L'ombra

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Duncan

Nascosti nei meandri, a lottare contro
il buio, non si può che imparare
ad affogarci lentamente.

Per quanto mi voglia illudere che le persone che frequentano la scuola si stiano pian piano dimenticando "della strana ragazza che si fa chiamare come un ragazzo", ogni volta che attraverso il corridoio o salgo e scendo le scale, le situazioni a me circostanti mi ricordano il contrario: sguardi fugaci, qualcuno che sussurra e quelle due sgradevoli biondine della classe affianco, che nessuno riesce a distinguere tra loro e tutti credono essere la stessa persona, che sghignazzano toccandosi ripetutamente per indicarmi, credendomi probabilmente scemo come loro per non accorgermene.
A scuola non ho nessuno con cui mi sento a mio agio, non ho un Josh menefreghista con cui ridere o una Chloe innamorata di tutti i ragazzi che vede, e sicuramente non ho la mia Ragazza-Luna.
Alla luce di questo, passo le mie ore di scuola nel tentativo di capire qualcosa delle materie più sbagliate per me, mentre mi isolo nel mio angolo nella classe tentando di comunicare il meno possibile e solo per situazioni di emergenza: interrogazioni o domande strettamente necessarie... posso fare un'eccezione anche per terremoti, incendi, cataclismi naturali o morte mia o di persone in un raggio molto vicino a me, nei casi più estremi e difficilmente realizzabili.

Dopo la bocciatura di due anni fa ho deciso di essere l'ombra, il nulla.

Da bravo nulla, salgo in classe, mi posiziono nel mio banco in penultima fila ed aspetto con rassegnazione la fine delle lezioni, vittima dell'inesorabile convenzione sociale per cui il tempo è misurabile ed una giornata scolastica dura almeno cinque ore.
Non mi faccio scappare una parola di troppo, un movimento esageratamente ampio o addirittura un respiro più pesante. E non è facile come sembra portare avanti così bene il ruolo dell'ombra, bisogna avere molta costanza e forza e temperanza. È necessario avere la giusta parvenza, il corretto tono di voce, quando deve esserne inevitabile l'utilizzo, e le abilità necessarie per sguisciare nei corridoi come una larva nascosta nell'ombra.
Quindi, pronto per essere un'opera scultoria che si lascia alla sua natura umana solo in caso di estrema, anzi, estremissima necessità, aspetto le cinque ore quotidiane di nulla.

Appena finite le lezioni mi dirigo verso l'uscita, destreggiandomi in qualche guizzo nascosto utile a camuffarmi nella folla accalcata di ragazzini che si lanciano trepidanti fuori dall'edificio.
Appena raggiunta la luce sicura del sole, mi fermo a mangiare un pezzo di pizza del fornaio vicino alla stazione, con destinazione psicologa Brown.

Accompagnato dalla musica nelle cuffie arrivo in fretta difronte alla porta rotonda in legno dell'E.S.I.T, suono ed il portone, come la scorsa volta, si apre in automatico.
Salgo le scale, entro nella sala d'aspetto, questa volta con più disinvoltura della precedente, ed attendendo il mio turno. Guardo le persone intorno a me, alcuni ragazzi hanno già raggiunto un buon punto del percorso della loro affermazione di genere e provo una leggera invidia positiva nei loro confronti, mentre con ansia fremo dalla voglia di vedere come diventerò quando il mio corpo inizierà a non essermi di troppo.

«Carter?» la dottoressa Brown, con i suoi lunghi capelli scuri e gli occhiali tondi sempre più grandi, mi chiama dal corridoio che dà sulla stanza della volta precedente. Stavolta ho atteso poco.
Mi alzo e dico un «eccomi dottoressa» mentre la seguo dentro la stanza.
«Eccoci qui, Duncan. Come stai?»
«Bene, lei?», sorride alla mia risposta.
«Dammi pure del tu, te l'ho già detto. Ed io sto bene, grazie. Hai avuto degli eventi particolari questa settimana?»

Ho incontrato la ragazza più enigmatica ed affascinante che io abbia mai conosciuto, ci ho fatto una battaglia a parole e l'ho chiamata Luna facendo una figuraccia; ho scoperto che mia madre ha una seconda vita che appare sempre più losca, tipo quelle che si vedono nei film; devo chiedere ad un ragazzo appena conosciuto se può farmi da talpa... ma insomma, per il resto, tutto nella norma.

Un attimo feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora