Capitolo 15 La bruja che mi incantò (parte seconda)

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Un raggio di sole m'informa che è l'alba, ma io sono sveglio da almeno mezz'ora buona. Avrò dormito circa tre ore, per tutta la notte non ho fatto altro che svegliarmi e ogni volta faticavo a riprendere sonno.

Innervosito, decido di averne abbastanza del letto. Scendo al piano di sotto per fare colazione. Dovrei leggere i messaggi che mi sono stati inviati ieri, ma poiché più tardi andrò al garage, se ci sono cose importanti mi verranno comunicate di persona.

Sono le sei e cinquanta del mattino, considerando che entra a lavoro alle otto in punto, potrebbe essere già sveglia...

Cazzo!

«Maldita bruja!»
«Estás nervioso?»

Estela spunta con la testa sulla soglia della cucina. Tanto ero perso nei miei pensieri che non l'ho sentita entrare.

«No, pensavo a voce alta.»

Estela alza un sopracciglio, poco convinta della mia risposta.

«Imprecando contro a la bruja
«Ci credi?»
«Nella nuestra cultura ci sono leyendas sulle bruje, y tu abuela le conocía. Non te le raccontava cuando eras niño

Scuoto la testa in segno di diniego. Non ricordo che ci abbia mai raccontato storie su questo argomento, dovrei chiedere a Blake, magari lui ricorda meglio di me.

Certo, e che spiegazione gli do? Penserebbe che sono impazzito.

«Senza entrare in leggende troppo complicate, cosa sai a questo proposito? Sono malvagie?»
«In alcune sì, in otras no. Solo ven lo que nosotros no vemos: el futuro y los sentimientos profundos.»

Se iniziasse a leggermi nel pensiero potrebbe diventare un serio problema.

Preso dalla curiosità, però, ho la necessità di scoprire altro.

«E riguardo le fatture?»
«Fatture?» Chiede sorpresa, mentre posa la borsa sull'isola al centro della cucina.

«Sì, insomma quegli incantesimi strani, quelli per far... uhm, provare cose strane alle persone.»

Mi guarda seria, salvo poi scoppiare in una risata sguaiata.

«Oh, cielos, perdoname signor, non voglio prendermi gioco di te, ma... »

Di solito, Estela mi porta il massimo rispetto e non mi infastisce la confidenza, anzi, preferisco mi tratti come mi trattava quando ero solo il nipote della sua amica, ma la stizza che sento è perché credo di sapere già dove vuole arrivare.

«Cosa?»
«Hai incontrato una donna?»

Alzo le spalle con nochalance e rispondo:
«E allora? Ne incontro parecchie.»
«Ah, claro, pero esta es especial.»

Un forte calore m'invade le guance e il cuore perde un battito.
Incrocio le braccia al petto.

«Affatto!»
«Non ti vergognare se provi sentimenti.»

La conversazione prende una piega che mi irrita, perciò alzo la voce.
«No digas tonterías. No siento nada! Y callate.»

Estela si scusa mortificata, ma il vero mortificato sono io. Non sono abituato a trattarla male, né a farla sentire uno scalino in meno rispetto a me. Dovrei essere io a porgerle le mie scuse, tuttavia resto zitto. Ancora scosso dalla conversazione e dal mio comportamento, non trovo le parole. Abbandono la cucina con una pesantezza addosso.

Una Bruja per il truffatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora