L'indomani, Lute uscì di buon mattino, accompagnata da altre due Esorciste: Waffle e Pie si erano immediatamente offerte per quella breve missione, malgrado l'appuntamento fosse fissato appena dopo l'alba.
Ciò che la luogotenente sperava era di cogliere Rami di sorpresa, possibilemente ancora mezzo addormentato e con il pigiama addosso. Stando alle indicazioni del fabbro, la casa del giovane si trovava a pochi isolati dalla fucina.
Imboccò Via S. Natale e controllò i numeri civici. Non fu difficile trovare l'abitazione del garzone: si trattava di un edificio singolo, stretto tra due condomini più alti. La pittura celeste era scrostata qui e là, mentre le imposte lilla erano ancora chiuse.
Si accostò alla soglia e batté il pugno sulla porta.
Dall'interno non provenne alcun rumore.
Riprovò, bussando vigorosamente:
«Rami!» chiamò «Siamo Esorcisti. Ti consiglio di farci entrare immediatamente.» gridò, ma senza ottenere risposta. Tentò nuovamente «Sappiamo che sei lì dentro! Non aggravare ulteriormente la situazione. Apri, è un ordine.»
Nulla.
Lute fece un passo di lato e indicò alle colleghe la soglia:
«Scassinatela!» sentenziò.
Waffle e Pie si affrettarono: estrassero dei corti pugnali e li inserirono rispettivamente nella serratura e nella sottile scanalatura tra il battente e lo spigolo. Dopo qualche insistenza, la porta cedette e ruotò pigramente sui cardini.
L'interno della casa era avvolto in una inquietante penombra: l'unica luce era fornita da alcuni candelabri tremolanti, appesi alle pareti. Il disordine regnava pressocché sovrano: pile di panni stropicciati occupavano sedie e poltrone, mentre il largo tavolo al centro della stanza era cosparso di libri, manoscritti e qualche curioso oggetto antico.
Lute si avvicinò, superando alcuni batuffoli di polvere e una scopa gettata a terra da chissà quanto; si chinò a osservare i volumi dimenticati aperti e i fogli degli appunti. Vi erano alcune mappe datate, dove i confini della vecchia Galilea e del lago di Tiberiade erano evidenziati in rosso. Poco oltre, un'area rettangolare era punteggiata. Una calligrafia affilata aveva scribacchiato alcuni nomi: regno di Gheshur, vescovo Willibald, Mordechai Aviam. L'ultimo nome era accerchiato da insulti e gestacci scarabocchiati qui e là. Vi era dell'altro: sulla mappa erano riportati i nomi di tre città. Messadiye, El-Tell, El-Araj erano cerchiate in verde, accompagnate dalla scritta "Contenzioso di Betsaida?".
Si affrettò a scorrere il resto del materiale. I libri, gli appunti, persino alcune etichette appiccicate a rocce e vecchi mattoni riportavano tutti gli stessi nomi: Rami e Betsaida.
«E voi chi siete? Che ci fate in casa mia?»
Sobbalzò al sentire quella voce e si voltò di scatto. Waffle e Pie erano state leste: avevano immediatamente affiancato il nuovo arrivato, sfoderando le armi e puntandogliele alla schiena.
Il poveretto alzò tremante le mani:
«Non so cosa vogliate, ma... non sono ricco, ve lo giuro! Se volete dei soldi, sono...»
Lute lo squadrò con attenzione: il ragazzo vestiva un sobrio pigiama a righine azzurre ed era scalzo. I capelli neri erano completamente arruffati, ma ben si sposavano alla carnagione scura e ai grandi e spaventati occhi castani. Non riusciva a stimare l'età precisa, ma era indubbio che dovesse essere morto giovane. Le guance recavano alcuni segni di una rasatura superficiale, forse risalente alla sera precedente.
«Non siamo ladri. Cerchiamo Rami. Sei tu?» ricevette un cenno d'assenso. Si girò verso il tavolo e afferrò una delle tante mappe. La sollevò, avanzando verso lo sfortunato garzone «Cos'è questa roba?»
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L'Ambasciatore Celeste
FanfictionA seguito della diatriba in tribunale, il Concilio degli Angeli Superiori - incuriosito dal progetto di Charlie Morningstar - dispone un'indagine a carico dell'Hazbin Hotel. Emily, promossa ad Ambasciatore Celeste, dovrà recarsi all'inferno per racc...