8. Welcome to the jungle

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Charlie nascose il viso tra le mani, massaggiandosi le tempie. Possibile che non gliene andasse bene una? L'illusione di una pacifica cena si era trasformata nell'ennesimo problema da gestire. Aveva già bevuto quattro camomille e una tisana alla valeriana, eppure il sonno tardava ad arrivare. Seduta nel buio della stanza, ascoltava il respiro leggero di Vaggie, appallottolata sotto le coperte.

Allungò la sinistra, scostando delicatamente i capelli dal volto della compagna:

«Ti invidio» sussurrò, avvicinando le ginocchia al petto e stringendole attraverso il lenzuolo.

«E io ti sento...» fu la replica, a bassa voce.

«Non stai dormendo?»

«Non proprio. Sono sintonizzata sui tuoi sospiri patetici» Vaggie la punzecchiò, mettendosi a sedere a propria volta e regalandole un sorriso incoraggiante «Sai che con me puoi aprirti a qualsiasi ora del giorno e della notte, quindi... forza, sputa il rospo!»

«Oh, è solo che...» strinse i pugni, si sforzò di trattenere un grido frustrato e lo tramutò il uno sbuffo «Mi sto impegnando al massimo. Sto davvero cercando di far funzionare l'hotel e... proprio ora che il Paradiso mi concede una chance, mi spedisce anche un idiota che rischia di rovinare tutto.»

«Beh, a cena si è comportato... quasi decentemente.»

«Anche troppo, se posso essere onesta! Che bisogno c'era di accettare l'invito di quei tre musicisti da strapazzo? Non si rende conto di quanto sia pericoloso? Chiunque potrebbe riconoscerlo e...»

«Guarda il lato positivo: se gli fanno la pelle, non sarà più un nostro problema.» l'ironia della compagna le strappò una risatina.

«Vado a parlargli.» buttò le gambe fuori dal letto, ma una mano calda la trattenne e la riportò tra i cuscini.

«Non essere assurda. Sono le due di notte.»

«E allora..?»

«Non ti ascolta già normalmente e di certo non lo farà a quest'ora. Rimanda a domani mattina. Sarete entrambi più ragionevoli.»

Charlie rifletté qualche attimo: indubbiamente, quella follia del concerto andava fermata. Adam non ne sarebbe stato contento, ma che altro poteva fare? Le conseguenze avrebbero potuto rivelarsi catastrofiche, se l'avessero individuato. Tuttavia, il consiglio di Vaggie era ottimo: la soglia di attenzione dell'angelo era già notevolmente scarsa di giorno, figurarsi durante le ore notturne. Rinviare la discussione avrebbe giovato ad entrambi.

Si pizzicò l'attaccatura del naso:

«Hai ragione» cedette, infine «Sono esausta, mi credi? È come avere a che fare con un bambino.»

«Paragone calzante.» Vaggie le rimboccò le coperte, e le stampò un bacio sulla fronte «Cerca di riposare. Domani mattina... chiederemo a Lucifer di preparare una squisita e abbondante colazione! Dopo tutto, nessuno può dire di no ai pancakes di tuo padre.»

***

«Sei sicuro di non volere i pancakes?»

Adam sollevò gli occhi al cielo.

«Vattene via!» ringhiò, indirizzando il dito medio verso la porta chiusa.

Si era barricato in camera, per ripassare l'intero repertorio dei Bows and Poppies. Non si sarebbe fatto cogliere impreparato: era deciso a rendere quel concerto un vero successo... e magari convertire qualche peccatore al rock. Pizzicò le corde della chitarra, riattaccando poco dopo:

«Whoa, oh, oh
Sweet child o' mine»

Un altro colpo all'uscio:

«Devo parlarti, per favore... potresti aprire la porta?»

L'Ambasciatore CelesteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora