In una tranquilla città arriva un nuovo signore a governare su di essa assieme la sua servitù. Sfuggente e introverso si vede poco in giro, tormentato dal patto fatto con una divinità. La gente del luogo abituata alla monotona tranquillità verrà ben...
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Gloria finalmente si era ritagliata un po' di tempo per se, andò a mettersi all'ombra della grossa quercia che stava dietro la locanda: il tronco era abbastanza largo da nasconderla, così se qualcuno si fosse affacciato non l'avrebbe scorta. Se ne stava a occhi chiusi a lasciarsi accarezzare dalla leggera brezza, quando qualcuno con la sua mole proiettò la sua ombra su di lei. Aprì gli occhi ritrovandosi di fronte Astore.
«Vi serve qualcosa?» Si alzò, scrollando la lunga gonna per far cadere i fili d'erba che vi si erano attaccati.
«Buteo ti vuole di sopra», con un cenno indicò la soffitta.
Gloria si aspettava una qualche spiegazione, l'uomo invece se ne andò senza aggiungere altro.
«Questi sono uno più strano dell'altro» sbruffò intanto che si avviava.
Trovò la porta socchiusa, entrò, Buteo era seduto su una poltrona che si era fatto portare il giorno prima, leggeva tranquillamente sorseggiando del liquore. Posò il bicchiere e sollevò appena lo sguardo.
«Prendi una sedia e mettiti qui» le comandò secco.
Gloria non capiva cosa volesse, fece ugualmente come le aveva detto.
Una volta che si fu seduta le disse : «Cosa ne diresti se ti offrissi delle lezioni private?».
«Che non ho i soldi per pagarvi» gli rispose schietta.
«Non voglio i tuoi soldi».
«Non ho neanche "altro" da darvi» disse con tono irritato.
Buteo sorrise :«Siete davvero una sciocca».
«Se le vostre intenzioni sono offendermi non ci sto» si alzò.
Buteo la trattenne prendendola per il polso, lei tirò via il braccio :«Non so con che tipo di donne siete abituato ad aver a che fare, ma io non mi lascio né insultare né tanto meno comandare da uno come voi».
«Non ho molti modi in cui passare il tempo qui e l'idea di istruirvi mi diverte» le spiegò con quel suo solito tono indifferente.
Gloria divenne livida in volto e strinse i pugni :«Non sarò mai il vostro giocattolino» se ne andò sbattendo la porta.
Era talmente arrabbiata che non si accorse nemmeno che Cesareo la chiamava per farsi aiutare a portare alcune casse. Uscì dalla locanda e si diresse alla scogliera, camminare l'avrebbe aiutata a calmarsi. Non si accorse di essere seguita.
Gloria osservava accigliata l'orizzonte, vi era qualcosa di impercettibilmente diverso in quel panorama che si era fermata a osservare centinaia di volte ma, per quanto si sforzasse non riusciva a capire cosa fosse, così cominciò a pensare che quei pensieri le scorrevano in testa soltanto perché era arrabbiata con l'ospite deficiente della locanda.
Si voltò a guardare il faro, da bimba vi saliva spesso assieme agli altri bambini, il vecchio guardiano aveva sempre finto di non vederli quando s'intrufolavano di nascosto e salivano di corsa per la scala che risaliva a spirale con in gradini che impercettibilmente divenivano sempre più stretti. Sorrise a quel ricordo. S'incamminò e notando la porta del tempio socchiusa si avvicinò incuriosita chiedendosi chi mai potesse esserci al suo interno.