Trascinarsi fuori da quella stanza era stata una mossa corretta.
Piuttosto forzata, ma corretta.
I suoi piedi si avviarono verso la gravity room mentre la sua mente, a poco a poco, lasciava in quei corridoi i suoi affanni.
Allenarsi era l'unica costante della sua vita.
Non esisteva fame, malattia né tantomeno dispiaceri che un buon allenamento non poteva risolvere. O quanto meno quella era la scusa che ormai era abituato a ripetersi perché era la soluzione più facile, ammettere a sé stesso che in realtà non conosceva altri metodi per riuscire a schiarire la mente faceva male tanto quanto ammettere di essere solo al mondo.
Così fanculo le raccomandazioni della terrestre, avrebbe sfidato la sorte ancora una volta.Tanto comunque se eventualmente fosse morto, non sarebbe mancato a nessuno.
I riflessi erano rallentati da chissà quale porcheria Bulma gli aveva fatto prendere ma tutto sommato continuava a cavarsela piuttosto bene.
Riusciva a schiavare i robot ma aveva problemi con la mira.
Non riusciva mai a distruggerli al primo colpo così era costretto a rincorrerli per tutta la stanza, e questo lo faceva infuriare.
Probabilmente era la testa che gli scoppiava, la troppa rabbia in corpo o forse solo la stanchezza; sì era sicuramente qualcosa del genere che l'aveva reso debole.
Avrebbe, in ogni caso, dovuto fermarsi e farlo quantomeno per il suo bene fisico e mentale.
Ma al mondo non c'erano altri posti per lui oltre che la guerra ed il suo corpo ne era la prova tangibile.Avrebbe dovuto fermarsi ma non lo fece.
Eppure la gravità si interruppe bruscamente, chiaro segno del tentativo di qualcuno di accedere alla stanza dall'esterno.
Seppure per un breve istante Bulma fu schiacciata al suolo impossibilitata nei movimenti.
Vegeta le lanciò una fugace occhiata per assicurarsi che fosse ancora viva ma gli fu fatale, un fascio di energia gli colpì la parte bassa della schiena senza che lui potesse opporsi.
Pochi istanti dopo di quel robot non rimaneva che fili scoperti e bulloni rotolanti.- Maledetta stupida ti ho detto centinaia di volte di non entrare qua dentro quando è attiva la gravità! -
Aveva un modo orribile di fare e una lingua più velenosa di un serpente ma guai a dire che quell'uomo lì non era uno che si preoccupava!
Con un cazzotto spense il pulsante della gravità e in un secondo fu lì, accanto a lei ad assicurarsi che fosse incolume.
Che poi l'avrebbe sicuramente insultata e poi certamente mentito sulla motivazione di quel gesto, questo era un altro conto.
Ma a Bulma non importava, quella lì era la loro quotidianità e non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo.- Perché cazzo te ne sei andato? -
Lui sbuffò e la ignorò completamente.
Due secondi dopo era già in piedi pronto ad andarsene nuovamente da quella merda di conversazione.- Vegeta! -
La scienziata gli afferrò il braccio per intrappolarlo in quel confronto, uno dei tanti che l'uomo si rifiutava categoricamente di fare.
L'irritazione che ne seguì fu un processo normale che la donna già aveva previsto.
Nessuno trattiene Vegeta senza poi subirne le conseguenze.
Eppure non aveva paura di lui, nemmeno in quei suoi scatti d'ira.
Nemmeno quando minacciava di distruggere tutto.
Fu proprio in quel momento che la donna si rese conto che in realtà di quell'uomo non aveva mai provato davvero paura.
E quella nuova consapevolezza la gettò, se possibile, in uno stato ancora più potente di confusione.- Che cosa vuoi da me Bulma? -
Lo guardò per l'uomo che davvero era, come quella volta su Namek.
Maledetto pianeta dove l'aria era necessariamente contaminata perché non poteva essere considerata normale la sua attrazione verso quell'uomo.
Non poteva essere accettabile.
Eppure stretta tra le sue braccia, inerme quasi fosse un manichino, le pareva di essere stretta più come un'amante che come un ostaggio.
Lo ricordava bene il ghigno che quello stronzo le aveva rivolto non appena si era accorto del rossore sulle sue guance, e non fregava niente a nessuno di essere nel bel mezzo di una guerra perché una ben peggiore era appena cominciata tra loro due.
Una guerra fatta di sguardi rubati e lenti sospiri.La tuta ridotta in mille pezzi.
I nervi a fior di pelle e quelle vene così marcate da essere pronte a scoppiare da un momento all'altro.
