Capitolo 21 Balla con me (seconda parte)

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DARYL

Le luci stroboscopiche e la musica che rimbomba nelle orecchie, ci danno il benvenuto all'interno della Cueva, un lounge bar che dalle undici di sera funge da discoteca. Ci vengo spesso, il proprietario è un mio conoscente e abbiamo spesso avuto interessi in comune.

Il posto è pieno di gente, nonostante sia lunedì sera, ma questo è una sorta di ritrovo per Latini che cercano un luogo in cui sentirsi tutti uguali e uniti.

La principessina, comunque, sembra a suo agio. La scorto, poggiando la mano sulla sua schiena, fino al bancone del bar. Troviamo a stento due sgabelli liberi e con fatica riesco a ottenere l'attenzione del cameriere che sembra del tutto preso da una moretta quattro posti più avanti a noi.

«Cosa prendi?» Le chiedo, mentre il barista si avvicina, finalmente pronto a prendere la nostra ordinazione.
«Una piñacolada.»

Alzo le sopracciglia e sogghigno.

«Mi prendi in giro.»
«No, te lo giuro, è il mio cocktail preferito. È una coincidenza che sia una creazione portoricana.»

Sembra sincera, ma faccio davvero fatica a crederle. Io ordino un bicchiere di Whisky e, mentre aspettiamo che ci vengano serviti i drink, il proprietario esce dallo stanzino sul retro del bar, e mi vede.

Prego che non si avvicini, ma la speranza è vana. Mi riserva un'occhiata d'intesa e mi lascia una pacca sulla spalla, poi si sporge in avanti:

«Ho un lavoretto per te. Cosa da poco, dieci minuti al massimo e sei libero.»

Dieci minuti?

O mi fa combattere contro un anoressico denutrito, o dubito che riesco a concludere un incontro in soli dieci minuti.

«Quando?»
«Settimana prossima.»
«Quanto?»
«È una cosa facile per te Avila, cinquemila dollari?» Chiede con la pretesa, però, che mi stiano bene.

A questo punto, reagisco, mi dimentico di essere in compagnia di Chiara e mi alzo dallo sgabello.

«Per meno di dieci neanche me lo dovresti chiedere.»

L'uomo sgrana gli occhi. Se ha chiesto a me di fare l'incontro è perché ha la certezza che chiunque sia l'avversario lo mando ko, evidentemente, gli altri stronzi che ingaggia ci hanno già provato e hanno già perso.

«Avila, vuoi rovinarmi?»

E questa frase conferma i miei sospetti. I suoi "pupilli" hanno fatto schifo e l'ultimo rimasto sono io, peccato che non mi spacco il culo per una miseria.

Lancio uno sguardo alla principessa: è nervosa, si stringe nelle spalle e osserva la scena con troppa preoccupazione. Complice la musica alta che non penso le permetta di capire tutta la conversazione e la mia reazione fulminea, è in evidente disagio. Le rivolgo un sorriso per tranquillizzarla, per poi riportare l'attenzione sull'uomo davanti a me.

«Ti rovino se mi fai fare a botte e non mi dai un adeguato compenso, quello sì. Forse preferisci essere tu a salire sul ring contro di me?»
Lo schernisco, conoscendo già la risposta.

«Aj, hombre de mierda, vale, entonces: diez mil.»

Proprio in quell'istante, arriva il mio drink, lo prendo e lo alzo verso l'uomo, come a suggellare il patto. Lui alza gli occhi al cielo, poi saluta con una sorta di inchino Chiara, che rimane del tutto interdetta, e finalmente si leva dalle palle.

«Va tutto bene?» Domanda, posandomi una mano sul ginocchio. Gli occhi grandi e scuri, attraversati dalle luci cangianti, le donano un'aura magica. Il potere di leggermi nell'anima. Resto immobile a fissarla incantato ed è solo quando la sua espressione diventa più apprensiva che mi risveglio. Scrollo le spalle e butto giù tutto il contenuto del bicchiere.

Una Bruja per il truffatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora