Sguardi e confessioni.

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Dylan continuò a parlare, il tono della voce un po' più basso.

"Sai, Ivy, mi sento oppresso. Sophia è così paranoica ultimamente. Litighiamo per cose banali, e la maggior parte delle volte sembra che non ci sia una vera ragione. È come se ogni piccolo problema diventasse una montagna insormontabile."

Ivy lo ascoltava attentamente, il volto illuminato dalla luce tenue dei lampioni che riflettevano sull'acqua.

"Mi dispiace sentirlo," disse sinceramente. "Sembra davvero difficile."

Dylan annuì, visibilmente turbato.

"Non so come fare per lasciarla senza farle del male. Le voglio bene, ma non riesco più a sopportare questa situazione. Lei ci tiene molto, e non voglio che questo diventi un altro motivo di sofferenza per lei."

"Cerca di parlare con lei apertamente e onestamente," suggerì Ivy. "Magari spiegandole che, nonostante le difficoltà, è meglio per entrambi se prendete strade diverse. È difficile, lo so, ma potrebbe essere l'unica soluzione."

Mentre parlavano, Dylan la guardava con una profondità che Ivy non aveva mai notato prima. Le parole si fermarono tra di loro, e per un momento entrambi rimasero immobili, persi in uno sguardo che sembrava dire più di quanto avessero potuto esprimere a voce.

Sorrisero imbarazzati, un sorriso timido che rivelava un mix di emozioni non dette. Era come se il tempo si fosse fermato per un istante, e in quel silenzio, si sentiva una connessione che era difficile ignorare.

Improvvisamente, il suono del telefono di Dylan spezzò l'incantesimo. Dylan guardò il display e rispose. Era Larry, e il tono nella sua voce era urgente.

"È quasi mezzanotte," disse Larry. "Iniziate a tornare a casa adesso. È tardi."

Dylan alzò lo sguardo verso Ivy, il sorriso che avevano condiviso era svanito.

"Dobbiamo andare," disse, il suo tono di voce rifletteva una certa rassegnazione. "Mi dispiace, Ivy."

Ivy si alzò lentamente, sentendo una sensazione di delusione e incompiuto.

"Non preoccuparti," rispose. "Capisco. Andiamo."

Camminarono verso la metro, il silenzio tra di loro era più pesante di quanto fosse stato prima. L'atmosfera magica che avevano condiviso era stata spezzata, e ora l'idea di tornare a casa sembrava portare con sé un carico di realtà che entrambi non erano pronti ad affrontare.

Quando salirono sulla metro, l'atmosfera sembrava leggermente più leggera. I due si sedettero vicini e iniziarono a scherzare come ai vecchi tempi, ridendo e commentando i passeggeri strambi che incontravano. La metro si muoveva lentamente, e il rumore del vagone sembrava quasi calmante, come un sottofondo che accentuava la loro conversazione spensierata.

"Non posso credere che tu abbia ancora quel cappellino," disse Ivy, ridendo mentre notava il cappello di Dylan che indossava da anni.

"E tu non hai cambiato mai il tuo sorriso sarcastico," rispose Dylan con un sorriso complice. "Ma mi piace così."

Scherzando, Dylan si avvicinò un po' di più e posò la mano sopra la coscia di Ivy.

"Sai," disse con un sorriso malizioso, "mi piacciono le tue cosce. Sono davvero belle."

Ivy rabbrividì leggermente, un brivido che si diffuse lungo la sua pelle in modo inaspettato. Non era un brivido di disagio, ma piuttosto una reazione piacevole e confusa. Ridendo nervosamente, si voltò verso Dylan.

"Oh, davvero? E io pensavo che ti piacesse il mio sarcasmo," rispose, cercando di mantenere un tono leggero.

Dentro di sé, però, il cuore di Ivy batteva forte e veloce. Non era abituata a sentirsi così, e la dichiarazione di Dylan, anche se scherzosa, la colpì più di quanto si aspettasse. La vicinanza e il contatto improvviso avevano risvegliato in lei una sensazione intensa e confusa, che si mescolava con il calore della sua risata.

Endless - Un Momento ImperfettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora