capitolo Aiden

48 13 5
                                    

Qualcuno mi toglie gli occhiali da sole dagli occhi, io in realtà stavo sonnecchiando, alzo le palpebre e mi ritrovo la faccia di Chloe davanti.
"Perché stai dormendo nella nostra sala riunioni?"
Non sono di buon umore,  mi guardo intorno e noto che Andrea non è ancora arrivato, quindi ignoro la sua domanda e rimetto gli occhiali al loro posto.
Incrocio nuovamente le braccia al petto e stendo le gambe sulla sedia di fronte, maledicendo nella mente la ragazza che continua a fare sproloqui nonostante il mio silenzio.
Dopo pochi minuti la porta dell'ufficio si spalanca e non ho bisogno di guardare chi avanza verso di noi.
"Di nuovo le ore piccole con la bionda di plastica?"
Quel coglione di Thomas mi tira uno scappellotto alla nuca irritandomi ancora di più.
"Chloe, stamattina hai qualcosa di diverso, non so, hai cambiato pettinatura?"
Alzo gli occhi al cielo nel sentire l'ennesimo approccio del mio amico verso l'italiana, mi godo il momento in cui, Andrea si schiarisce la gola con una faccia rossa dalla rabbia nell'aver sentito tutto.
Quasi ho difficoltà a trattenere una risatina per il volto preoccupato del mio amico.

"Allora, mi avete un'altra volta incastrato e mi ritrovo qui, cosa volete propormi stavolta?"
Chiedo con tono forse fin troppo seccato, ma non è mio solito lavorare spesso per agenzie pubblicitarie.
"Dobbiamo sponsorizzare delle borse dipinte a mano da un artista che ritrae i quadri più famosi, per farlo abbiamo contattato la galleria d'arte di New York, ci hanno concesso uno shooting fotografico mercoledì sera dopo la chiusura e..."
Una noia mortale, devo smetterla di dare ascolto a questi tre e non farmi più mettere in mezzo in questi lavori poco stimolanti.

Tolgo gli occhiali da sole e aggancio una delle due aste al colletto della mia camicia nera.
Alzo la mano a mezz'aria interrompendo Andrea, tutti gli occhi sono fissi su di me in attesa ma il mio amico non mi dà modo di parlare per rifiutare il lavoro.
"È un'ottima occasione per rivedere Patricia, ottimo."
Un sorriso si allarga sul suo volto mentre io ho un enorme punto interrogativo tatuato addosso.
"Patty, lettera R, lei e Violet lavorano in quella galleria."
Accortosi della mia confusione mi mette al corrente di tutto e devo dire che questa nuova informazione, non so perché, ma potrebbe cambiare le carte in tavola.

Potrebbe essere interessante ad un tratto questo lavoro.

"Quando sei disposto a fare un sopralluogo?"
Guardo la mora e poi le foto delle borse da pubblicizzare, sparse sul tavolo ovale mogano,accanto a foto di modelle.
" Anche subito."
Una frenesia che non capisco mi porta a rispondere.

L'appuntamento è alla galleria dopo due ore, ma fremo all'idea di arrivare, quindi sono già lì.
L'enorme porta vetri scorrevole mi fa entrare in una enorme sala bordeaux, sul pavimento il parquet scricchiola sotto le suole delle mie scarpe.
La ragazza alla reception mi dà il benvenuto con un sorriso un po' troppo caloroso, ma non è la prima volta che suscito interesse nelle donne e ci gioco volentieri su' molto spesso, ma non oggi.
Mi avvicino a lei con una faccia da figlio di buona donna, sapendo che le sue guance si coloreranno di porpora in tre, due, uno, eccole.

"Non sapevo che nelle gallerie d'arte ci fossero receptionist così belle, altrimenti sarei venuto qui tutti i giorni."
La sua risatina imbarazzata mi fa capire che potrò chiederle ogni genere di cose e credo che lo sfrutterò prima o poi a mio vantaggio.
"Sto cercando la signorina Violet, sono qui per il servizio fotografico per conto dell'agenzia pubblicitaria."
"Oh, certo, la chiamo subito."
La manina sottile con unghia lunghissime e smaltate di un arancione molto vistoso si posa sulla cornetta rossa, ma io la fermo.
"Non c'è bisogno, se mi dici dove trovarla vado io."
Il mio indice accarezza il palmo della sua mano.
"Secondo piano, terza porta a destra."
Indica le scale alla nostra sinistra ed io le faccio un occhiolino per ringraziarla.

I gradini fino al secondo piano mi sembrano infiniti, mi ritrovo davanti un corridoio pieno di porte, evidentemente qui ci sono gli uffici.
La terza porta dell'ufficio a destra è socchiusa, sbircio subito al suo interno e lei è lì, in piedi ad ammirare un quadro posto su un cavalletto di legno.
I capelli racchiusi in una crocchia disordinata e fermata da una matita, la gonna lunga e larga azzurra, nasconde il suo corpo, il top nero però le fascia perfettamente il piccolo seno.
È talmente assorta a scrutare con occhi sognanti quel dipinto, illuminata dalla luce  che entra dalla finestra, che quasi mi maledico per non aver portato con me la mia macchina fotografica.
Vorrei capire cosa prova, cosa le suscita un quadro astratto, io ci vedo solo pennellate fatte a caso, ma da ciò che traspare dal suo volto credo che lei riesca a vederci un intero mondo.

Ad un tratto, come se percepisse la mia presenza, o meglio, una presenza, i suoi occhi puntano verso la porta ed intercetta i miei.
La sorpresa si legge sul suo bel viso, soprattutto quando sorridendo spalanco la porta ed entro nella stanza.
"Tu cosa ci fai qui?"
Mi avvicino al quadro ammirandolo meglio, ispeziono centimetro per centimetro, ma niente, continuo a vederci solo pennellate a  caso.
" Cosa ci vedi ?"
Le sue palpebre sbattono frenetiche, le labbra piccole ma carnose si schiudono, vorrebbe dirmi qualcosa, ma ci ripensa e resta al gioco.
"Un mondo interiore pieno di dolore e paure da affrontare, ci vedo rabbia, vedi queste pennellate?"
Si sporge verso il quadro e punta l'indice seguendo una pennellata rossa fra del nero.
"Però qui c'è speranza."
Una macchia gialla, minuscola, posta in un angolo, quasi invisibile, se confrontata con tutto il nero, rosso, marrone, viola.
Eppure lei ci vede speranza.
Ne resto quasi affascinato anche io che non ci capisco nulla.
"Wow, mi hai quasi convinto che ci sia qualcosa fra tutto questo caos."
Le sue labbra accennano un piccolo sorriso.

"Ora vuoi dirmi come mi hai trovata?"
Chiede determinata.
"Fiorellino, sono qui per lavoro, mi manda l'agenzia pubblicitaria Milani."
Strano, mi sembra di percepire una nota di delusione.

"Ma certo, sapevo del sopralluogo, ma non immaginavo di ritrovarmi proprio te."
Si allontana e non incrocia più il mio sguardo.
"Già, l'ultima volta che ci siamo visti stavi ispezionando la bocca del tuo fidanzato."
A disagio sistema una ciocca di capelli dietro le orecchie.
"Non è il mio fidanzato e comunque tu invece stavi per andar via con una bionda sotto il braccio."
Irritata inizia a raccogliere le fotografie sparse sulla sua scrivania, di sfuggita noto che si tratta proprio delle foto di queste dannate borse da pubblicizzare.

Soli tre passi e sono dietro Violet.
"È un modo carino di chiedermi se sono impegnato?"
Afferro la matita fra i suoi capelli e la sfilo da questi, una cascata scura ricade sulle spalle spalle, liberando un profumo che non riesco a decifrare, sicuramente agrumi.

"Potrei farti la stessa domanda? "
Si volta ed ora siamo davvero molto, molto vicini, così tanto che potrei assaporare le sue labbra con un solo movimento, se volessi.
"Perché ti trovo sempre ovunque?"
Apprezzo questo cambio di rotta.

"Me lo stavo chiedendo anche io, soprattutto mi chiedo perché mi piace così tanto questa cosa, ed ora che passeremo un po' di tempo forzatamente insieme, voglio scoprirlo."
Scioccamente do voce ai miei pensieri, ma non me ne preoccupo così tanto, perché non ho più niente da perdere.

"Scioccamente do voce ai miei pensieri, ma non me ne preoccupo così tanto, perché non ho più niente da perdere

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Appuntamento con il destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora