UBIK

11 4 0
                                    

Recensione scritta da TheBrainStealer.

Salve!

È un po' che non vi porto una recensione, ma finalmente sono riuscito a sfogliare di nuovo qualche pagina, quindi oggi vi presento qualcosa di un po' diverso dal solito, un libro tutto matto ma che mi ha tenuto decisamente incollato alle pagine.

Si tratta di UBIK, scritto da Philip K. Dick in persona, pubblicato per la prima volta nel 1969 e arrivato in Italia nel 1974 (in copertina vedete una delle versioni più recenti targata Mondadori, che trall'altro trovo bellissima)

Per chi si stesse chiedendo chi è Philip K. Dick, si tratta di uno dei pilastri importanti del genere fantascientifico (e non solo), insieme ad Asimov, Clarke e pochi altri.

È vero, questo potrebbe sembrarvi il solito romanzo fantascientifico recensito da me, ma vi assicuro che questo non è un libro del tutto normale, anzi, direi che si tratta di uno dei libri più folli che abbia letto fin ora.

Ma partiamo con ordine... di che parla questa piccola perla?

UBIK è ambientato negli anni novanta, ma dal punto di vista visionario e piuttosto caotico di Dick, dove sono stati colonizzati perfino alcuni luoghi nel sistema solare. Tuttavia, la Terra è il luogo dove avvengono più vicende, all'interno di una società soffocata dalla tecnologia, alienata da macchinari costosi e abitudini costanti (per rendere l'idea, in Ubik anche la porta di casa vi chiede una moneta per entrare e uscire...)

In questo universo caotico, dove esistono esseri umani dotati di poteri psionici (precog che prevedono il futuro, telepatie che entrano nella mente ecc.) esistono agenzie prudenziali che vengono chiamate dalle aziende per eliminare gli PSI (per l'appunto le persone con quei talenti) usando gli inerziali, persone dotate di anti-talenti, in modo da contrastare la minaccia psionica.

Il capo dell'agenzia è Glen Runciter, il quale va periodicamente a Zurigo a visitare la Moglie Ella, chiusa dentro un sarcofago in ibernazione per parlare con lei attraverso dei particolari apparecchi. Infatti, in Ubik, la maggior parte delle persone in fin di vita, invece di aspettare che vadano verso la loro inevitabile fine, vengono messe in semi-vita e poste nei magazzini dei moratorium.

Le cose procedono in modo "normale", fino a quando Joe Chip, uno degli analizzatori di talenti e anti-talenti migliori di Runciter, si unisce al suo capo per comprendere meglio chi sta prendendo di mira l'agenzia. Così, assieme a un gruppo di eccentrici talenti e anti-talenti, l'agenzia prudenziale parte per la Luna, cercando di accontentare un cliente che ha chiesto un aiuto a causa di probabili telepati all'interno della sua agenzia. Da quel momento in poi, UBIK inizia a sprigionare tutta la sua follia.

Ed ecco che Philip K. Dick inizia a spiazzarci con le sue tematiche attraverso la sua pazzia, ma comunque in modo geniale e profondo.

L'autore mette continuamente in dubbio cosa sia reale e cosa non lo sia, mettendo costantemente alla prova chi legge, dentro una trama dove la realtà non è mai la stessa, o viene messa in dubbio per poi entrare in un ciclo dove viene affermata e subito dopo smentita, senza avere quasi mai una risposta certa.

Perfino la vita è messa in dubbio, e i poveri protagonisti di UBIK devono scendere a patti con la sperimentazione di un piano di esistenza dove tutto si disgrega ed è in continuo mutamento. I personaggi sono spesso confusi e brancolano nel buio generato da questo caos costante e alienante, spesso senza ottenere dei risultati o delle risposte alle loro domande. Chi è in semi-vita, chi invece respira aria vera? Sono tutti in piedi a continuare la loro esistenza o sono chiusi dentro una bara gelida all'interno del moratorium?

Questo li rende nervosi, scettici e stressati. Dick utilizza spesso personaggi molto caotici, spesso con vizi, chi fuma, chi beve o chi fa utilizzo di droghe, che in certi contesti la società li fornisce senza troppi problemi, e questo ci sta tutto per dei personaggi in balia di forze che controllano la loro realtà.

E in tutto questo gomitolo fatto di matrioske di piani d'esistenza in disgregazione... UBIK.

Cos'è UBIK? L'autore ce lo presenta prima come un condimento per insalate, poi come un nuovo caffè aromatico, passando per una schiuma da barba per essere invece, probabilmente, la soluzione a tutti i problemi. Forse è un simbolo divino, o un'ambigua forza protettrice, forse entrambi...

Se non altro, come dicono le pubblicità all'inizio di ogni capitolo "assolutamente innocuo se usato secondo istruzioni".

Quindi, il protagonista Joe Chip dovrà vederne di cotte e di crude, e devo dire che l'autore è stato davvero bravo a renderlo umano, imperfetto. Questo non è un libro dove i protagonisti sono degli eroi, ma semplici vittime di paradossi, in balia di un mondo incerto e alienante, semi-vita o meno...

Dick è stato magistrale anche con Glen Runciter, uno dei personaggi chiave della trama, utilizzandolo anche come figura ambigua che fa sorgere molti sentimenti contrastanti, almeno parlando di come ho vissuto io Ubik.

Questa è la mia prima esperienza con Philip K. Dick, quindi vale anche per il suo stile di scrittura.

È incredibile come la vita di un autore si rifletta sui suoi lavori in maniera così radicata. Una vita di matrimoni falliti, sostanze stupefacenti e momenti folli o disperati, impressi sull'inchiostro al fine di creare delle trame complesse, usando una scrittura che arriva piuttosto velocemente al dunque e senza tanti fronzoli, risultando perfino chiara, se prendiamo frasi e pagine singolarmente. Per spiegarla meglio, questo scrittore riesce ad utilizzare dei mezzi convenzionali per creare delle storie assolutamente NON convenzionali, complesse complesse e disorientanti, ma piene di riflessioni filosofiche. Questo non è un libro che raccomando a tutti: UBIK, come la maggior parte dei libri di Dick, non si tratta di una lettura semplice, ma se vi piace mettervi alla prova ed essere ripagati per lo sforzo fatto, allora buttatevici dentro senza pensarci due volte.

È stata un'esperienza piuttosto folle, ma ho decisamente adorato quel mucchio di pagine. Inoltre, posso finalmente affermare che le voci erano vere: Philip K. Dick lo ami oppure lo odi.

Io l'ho decisamente amato...

RECENSIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora