Capitolo 7

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POV Angela

Sarah era scomparsa quando tornai dal gruppo. L'avevo vista osservare la mia conversazione con Roberta, ma non ebbi il tempo di rincorrerla prima che fosse già scappata. Qualcosa mi diceva che io fossi la causa della sua fuga, e questo non mi piaceva per niente, mi preoccupava. "Oh, Ste, dov'è Sarah?" mi avvicinai alla ragazza riccia, convinta che potesse essere l'unica a saperlo. "Mi ha scritto che tornava al dormitorio" rispose, anche lei preoccupata. La salutai velocemente e mi incamminai verso l'uscita del locale. "Cazzo," mormorai mentre correvo al parcheggio per prendere la macchina. Una volta trovata, mi diressi dal club al dormitorio, sperando di incontrarla per strada. Dopo qualche minuto in macchina, finalmente la vidi: Sarah si era fermata per togliersi i tacchi. Accelerai e mi fermai accanto a lei. Notai come il suo corpo si irrigidì per la paura che fossi uno sconosciuto. "Forza, sali in macchina" le dissi abbassando il finestrino, con tono lievemente preoccupato.

"Non mi serve un passaggio" rispose testarda, sbuffando. Non avrei mai permesso a me stessa di lasciarla sola a percorrere quella strada, soprattutto a quell'ora e vestita in quel modo. "Sarah, sali in macchina!" esclamai, questa volta lasciandole intendere che non stavo scherzando. Si fermò di nuovo e notai che esitava, riflettendo al suono della mia voce, prima di avvicinarsi alla macchina ed entrare. Ripartii velocemente e tra noi calò una tensione quasi soffocante.

Il silenzio durò per qualche minuto. Al primo semaforo, mi voltai a guardarla. Aveva il gomito appoggiato al finestrino e la mano sorreggeva il viso, rivolto verso l'esterno, assorto nella vista della strada. "Sei impazzita a scappare così? Sai quante cose potrebbero succederti?" le dissi con tono freddo, ma la mia preoccupazione era evidente. "Non sei mia madre, Angela" mormorò, continuando a guardare fuori. "Non sono una ragazzina, non mi serve che mi corri dietro" aggiunse poi, alzando la voce e girandosi verso di me. Incredibile, dove si nascondeva questo suo lato testardo? "Ti ascolti? Sei una ragazzina" replicai, leggermente infastidita dal suo atteggiamento, ma mi resi subito conto di aver sbagliato. "E allora che ci fai con una ragazzina come me?" rispose immediatamente con tono acido. "Ti ascolti quando parli?" aggiunse puntandomi un dito contro. Non le risposi. "Esattamente quello che pensavo" disse al mio silenzio, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e tornando a guardare fuori.

Lasciai che il silenzio tornasse tra di noi e continuai a guidare verso i dormitori. Una volta arrivate, spensi la macchina e sospirai, appoggiando le mani sulle ginocchia e guardando giù. Non volevo ferirla né litigare con lei, specialmente perché non capivo nemmeno cosa ci fosse da discutere. Mi girai verso di lei, ma vidi Sarah aprire lo sportello ed uscire velocemente dall'auto. "Sarah, aspetta!" le urlai, correndole dietro e afferrandole il polso. "Mi dispiace, non volevo dire quello. Ero solo preoccupata per te" aggiunsi cercando di farle capire la mia sincerità.

"Però lo pensi, no?" rispose con un sorriso amaro, guardando l'asfalto. "Volevo solo dire che sei più giovane di me" cercai di spiegarmi, ma con scarsi risultati. "Vabbè, sono stanca" rispose Sarah, scuotendo la testa e liberandosi dalla mia presa, tornando a camminare. "Per favore, Sa," la seguii, "non capisco perché stiamo litigando, ma non voglio!" esclamai, cercando di farla fermare e ragionare. "Non stiamo litigando" rispose Sarah, iniziando a cercare le chiavi nella borsa. "A me sembra di sì. Lo so che ti sei offesa" ribattei, bloccandola di nuovo. "Sai, Angela, forse mi dà fastidio che tutti quelli intorno a me mi considerino una ragazzina senza sapere niente di me!" esclamò Sarah, chiaramente infastidita, con lo sguardo che bruciava nel mio. "Mi dispiace, non ti stavo giudicando, Sarah, te lo giuro" risposi implorante. "Penso molte cose di te, e tutte più importanti del fatto che sei testarda e ti metti in pericolo" aggiunsi, afferrandole la mano e guardandola con sincerità negli occhi.

Vidi i suoi occhi scrutare il mio volto. Eravamo abbastanza vicine da notare ogni minimo dettaglio dei nostri visi. "Non sono una ragazzina e non voglio più sentirmi chiamare così" rispose Sarah, il suo sguardo ormai meno teso. "Non lo farò" promisi, rassicurandola mentre mi avvicinavo per abbracciarla. Per la prima volta stavo abbracciando Sarah, e sentire il suo corpo tra le mie braccia mi riempiva lo stomaco di farfalle e il petto di gioia. "Mi dispiace anche a me" sussurrò nel mio orecchio, ancora stretta a me. "Non preoccuparti" le risposi, accarezzandole i capelli prima di allontanarmi.

"Ti va di restare da me finché Stella non torna?" domandò poi Sarah, e nei suoi occhi grandi vidi la speranza di una risposta positiva. "Certo" risposi, tornando a camminare con lei verso la sua stanza.

Si baciano tutti tranne noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora