Lilie

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Commento dell'autrice:
Un breve scambio di parole può essere in grado di far tremare le gambe e rivivere il cuore. Buona lettura. <3
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I suoi occhi, come se facessero
l'amore con il sole,
alla luce diventano dorati.

Ieri sono riuscito ad andare a trovare Cassie nell'orario di visita delle 18.
Era emozionantissima quando le ho raccontato come è andato il mio incontro con la psicologa, lei dice che è un primo passo importante. Le ho pure parlato di Elijah, il ragazzo che ho conosciuto all'E.S.I.T; non so se lo rivedrò più, ma è stato così carino nei miei confronti che non ho potuto che parlarne col sorriso.
Come immaginavo, Cassie ha fatto una ramanzina a papà: gli ha detto che dovrebbe esserci per me, aiutarmi, volermi bene per quello che sono... insomma le solite cose.

Sono le 6:45 di mattina e sono già sveglio da almeno cinque minuti, mi sono alzato prima del solito senza motivo, però ho pensato che non avesse senso provare a dormire nuovamente, quindi, dopo essere andato in bagno a lavarmi, sono scendo per fare colazione.
Mamma ieri non mi ha chiesto come sia andata con la psicologa, ma non avevo alcun dubbio in merito.
Mentre faccio colazione io e lei parliamo poco e del fatto che domani mamma sarà fuori tutto il giorno per lavoro. Appena finito di mangiare salgo in camera per infilare i libri nello zaino.
Mentre prendo quello di storia dalla scrivania, mi ricordo di non avere il mio pacchetto di gomme da masticare, rigorosamente alla menta, che, dopo le sigarette mattutine prima di entrare a scuola, sono una vera e propria goduria.
Vado nella camera di mamma per vedere se nella borsa abbia ne un pacchetto, anche se di solito le ha sempre alla fragola, come piacciono a Cassie.
Frugo distrattamente all'interno della borsetta che deduco avesse ieri. Chiavi di casa, portafoglio, chiavi della macchina, un rossetto sfuso, un mascara sicuramente secco, altre chiavi della macchina...

Altre chiavi della macchina?

Le stringo nella mano e le tiro fuori dalla tasca, per vedere di cosa si tratta. Mi ritrovo con in mano le chiavi di una Porsche, con un portachiavi su con scritto un codice stampato "3dw45l82o". Mi torna subito in mente l'episodio di domenica pomeriggio e l'inseguimento del misterioso Uomo della Porsche.
Smetto di frugare sbadatamente e, prestando più attenzione, tocco con la mano una busta grande, la estraggo dalla borsa e la osservo: è totalmente nera opaco di una carta leggermente ruvida al tatto. È chiusa da un importante sigillo in cera lacca color oro luminoso. La giro: non c'è mittente ma solo una scritta: "A.F.".
È già stata aperta, quindi decido di guardarci dentro. Banconote in pezzi da 50, tenuti insieme da un laccio nero in stoffa, come in un film, mi balzano subito all'occhio. Non avrei mai pensato di vedere così tante mazzette di soldi, arrotolati in questo modo, in vita mia e sono talmente tanti che non riesco manco a contarle.

Da dove vengono?

Rimetto tutto al suo posto fingendo di non aver visto nulla. Devo capire cosa stia succedendo.
Esco dalla stanza, prendo lo zaino e, dopo aver salutato mamma, vado verso la porta di casa, realizzando che la strana scoperta mi ha fatto dimenticare il vero motivo per cui ho messo le mani nella borsa di mamma: le gomme da masticare.
Appena uscito dalla soglia di casa chiamo Chloe e Josh, entrambi ancora indaffarati per non rischiare arrivare in ritardo alle lezioni.
Rimangono stupiti dal mio racconto: Josh sembra davvero domandarsi che cosa ci sia dietro queste strane situazioni, e Chloe non ci scherza più sopra.
La loro serietà al riguardo non mi tranquillizza.
Percepisco che siano rimasti un po' spiazzati, mi dicono semplicemente che mi aiuteranno a capire che cosa stia accadendo, tentando, con scarsi risultati, di rasserenarmi.

Arrivo in netto anticipo a scuola e, dato che dovrò entrare tra almeno venti minuti, mi accendo la prima sigaretta della giornata seduto sulla mia solita panchina.
Come un fulmine a ciel sereno, poco dopo, noto il gruppetto di ragazzi che mi infastidisce sempre. Sono cinque, di cui due molto alti ed uno molto basso, gli altri due sono... normali. Non so niente di loro, nemmeno come si chiamino, ma da settembre vengono spesso ad insultarmi e, fuori dalla scuola, c'è stato anche qualche spintone da parte dello spilungone che guida il branco. Fortunatamente non mi notano ed io rimango nel mio.

Un attimo feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora