Capitolo 17 Il fuoco degli Avila (parte seconda)

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CHIARA

La cena prosegue tranquilla finché Daryl, non riceve una telefonata. Ne approfitto per dare un'occhiata anche al mio e sbianco nel vedere un messaggio sul display.

Daryl, non accetta la chiamata, anzi, mette via il telefono, tuttavia, il mio cambiamento d'umore non passa inosservato.

«Va tutto bene?»

Non gli rispondo, gli mostro il display. La reazione che ha è prevedibile. Si abbandona sulla sedia e inizia a mordicchiare l'interno della guancia, innervosito.

«Quindi il mafioso vuole vederti di nuovo.»
«In realtà... me lo aveva già detto...»
«Non ne abbiamo più parlato, mi avevi detto che era andato tutto bene, ma non mi hai spiegato.»

Perché mi hai risposto in maniera fredda...

Il suo tono è quello di chi si sente colpevole, oltre che celare curiosità, perciò evito di dar voce ai miei reali pensieri e, con tutta calma, gli spiego:

«È stata solo una cena. Come vedi sono viva, non ha allungato le mani, né fatto allusioni sessuali di alcun tipo. Perciò, sì, per me è andata bene.»

Annuisce.

«Ci andrai di nuovo?» Chiede con una punta di apprensione impercettibile.

«Non è che io abbia tutte queste scelte, Daryl. E poi, Giacomo non mi è sembrato intenzionato a farmi del male. Credimi l'ho fatto incazzare parecchio e... »
«Cos'hai fatto?»

Abbasso gli occhi per la vergogna, ma alla fine decido di vuotare il sacco e raccontargli cosa per la precisione lo ha fatto innervosire.
Daryl mi ascolta, ma non manca di farmi intendere il suo disappunto.

«Devi essere più cauta. Giacomo, con te, è inspiegabilemnte paziente. Di solito si circorda di tutt'altro tipo di donne e non spiccicano una parola se non è lui a ordinarlo, ma perfavore stai attenta e se puoi, frena la lingua.»

La premura che mi usa mi commuove. L'ultima volta lui era lì per me, mi chiedo se anche questa volta mi seguirebbe...

Metto via il telefono, scatenando ulteriore curiosità da parte di Daryl.

«Non gli rispondi?»
«Oh, bel portoricano, non lo sai che gli uomini vanno cucinati a fuoco lento?» Ridacchio.

Lui mi guarda intensamente, mentre gioca con il bordo del calice.

«Mi stai svelando le tue tecniche di seduzione?»
«E perché no? Non ho intenzione di sedurti, quindi se anche conosci i miei segreti non è un problema.»

Alzo le spalle con nochalance, ma ho detto la verità: non è il mio obbiettivo sedurlo, non ho proprio obbiettivi con lui, non me li pongo proprio perché è tutto troppo confuso e strano. Non è certo una conoscenza lineare o da manuale la nostra.

Tuttavia, se dovessi volare alto con la fantasia fino ad arrivare all'utopica probabilità che si innamori di me, vorrei che lo facesse senza trucchi. Una persona mi deve amare per la semplicità di quello che sono.

Un'idecifrabile e glaciale occhiata m'inquieta. È difficile riuscire a leggerlo, a volte ho l'impressione di capire cosa gli passi per la testa o le emozioni che prova, ma ogni volta fa in modo e maniera di portarmi fuori strada.

Le nostre mani, senza che nessuno dei due se ne accorga, si toccano con la punta delle dita e di nuovo ho l'impressione di stare dentro una bolla, solo io e lui. Ma questo momento è di breve durata poiché ci viene portato il secondo.

Interruzione numero ottomilaseicentosettantotto!

Mangiamo le pietanze e nel frattempo chiacchieriamo del più e del meno. L'atmosfera è leggera e gli argomenti meno impegnativi dei precedenti. Tuttavia, la mia attenzione cade due tavoli più avanti a noi. Un uomo, sulla trentina o poco più, mi fissa e ride. Cerco di non farci caso, ma diventa impossibile quando, palesemente, ride ogni volta che apro la bocca.

Una Bruja per il truffatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora