Odiava quel posto. Puzzava terribilmente di disinfettante e zucchero filato, un miscuglio di odori decisamente irritante per chiunque, tranne per il piccolo serafino che sedeva a capotavola. Emily li stava osservando con un'espressione tra il disgustato e lo spazientito; il nervosismo era tradito anche dalla velocità con cui picchiettava le corte dita sui braccioli della poltrona.
Adam si costrinse a reprimere un sogghigno, che sarebbe apparso sin troppo vistoso sulla maschera. Cercò di rilassare la schiena contro la seggiola, ma si ritrovò a sussultare quando una piuma dorata si incastrò in una fenditura lungo lo schienale.
«Cazzo» sibilò a denti stretti; l'esclamazione non sfuggì a Emily, che ne approfittò per rifilargli un'occhiataccia «Quanto pensa di metterci Sera? Stiamo aspettando da almeno mezz'ora!» esclamò, scoccando uno sguardo all'orologio a muro. La lancetta più corta era appena scivolata sul numero sei.
«è occupata. La tua bravata in tribunale le ha causato non pochi grattacapi negli ultimi giorni.»
«La mia... cosa?!» gonfiò le guance, abbandonandosi ad un sonoro sbuffare «Sai, se tu non avessi dato seguito alle idee idiote di quella stronzetta infernale, adesso non ci ritroveremmo questa colossale merda da gestire.»
«Stai dicendo che è colpa mia?»
«In buona parte!»
Vide Emily scattare in piedi, ma la sua altezza e il fisico minuto non erano sufficienti per renderla intimidatoria. Nonostante si sforzasse di apparire autoritaria almeno quanto la collega, la voce tremava per la frustrazione:
«Sterminate le anime umane ogni anno!»
«Sei mesi, attualmente...»
«Siete degli assassini senza scrupoli. Non conoscete la pietà, nemmeno per coloro che dimostrano un sincero pentimento!» lo sguardo della serafina volò da lui a Lute, che gli sedeva accanto impassibile, come consueto. Adam la conosceva sin troppo bene: sotto il casco da esorcista, sicuramente la donna stava dominando la noia ripassando mentalmente le sequenze degli ultimi allenamenti «Non dovreste nemmeno esistere, per quanto mi riguarda! Il Paradiso dovrebbe essere un luogo puro, incontaminato e sinonimo di bontà e virtù. La violenza dovrebbe essere bandita in ogni sua forma, e...»
«E... è grazie alle mie ragazze e alla violenza che tanto ripudi, se il tuo culetto angelico è seduto su quella sedia, lo sai? È solo merito nostro, se quei peccatori merdosi non sono ancora riusciti a sfondare i cancelli. Perché li sterminiamo prima che possano anche solo pensare di bussare alle nostre porte» sbottò, senza nascondere il disappunto sulla visiera «Perché senza di noi, questo posto sarebbe già pieno di feccia infernale! Mi piacerebbe tanto vedervi, alle prese con quella marmaglia mentre demolisce i palazzi, imbratta i muri, saccheggia i negozi, e piscia lungo le graziose stradine dorate del Paradiso» congiunse le mani, come in una muta preghiera «Oh, vorrei davvero sapere cosa farebbe la cara Emily davanti a uno scempio del genere...» cinguettò, incurante del livore che adornava i tratti della giovane serafina.
«Non sono tutti così!»
«Beh, mi dispiace... ma fare una cernita non rientra tra i miei doveri! L'ultima cosa che voglio, è che quella spazzatura di Hotel trovi un modo per redimere le anime dannate. Ci manca solo di assistere dei neo-eletti, che fino al giorno prima rimbalzavano tra un peccato e l'altro senza ritegno.»
«Potrei occuparmene io!»
«Si, come no... »
Osservò soddisfatto l'angelo lasciarsi cadere nuovamente in poltrona e incrociare le magre braccia, imbronciata.
Stupida stronzetta.
Allungò silenziosamente la mano sinistra verso Lute, che gli batté il cinque, senza commentare.
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L'Ambasciatore Celeste
FanfictionA seguito della diatriba in tribunale, il Concilio degli Angeli Superiori - incuriosito dal progetto di Charlie Morningstar - dispone un'indagine a carico dell'Hazbin Hotel. Emily, promossa ad Ambasciatore Celeste, dovrà recarsi all'inferno per racc...