Un nuovo pezzo del puzzle

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Commento dell'autrice: una semplice cena si rivelerà di vitale importanza per scovare nuove piste da seguire.
La situazione inizia ad infittirsi.
Duncan ne è sempre più convinto: c'è qualcosa di strano sotto le azioni di sua madre. Buona lettura. <3
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Duncan

Perché lei è proprio questo,
una tavolozza,
tutta confusa ma piena di colori.

«Secondo te, Carter, l'equazione è corretta?» la professoressa di matematica mi richiama, ero totalmente distratto. Leggo velocemente la lavagna nel tentativo di recuperare il filo del discorso, mentre la prof, con il suo sguardo severo, riprende ciò che stava dicendo.
Dopo scuola comprerò il mio solito panino ed andrò da Cassie.
Stasera, invece, dovrò affrontare una cena in un ristorante con mia madre. Non so per quale motivo mi abbia proposto questo inconsueto lume di candela, non è da lei, però sfrutterò il momento per capire qualcosa di più sull'insolita situazione che si è creata.
Non mi ha voluto dire dove passeremo la serata ed è stata approssimativa, sicuramente non mi è sembrata una cena programmata per stare in compagnia ma più una cosa forzata e controvoglia, però non voglio farmi influenzare dalle mie conclusioni affrettate.

Passo le ore di scuola a scervellarmi su questo strano puzzle confuso, alternando momenti in cui l'inebriante incontro con la Ragazza-Luna mi crea degli istanti trasognati in cui i miei pensieri diventano subito quelli di un perfetto imbecille. E se magari Cassia avesse ragione a dire che dovrei "provarci con lei" (o qualsiasi altra cosa simile a non sembrare o un enorme idiota o il suo stalker)? No, sicuramente no. Lei è troppo per uno come me, non mi avrà manco notato.

Esco in fretta da scuola, nel tentativo di nascondere a me stesso quanto sia forte la speranza di trovare la Ragazza-Luna nel giardino della struttura, con la sua cagnolina, e rivedere il suo volto aggraziato, che tanto ho disegnato in notti insonni di ispirazione.
Come un armonico dipinto di Van Gogh, in cui lei è il colore ed io altro non sono che una semplice tela che può solo aspettare che Lei arrivi a pasticciarmi, la sua presenza alterna su di me profonde pennellate gialle e vive di colore a cupe tonalità notturne, sovrapponendo il tutto in modo caotico e distratto.
Perché lei è proprio questo, è una tavolozza: tutta confusa ma piena di colori che nasconde sotto potenti passate di eye-liner e vestiti scuri.

Prendo l'autobus ed arrivo difronte alla struttura, sperando di trovare la mia Notte Stellata lì ad aspettarmi, ma non c'é. Salgo quindi, un po' rabbuiato, in stanza di Cassie.
Quando rivedrò Luna?

«Qualcuno è innamorato! Qualcuno è innamorato!» la voce squillante di mia sorella interrompe i miei pensieri quando ancora non ho varcato la soglia della stanza. Chiudo la porta di fretta sperando che nessuno nel corridoio l'abbia sentita.
«Cassie stai zitta! Ti giuro che se ti scappa qualcosa...»
«Qualcuno è innamorato!» mi interrompe ed io mi avvicino per metterle una mano sulla bocca.
«Stai urlando, guarda che ti sentono».
Lei mi morde con forza la mano e poi ride.
«Da quando sei diventata una bestia a tutti gli effetti ed hai iniziato ad azzannare?» domando mentre ritraggo la mano e le dò una veloce revisione per vedere se mi ha lasciato qualche segno, scorgendo subito il segno bavoso dei suoi dentini sul mio palmo.

Anche oggi mi ha aspettato per pranzo, quindi iniziamo a mangiare seduti sulla scrivania mentre mi racconta che papà è venuto a trovarla domenica mattina, non lo sapevo.
«Mi ha chiesto di te» cosa le ha chiesto? Sto in silenzio per lasciarla spiegare.
«Mi ha domandato come stai, come vai a scuola...» si volta ed apre un cassettino.
«Ed ha detto di darti questa» tiene tra le mani una busta «io non l'ho letta» ed infatti è ancora sigillata.
«Cosa credi che sia?» domando senza peli sulla lingua, mentre un nodo in gola inizia a farsi lentamente stretto stretto, non voglio avere a che fare con lui.
«Magari ti chiede scusa» esita «oppure ti insulta in modo plateale. È papà, non saprei cosa aspettarmi» rido.
Mi lascia la lettera tra le mani, io mi avvicino alla spazzatura, la accartoccio con violenza e ce la butto dentro.
«Duncan, ma che fai?» la sua vocina squillante mi rimprovera dall'altra parte della stanza.
«Non voglio avere niente a che fare con lui» concretizzo il mio pensiero rendendolo parole.
Cassie tenta in tutti i modi di convincermi a recuperarla dal cestino, dicendomi che è giusto che io affronti questo evento della mia vita. Ed odio ammetterlo ma mia sorella ha ragione. Decido di ripescarla dalla pattumiera e di aprila a casa, quando sarò solo a quattrocchi con le mie emozioni, quindi continuiamo a parlare fino a che non si fa l'ora di tornare a casa.

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