Violet
Ed allora cosa mi appartiene,
se nemmeno la mia stessa vita
sembra calzarmi addosso?Ce la faccio. Ce la faccio.
È solo un momento, è solo un momento.
Mi ripeto ossessivamente queste parole inutili e ridicole, facendole rimbombare forzatamente nella mia testa mentre il respiro si affanna, le mani si bagnano, i pensieri diventano confusi ed il cuore scalpita, quasi volesse lanciarsi fuori dal petto.
Ce la faccio, seduta a terra, sul bordo di quel disegno composto dalle mattonelle del pavimento bianco della stanza che mi ospita da oramai un mese.
Ce la faccio, e la gola si fa sempre più stretta, piccola di fronte alla paura.È solo un momento, e le dita tremano, le ginocchia si scontrano tra loro, il viso si rannicchia, stretto stretto tra le mani che si muovono a scatti, incontrollabili.
Le braccia mi cingono le gambe, e le avvolgono in un abbraccio. Un abbraccio disperato e solitario. Che urla di paura ed impotenza.
Un abbraccio freddo, alimentato dal gelo del pavimento che si stringe intorno al mio corpo, quasi tentasse di soffocarmi.Tra un affanno e l'altro, il mio volto diventa un giardino di fiori oramai appassiti e, mentre cerco disperatamente di dar loro acqua per non far seccare tutto, per sbaglio o distrazione, mi straborda quella in eccesso, e scivola veloce giù dai miei occhi, scagliandosi violentemente sul mio viso, mescolandosi al tanto rimmel.
Mi si sporcano gli abiti di quel trucco scuro, ma non penso ai pantaloni bianchi che ho indosso, quelli nuovi, che ho visto nel negozio che fa angolo col fornaio dove Ada compra i miei biscotti preferiti sperando di farmi mangiare un po' più di gusto; quei pantaloni che, seppur non mi piaccia il bianco, sono di mio gradimento perché mi fasciano bene il giro vita, stringendo un po' la pancia.
Ma non mi interessa di quel nero tracciato dall' eye-liner che ho messo con tanta cura stamattina.
Non mi interessa, ma è scura la sua impronta.
Non potrò più indossarli fin quando non saranno di nuovo puliti, o mi sentirò a disagio, in disordine, sporca.
È impressionante come una piccola macchia nera possa rovinare tutto quel bianco che mi avvolge.
Assurdo quanto quella piccola ombra scura risalti su quel pantalone così chiaro e limpido, come una nuvola nera in mezzo al ciel sereno.Ce la faccio, è solo un momento, mentre stò lì, su una mattonella del pavimento bianco che mi circonda, tra un papavero ed una margherita senza vita, in un abbraccio freddo, non riuscendo ancora a capire di cosa avrei bisogno per mettere in lavatrice quei bei pantaloni bianchi che tanto adoravo, pulirli dalla macchinina nera dell'eye-liner e creare un prato di girasoli colorati nel mio giardino.
Dopo un lasso di tempo che non riesco bene a decifrare, le ginocchia smettono di tremare, le mani tornano a potersi muovere controllate, ancora bagnate di sudore, ma il mio respiro si lascia andare in dei singhiozzi disperati ed assordanti, mentre il pensiero della morte si allontana piano piano dalla mente, lasciando come unico bagaglio un peso nel petto, al centro del costato, che si stringe nel torace sperando di potermi ancora ferire impedendomi il respiro.
È solo un momento che mi brucia nella gola sperando di riempirmi fino dentro all'ultimo centimetro di carne, lasciandomi vuota.
Il mio corpo informe, sventrato dal dolore che mi sono inflitta ogni giorno, non mi appartiene più, e da quando sono qui non ho più alcun modo per dimostrarmi di essere reale. Non percepisco esistere nessuna parte delle mie carni e la bolla che dovrebbe difendermi dalle mie sofferenze, ormai mi entra stretta. Ed allora, cosa mi appartiene, se nemmeno la mia stessa vita sembra calzarmi addosso?Alzo il viso, mentre delle lacrime spesse e salate ancora mi tagliano le guance ed osservo la luna fuori dalla mia finestra, piena ed alta nel cielo. La ammiro mentre si destreggia con fascino al centro della notte, protagonista di tutto ciò che la circonda, mentre le sue enormi imperfezioni le si dipingono addosso come se un artista sofferente avesse voluto darle una ragione per essere reale.
Sono le tre di notte quando mi rendo conto che è passata un'ora dal momento in cui mi sono seduta in questo angolo di una camera non mia e la mente, anch'essa non più mia, ha iniziato a vagare scollegata senza meta.

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Un attimo felice
Teen FictionÈ tra le mura di un centro psichiatrico che Duncan, un ragazzo appena maggiorenne amante dell'arte e del disegno, incontra per la prima volta la ragazza misteriosa e maliconica che denominerà "Luna". Lei figlia di uno degli uomini più ricchi dello S...