Maybe we got lost in translation
Maybe I asked for too much
But maybe this thing was a masterpiece
'Til you tore it all up
You know I didn't mean to hurt you
I didn't mean to hurt you
But I could've been the one to heal you
And now it's all too well.- Taylor Swift -
Appena finii di scrivere a Edward, la mia mente si spostò immediatamente sul problema più urgente: cosa diavolo avrei indossato per la festa? Non riuscivo a smettere di pensare a come fare bella figura con lui. Mi sentivo nervosa e indecisa, come se ogni piccola scelta fosse un'occasione per fare una brutta impressione. Passai ore davanti all'armadio, a provare diversi abiti, ma non riuscivo mai a decidere. Dovevo sembrare perfetta. Alla fine, dopo lunghe riflessioni, optai per un vestito nero, semplice ma elegante, che mi faceva sentire sicura di me. Lo abbinai con dei tacchi alti e una borsa dello stesso colore. Non era troppo appariscente, ma abbastanza raffinato per una serata come quella. Quando mi guardai allo specchio, provai un fremito di soddisfazione. Avevo preso la decisione giusta.
Mi diressi subito verso il bagno, ansiosa di sistemarmi. Non avevo molta esperienza con il trucco, ma avevo imparato qualche trucco grazie a Kate. Decisi di piastrarmi i capelli, cercando di domarli con la piastra, e poi applicai un po' di mascara, eyeliner e un rossetto nude che Kate mi aveva regalato. Ero soddisfatta del risultato: semplice ma elegante, proprio come volevo.
Quando finalmente finii, mi diressi verso la cucina per bere un bicchiere d'acqua. Tuttavia, non feci nemmeno in tempo ad aprire il frigorifero che sentii il suono del citofono. Mi fermai, sorpreso, e guardai il mio telefono, ma non c'era nessuna chiamata o messaggio. Con un sospiro, mi avvicinai alla porta e aprii.
Non riuscivo a credere ai miei occhi. Davanti a me c'era un ragazzo alto, con i capelli castani e gli occhi azzurri. Per un attimo, non riuscivo a pensare a nulla. Era... stupendo. Pensai tra me e me che doveva essere illegale una bellezza del genere. Forse mi stavo sognando tutto. Mi ripresi a stento e mi chiesi subito chi fosse e cosa ci facesse davanti alla mia porta.
"Chi sei?" gli chiesi, cercando di sembrare meno scioccata di quanto mi sentissi.
"Ragazzina, sono Jacob Williams," rispose con un tono che suonava quasi arrogante. Non feci nemmeno in tempo a reagire che aggiunse: "Muoviti a salire in macchina!"
Mi fermai, incredula. Chi si credeva di essere questo ragazzo? E che diavolo voleva da me? "Scusa, ma chi sei tu?! E comunque doveva venire Edward a prendermi. Non capisco cosa ci fai qui, e chi ti ha dato il mio indirizzo?" chiesi, ormai infastidita.
Jacob sembrò non curarsi delle mie domande, e con una tranquillità fastidiosa rispose: "So il tuo indirizzo perché sono il fratello di Edward, e lui mi ha autorizzato a portarti alla festa. Dandomi il tuo indirizzo. Visto che ero di passaggio, sono venuto a prenderti."
Non avevo altre parole. Sospirai, delusa dalla situazione. Mi allontanai dalla porta, ma lui non sembrò affatto impressionato. In silenzio, mi segui fino alla macchina. Il suo atteggiamento mi dava fastidio, ma non potevo fare altro che salire.
Il viaggio fino a casa di Edward fu surreale. Jacob non proferì parola per tutto il tragitto, ma ogni tanto mi guardava, come se cercasse di capire qualcosa di me. Non ero nemmeno sicura se avesse una buona opinione di me, ma di certo non sembrava troppo interessato a conoscerla. Per un momento pensai che forse fosse solo un altro arrogante. Ma mi sbagliavo, e non lo sapevo ancora.
Finalmente arrivammo. Quando Jacob aprì la porta della macchina, mi precipitai dentro, decisa a vedere Edward e a capire cosa stesse succedendo. Appena entrai, lo vidi subito: stava parlando con alcune ragazze, ma appena mi avvicinai, mi rivolse un sorriso che mi fece sentire una marea di emozioni. "Ed, come stai?" gli dissi, cercando di sembrare calda e ironica, ma la mia voce tradiva il mio disappunto.
"Benissimo, te? Nana?" rispose con una battuta che non riuscì a farmi ridere. Il suo tono di voce aveva un che di fastidioso, ma ero troppo arrabbiata per farmelo sfuggire.
"Bene, ma perché non mi hai detto che passava tuo fratello a prendermi? Mi sarei evitata uno spavento," dissi senza nemmeno pensare, cercando di spiegare il motivo del mio fastidio.
Nel mentre, le ragazze con cui Edward stava parlando se ne andarono, e lui si avvicinò a me, abbracciandomi. "Hai ragione, scusami, nana!" disse, facendomi quegli occhi dolci che mi fecero perdere un attimo la testa.
Nonostante la mia rabbia, non riuscivo a resistergli. Questo ragazzo aveva il potere di farmi dimenticare qualsiasi cosa. Mi sentivo debole sotto il suo sguardo, ma anche al sicuro. Non riuscivo a non fidarmi di lui, anche se dentro di me qualcosa mi diceva che dovevo fare attenzione.
Il pensiero di Jacob tornò nella mia mente. Era stato arrogante, distante, ma qualcosa in lui mi aveva colpita. Forse era solo un’altra facciata, ma non riuscivo a togliermelo dalla testa. Mi domandavo come facesse Edward a sopportarlo. Eppure, qualcosa dentro di me mi diceva che avevo torto a giudicarlo così in fretta. Forse non era davvero come sembrava.
Dopo mezz'ora, il DJ iniziò a mettere della musica, e mi ritrovai a ballare con Edward. Mi divertivo tantissimo, ma la sua vicinanza mi faceva sentire tanto altro. Quando si avvicinò al mio orecchio per parlarmi, il cuore mi accelerò. "Vuoi qualcosa da bere?" mi chiese, con una gentilezza che mi colpì.
"Un Mojito, per favore," risposi sorridendo. Non volevo che mi lasciasse, ma lui se ne andò comunque, e io mi ritrovai da sola per qualche minuto. In quei momenti pensai a quanto fossi fortunata ad averlo incontrato. Era una delle poche cose che rendevano la mia vita migliore, e non volevo perderlo.
Quando tornò con i nostri drink, mi sentii rinata. Forse avrei potuto essere felice, dopo tutto. Ma non tutto andò come speravo.
Il mio telefono squillò improvvisamente, interrompendo la mia concentrazione. Vidi il nome di mio fratello sullo schermo. Risposi subito, preoccupata che gli fosse successo qualcosa. Nonostante il modo in cui mi trattava, a lui ci tenevo.
"Brutta cogliona, dove sei? Sai che sei solo una troia e che non vali niente? No, allora te lo dico io..." La sua voce suonò velenosa, e subito dopo attaccò. Il suo insulto mi colpì come una pugnalata. Restai lì, congelata per un istante, poi crollai, iniziando a piangere. Nessuno mi aveva mai trattato così. Mi sentivo un'altra volta inutile, persa, ma cercai di non pensarci troppo.
Scrissi un messaggio a Edward, avvisandolo che stavo tornando a casa. Avevo bisogno di stare sola, di respirare, di rilassarmi. Non potevo rimanere a quella festa un minuto di più.
"Ed, sono stanca. Sto tornando a casa. Ci vediamo domani!" Inviato. Senza aspettare la sua risposta, mi allontanai dalla folla e uscii all'aperto, cercando un po' di pace.
Mi diressi verso la spiaggia. Il rumore delle onde, la sabbia fresca tra i piedi, le stelle sopra di me: tutto questo mi faceva sentire meno sola. Quella notte, la spiaggia era l'unico posto dove riuscivo a trovare un po' di tranquillità. Mi sedetti sulla sabbia, cercando di eliminare ogni pensiero dalla mia testa.
Purtroppo, non fu così facile. Le insicurezze tornarono come un'onda inaspettata, travolgendomi. Il cuore iniziò a battere forte, come se volesse uscire dal petto, e la mia respirazione divenne irregolare. Sentivo che l'aria stava diventando densa, e ogni pensiero sembrava più pesante del precedente. Mi stringevo le mani sulle ginocchia, cercando di concentrarmi, ma la mia vista si offuscava. La nausea mi attanagliava lo stomaco, e la paura che qualcosa di terribile stesse per succedere mi soffocava.
E poi, come se non bastasse, la paura di non riuscire a superarlo mi attanagliava. Cercavo di trovare un po’ di respiro, ma non ci riuscivo. Eppure, continuai a camminare. Il mio corpo sembrava in balia di qualcosa che non riuscivo a fermare. Era come se stessi per crollare sotto il peso di un incubo senza fine.
Poi, mentre cercavo di attraversare la strada per allontanarmi, non vidi la macchina che stava arrivando. La sentii arrivare troppo tardi. Il dolore che provai alla schiena mi fece girare la testa. Sentii tutto il mio corpo che si scontrava con l’asfalto. E poi... il buio.
- Spazio Autrice -
Ciaooo, come state?
Ho modificato un po' il capitolo e ho aggiunto qualche descrizione in più...
Spero vi piaccia
(farò così con i capitoloche ho pubblicato perchè li sto ricontrollando tutti ed è giusto che anche voi abbiate la versione corretta)
ari_adream
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The Storm In Her Eyes
RomantikAllison Parker è una ragazza apparentemente perfetta: una studentessa diligente, un'amica leale e una figlia modello. Ma dentro di sé nasconde segreti oscuri e tormentati, un'anima lacerata da un passato che nessuno conosce. Da anni, il suo cuore è...