Colpe

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Nella casa sulle colline Viana se ne stava seduta al piccolo tavolo di legno pieno di venature, crepe e nodi, con le braccia incrociate e l'espressione corrucciata.

Porin le aveva fatto una bella lavata di testa, come se fosse stata colpa sua se quella benedetta sera Gloria e quel tizio con la scintilla se ne erano andati a chiacchierare con una veggente e poi se n'erano tornati a casa preoccupati. Lei non aveva chiesto nulla a Gloria perché non le sembrava il caso, era la loro prima uscita assieme e farle domande a raffica non le sembrava opportuno, doveva guadagnarsi la sua fiducia, non fare in modo che le stesse lontana come se fosse stata un'appestata.

L'uomo se ne stava sull'uscio, assorto nei suoi pensieri a guardare le nuvole che s'inseguivano scontrandosi, gonfiandosi, cambiando continuamente forma, dal bianco e grigio del giorno, stavano sfumando all'arancio e nero, i giorni si stavano accorciando sempre di più.

Pensava che forse avesse esagerato con la ragazza ma quella missione che l'era stata affidata, era troppo importante, ogni dettaglio perso, momento sfuggito, parola non ascoltata era un punto a loro svantaggio, aveva mandato Viana al paese per questo, scoprire più cose possibili. Si voltò a guardare la giovane che non si era mossa di un millimetro e non aveva ribattuto come al suo solito, continuava a restare chiusa nel suo mutismo, non l'aveva mai vista così, lui la riprendeva di continuo, ma lei si era sempre difesa rispondendogli a tono, le sue frecciatine le scivolavano addosso e continuava nel suo compito di seguirlo e lavorare per lui come se nulla fosse.

Evidentemente questa volta si sentiva in colpa, dentro di lei sapeva di aver sbagliato.

«Non devi avercela con te stessa in questo modo» lei sbruffò e girò il viso dall'altra parte «Non è successo nulla di irreparabile, puoi sempre provare a scoprire cos'ha detto loro questa "veggente", valla a trovare con una scusa che ne so, chiedile di uscire nuovamente la sera o di andare in qualche altro posto che a lei piace».

Porin uscì, recandosi sul lato della casa dove c'era una piccola legnaia, prese una bracciata di ciocchi e tornato in casa li mise al fuoco, l'inverno sarebbe presto arrivato e lassù faceva fresco già da qualche tempo ormai. Il loro lavoro si stava protraendo e forse sarebbe stato il caso di trovare una sistemazione più a valle, non voleva rischiare di ritrovarsi isolato a causa di qualche nevicata nel momento meno opportuno.

«Dovresti cercare una casa sulla costa, lontana abbastanza dal paese» le disse, sperando che nello svolgere quel compito comprendesse che la sua fiducia in lei non era mutata.

«Va bene» si alzò e presa la sua tracolla uscì passandogli accanto con la testa bassa.

«Vai via, ma presto farà buio, non riuscirai a giungere al paese in tempo».

«La mia presenza qui è inutile, e poi sono veloce» s'incamminò senza voltarsi, senza salutarlo come al suo solito, senza scherzare.

Porin prese una delle sedie che stavano attorno al tavolo e si sistemò al fuoco, allungando le mani a riscaldare le dita intorpidite, il fuoco scoppiettò e rimase a osservare le scintille che risalivano per poi sparire.

«Lo so, non ti ci mettere anche tu adesso a farmi sentire uno schifo» disse alla creatura che lo occupava «Deve imparare per il suo bene, adesso non è capitato nulla di grave, capire di dover essere previdente, sempre un passo avanti rispetto a chi dovrà affrontare, altrimenti un giorno potrebbe ritrovarsi in pericolo ed io non potrò essere sempre presente per aiutarla».

Il suo petto brillò, intanto che la presenza parlava nella sua testa.

«Lo so, il tempo che ci resta è sempre meno, purtroppo io non posso avvicinarmi, rischierei di essere scoperto».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 02 ⏰

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