Prologo

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Prologo

Guardo dentro i suoi occhi e niente potrebbe farmi più male di quello che vedo, neanche un colpo di quella pistola che il bastardo mi sta puntando contro.

China il capo.

Qualcosa dentro di lui si spezza.

Lo so.

Lo sento.

È lì che percepisco la mia furia esplodere e con lei il mio potere.

Lascio che cresca come l'occhio del ciclone che avanza nel mezzo della tempesta, consapevole del fatto che non sono in grado di controllarlo, potrebbe distruggere anche me.

Non mi importa.

Se è così che deve andare, allora sia.


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Joshua- Un anno prima


Nel refettorio è calato un silenzio glaciale non appena sono entrato.

I ragazzini sanno di essere nei guai e di doverne affrontare le conseguenze. Oggi tocca a me occuparmene, sono sotto la mia responsabilità.

Il Generale è alle mie spalle, segue ogni mia mossa. Come sempre.

Non sia mai che smetta di ricordarmi che sono intrappolato qui, piegato al suo volere.

«In riga».

Impartisco l'ordine e loro si alzano all'istante formando una linea perfetta davanti a me. Silenziosi, rapidi.

Quando sono arrivati, due settimane fa, eseguire un comando semplice, come questo, era un problema. Ora non più. Hanno dovuto imparare in fretta, come tutti noi.

«Chi è stato? Chi ha rubato dalla dispensa?».

Otto teste si piegano verso il pavimento. Si stanno spalleggiando, non vogliono parlare. 

Li ammiro per questo, ma finirà male.

«Molto bene. Vi do un minuto per riflettere, scaduto questo tempo, verrete puniti tutti».

Il più piccolo comincia ad agitarsi, sposta il peso da un piede all'altro, si sta sforzando di non cedere al pianto.

«Sono stato io. Avevo fame».

Due occhi spalancati incontrano i miei. Il mento è alto, lo sguardo fiero.

È il loro leader a parlare. Li ho osservati in queste settimane, è a lui che volgono sempre lo sguardo quando si sentono smarriti.

So che sta mentendo, non era solo. Hanno eluso bene le telecamere, ma hanno commesso l'errore di prendere troppo. Sono piccole astuzie che si imparano con il tempo.

«Nessun altro ha qualcosa da dire?».

Il biondino al suo fianco freme, ma Ethan gli rifila una pedata. 

È l'unico di cui mi sia preso la briga di memorizzare il nome. Una cosa che faccio di rado. Troppo personale.

Lui però, ha un fuoco particolare negli occhi, una rabbia che conosco fin troppo bene. Mi ricorda tanto me stesso. Solo che io non sono mai stato così generoso, non dopo di lei. Ho pensato solo a sopravvivere.

Lo faccio anche adesso. Scaccio il suo ricordo perché sono certo che si vergognerebbe di me.

«Allora procediamo. Vieni con me».

Il Generale mi osserva mentre lascio il refettorio affiancando il ragazzino che stringe i pugni e tenta di regolare il respiro. Ha paura.

So cosa significa, ci sono passato tante volte prima di lui.

Dovrei provare compassione, ma non ci riesco.

Questo posto uccide le anime e la mia è morta da parecchio.

Farò il mio dovere, come tutte le altre volte. Sto per raggiungere il mio obiettivo, non posso fermarmi.

Devo uscire di qui, ad ogni costo.

Solo allora potrò perseguire lo scopo della mia vita. Eliminarli tutti. Uno dopo l'altro.



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Un abbraccio

Anita. V.


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