Quell'odore particolare di sangue e sudore l'aveva mandata fuori di testa e non si era mai più ripresa.
Lo stesso odore che adesso le solleticava le narici e le metteva lo stomaco in subbuglio.
Forse per via di tutti quegli odori adesso le stavano venendo a galla quei ricordi.
Dolci e nostalgici ricordi.
Avevano appena fatto fuori Yamcha eppure lei non riusciva a togliere lo sguardo da Vegeta, il suo fidanzato era stato assassinato e lei era attratta da un altro uomo.
Un distruttore di mondi.
Questo le doveva già far capire tutto, perché diavolo aveva aspettato tutto quel tempo da Namek?- Quello lì dentro non era il mio posto e poi non me ne frega un cazzo di te e quell'idiota e dei vostri patetici problemi di coppia -
Bulma voleva l'eternità.
La passione che soltanto il sesso proibito poteva regalare.
Essere desiderata, guardata con occhi nuovi.
Capita come mai aveva fatto nessuno.
Libera.- Te ne vai o no? Devo allenarmi donna -
Bastò un piccolo slancio per mettere a tacere tutte quelle voci che le annebbiavano il cervello.
Una spinta del destino e la soglia di non ritorno venne finalmente varcata.
Un bacio tanto tenero quanto appassionato li consuma e li devasta.
Il loro primo bacio.
Le mani della donna si ancorarono al possente collo dell'uomo, il quale dovette impuntare bene i piedi per non far cadere entrambi.
Non se lo aspettava, come ogni cosa che riguardava quella maledetta donna.
Non se lo aspettava, non la credeva capace di tanto slancio.
E tutto sommato non credeva neppure di esserne meritevole.La strinse con la paura matta di farle del male.
Era un guerriero, cosa cazzo ne sapeva lui di donne?
Lui non sapeva dosarsi.
O tutto o niente.
Eppure la strinse a sé, correndo il rischio di poterla uccidere con le sue stesse mani.
Le diceva sempre che l'avrebbe ammazzata ma mai una volta l'aveva detto con un briciolo di convinzione ed adesso, stretta tra le sue braccia, aveva anche capito il perché.
Dei tanti baci condivisi con altre donne non rimaneva nulla anzi sembrava quasi non ne fosse più capace. Si domandò a questo punto, se delle tante lodi tessute in suo onore come grande amante effettivamente avevano un riscontro.
Forse lo facevano soltanto perché avevano paura di lui.
Ma tremò al solo pensiero di poter ricevere una risposta negativa.Lo sentiva nell'aria l'inconfondibile odore di sesso.
I feromoni della donna gli solleticavano punti che neppure credeva di avere e sperò con tutto sé stesso di riuscire a ricambiare quella sensazione.
Bulma adesso gli carezzava il viso ed i capelli e lui non era stato capace di opporsi.
Le aveva fatto una domanda e quella era stata la sua risposta.
Bulma non se ne sarebbe andata via da quella stanza o almeno non prima di ricevere quello che desiderava.
Ecco perché prima in camera era disperata per una sua risposta o perché sperava che lui rimanesse.
Più chiaro di così si moriva e lui da vero idiota non era stato capace di leggere una banalissima logica femminile.
Proprio lui che era capace di ragionare in millesimi di secondo per pianificare un contro attacco.Bulma stava scegliendo, buttandosi completamente nell'occhio del ciclone senza neppure sapere di essere ricambiata o meno in quel sentimento.
Una donna così, se mai ne avesse incontrata una, cazzo l'avrebbe sposata ad occhi chiusi.
Forse era quello che lo fotteva ogni singola volta: la sua vaga esperienza con il gentil sesso.
Forse per questo ogni singola volta che quella insulsa terrestre si permetteva di rispondergli male e dargli ordini, gli veniva duro.
E più Bulma lo sfidava, più a lui saliva la voglia di lei.
Aveva distrutto pianeti, conquistato genti; senza mai battere ciglio.
Si era sempre preso tutto con la forza, certo era sotto ordini di quella schifosa lucertola, ma non si era mai fermato realmente a pensare alle gravità delle sue azioni.
Perché allora non aveva mai preso Bulma?- Buon allenamento principe, se vorrai ti aspetterò dopo -
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Crystal Silence
Fanfiction"Ecco giunge, avvolta in una tunica velata [...] Le strappai la tunica; trasparente non era di grande impaccio, ella tuttavia lottava per restarne coperta; ma poichè lottava come una che non vuole vincere, rimase vinta facilmente con la sua stessa c...