una luce fioca, ed i suoi occhi chiari mi fissano prima di dirmi un «mi sei mancata tanto» così sincero che quella distesa color mare diventa lucida.È lei a staccarsi da me, ancora sul corridoio.
«Fammi vedere la tua reggia» guarda nella stanza dalla soglia della porta ed io la lascio entrare.
«Ti ho portato qualcosa che possa sostituire il nostro brunch della domenica, anche se oggi non è domenica e nulla può equiparare la cucina di Ada».
Ada non lavora anche come cuoca per la mia famiglia, è solo la governante, però, da quando siamo bambine, Abbie viene la domenica mattina ed Ada ci cucina personalmente i nostri cibi preferiti e ce li serve in veranda.La mia amica tira fuori un sacchetto con del dolci. La conosco abbastanza bene da sapere che è una scusa per essere certa che io stia mangiando, mi intenerisce vederla così dolce con me. Sorvolo sulla sua situazione di salute, so che non le piace pensarci, quindi sono abituata a farmi aggiornare dalle persone intorno a lei mentre Abbie sminuisce le sue condizioni cliniche.
Diceva sempre "pensa che storie fighe che avrò da raccontare se sopravvivo", io le tiravo una pacca sulla spalla come a dire "non si dicono queste cose, ovvio che sopravvivi, cretina" ma devo ammettere che per un attimo, lo scorso anno, mi ha fatta preoccupare e non poco. Ora sembra stare meglio, dovrà fare controlli periodici perché questi mali possono sempre tornare, però i medici dicono che c'è una grande possibilità che sia guarita.Si siede sul mio letto e, mentre tira fuori il nostro brunch, nota il sacchetto di Ralph Lauren che mamma mi ha portato settimana scorsa.
«Tua madre?» mi domanda ridendo.
«Già»
«Certo che Pauline non capisce proprio quando certe cose sono inappropriate» rido anch'io sedendomi sul letto accanto a lei.
«Che cos'è?» mi chiede mentre mi porge un dolce con la mano.
«Un pigiama»
«Gli altri del centro ti hanno picchiata quando te l'hanno visto addosso, ricca capitalista?» mi prende in giro e mi rendo conto di quanto mi fosse mancato sentirla ridere.Rimango con il dolcetto in mano, lei mi guarda con la coda dell'occhio e, nonostante stia fingendo di non starmi guardando, riesco a percepire la sua severità in mezzo al blu dei suoi occhi rivolti alla finestra mentre addenta una crostata ed aspetta di vedere se sono intenzionata a mangiarlo o meno.
Porto alla bocca il cibo che reggo con la mano e gli dò un morso. Lei nasconde un sorriso soddisfatto e ricomincia a parlare.«Ho dovuto fingermi sorpresa quando mia mamma è venuta in camera mia e mi ha detto "non devi dirlo a nessuno, Pauline mi ha fatto una confidenza che potrebbe far crollare l'immagine della loro famiglia se qualcuno lo sapesse. Violet non è a fare l'Erasmus in Inghilterra ma è ricoverata in un centro per i malati mentali", come se non sapessi già tutto da sempre.»
«Ha detto proprio "malati mentali"?» rido.
«Sì, ed immagino si sia contenuta alquanto» continuiamo a ridere su queste ridicole dinamiche familiari; ad ogni sorriso sento qualche piccola ferita risanarsi e, più il tempo passa, più la malinconia al pensare che Abbie debba andarsene, si fa presente nella mia mente.Mi racconta di come procede a scuola e non ci lasciamo sfuggire nessun gossip stupido per alleggerire le nostre difficili giornate. Abbiamo sempre frequentato le solite classi, sin dall'asilo, e la mia amica non nega che sia difficile abituarsi a non avermi intorno dopo così tanto tempo.
Mi sprona a continuare a lottare.
Mi sprona a vivere quando la vita è ciò che mi sta più stretto da ormai troppo tempo.«Ho letto che una delle cose che impediscono di uscire dall'anoressia sia la difficoltà ad accettare i futuri cambiamenti psicofisici che la guarigione avrà sul malato» dice Abbie, come per alludere "te, che adori cambiare, sei intrappolata nel tuo stesso tranello". La conosco troppo bene per credere che l'abbia letto per davvero e non se lo stia inventando solo per farmi sentire contraddittoria.
Lei sa del mio bisogno di cambiare sempre: che sia modo di vestirmi, di truccarmi o fare qualsiasi altra cosa abitudinaria, addirittura di apparecchiare la tavola. Allude un ironico "ormai è troppo che sei intrappolata qui, la vera Violet si sarebbe già annoiata". È sempre diretta e senza peli sulla lingua, e grazie alla sua malattia ha imparato a parlare senza problemi di ogni argomento: quando ti trovi tra la vita e la morte, probabilmente, impari ad essere più schietta ed a non perdere tempo. Questa cosa di lei mi piace molto, non è mai indiscreta seppur toccando con leggerezza discorsi seri, dispensando utili consigli.
«Psicologia a prova di Violet?» le domando «l'hai inventato tu, vero?» lei ride, beccata in pieno.
«Sicuramente ti ho dato uno spunto riflessivo, poco importa la fonte, è arrivato il momento di cambiare un po', non credi?» ride prendendomi un po' in giro, apprezzo il suo modo di smorzare i problemi mentre guardo impaurita un biscottino che dovrei mangiare ma non ho intenzione di ingerire. Con tutta probabilità l'ha notato ed ha detto la prima cosa stupida che le è venuta in mente.
«Menomale che tu non hai di questi problemi, porti lo stesso taglio di capelli da quando sei nata» continuiamo a palleggiare lo scherzo dal mio piede al suo, scambiandoci alcune botte e risposte, ed insultandoci, come sempre, con affetto, mentre lei riesce a farmi mangiare nascondendo le occhiate affettuose ed apprensive che lancia al quantitativo di cibo che sto ingoiando, per poi sdraiarci, io con i piedi in alto sulla testiera del letto e lei con le gambe a penzoloni dai piedi del materasso.Contiamo a parlare del più e del meno, come se in questo mese ci fossimo viste ogni giorno, con la stessa complicità e lo stesso affetto di una vita.
Dopo un'ora Abbie deve andare: per venire ha saltato scuola e l'autista la porterà a casa per mangiare e prepararsi per quelle che ormai iniziano ad essere le sue ultime visite.
La saluto con un abbraccio e le auguro buona fortuna per le sue ultime giornate in ospedale, lei mi promette che verrà a trovarmi presto ed un po' di malinconia mi tiene compagnia quando esce dalla stanza e rimango sola nella camera.

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Un attimo felice
Teen FictionÈ tra le mura di un centro psichiatrico che Duncan, un ragazzo appena maggiorenne amante dell'arte e del disegno, incontra per la prima volta la ragazza misteriosa e maliconica che denominerà "Luna". Lei figlia di uno degli uomini più ricchi dello S...