Capitolo 22

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POV Angela

Ieri dopo aver salutato Sarah alla porta sentivo di non essere riuscita a fare abbastanza per lei. Vederla in quel modo mi aveva portata a guardarla sotto lenti che non avevo mai visto. Vedere la sua fragilità e poterla stringere a me lasciando che le sue lacrime bagnassero la mia pelle mi aveva fatto sentire qualcosa che ormai pensavo non riuscissi più a sentire.
Quell'istinto di protezione nei suoi confronti poi non fece altro che crescere ad un senso di forte rabbia quando sentì suo padre urlarle in quel modo al telefono. Non conoscendolo pensassi che Sarah esagerava nella sua preoccupazione di deludere suo padre, ma ieri capì bene perché lei fosse così terrorizzata e perché era così dura su se stessa e ciò non fece altro che crearmi un gran senso di tristezza verso la sua situazione.
Quando la vidi così abbattuta a stanca, ma fermandosi a confortarmi e ringraziarmi alla sua porta, mi fece solo che rendere conto di quanto buona e sensibile lei fosse, perché se pur quella era una sua sconfitta, era riuscita a capire il mio stato di incertezza nel starle vicino e si preoccupò anche di riconoscere i miei sentimenti in tutto ciò.
Oggi Sarah aveva saltato tutte le lezioni, ma sapevo bene dove fosse, poiché lei stessa me lo aveva scritto e così dopo scuola andai dritta ai campi da tennis, trovandola lì che senza stoppassi continuava a tirare e battere ogni pallina che veniva contro la sua direzione.
"Hey!" richiamai la sua attenzione facendomi più avanti e notandomi la ragazza accennò un mezzo sorriso per poi staccare la spina del macchinario che tirava automaticamente le palline e seguendomi sulla panchina.
"Stanca?" domandai cercando di capire dove si trovasse mentalmente la ragazza.
"Abbastanza ma meglio stare qui che da qualsiasi altra parte" rispose affannata e sistemandosi la coda.
"Come è andata a scuola?" domandò poi e notai come non volesse parlare di tennis con me.
"Bene, il solito, ho passato le ultime due ore nel bagno con Vale" risposi e vidi come scosse il capo lasciando un sorriso mostrarsi sul suo volto.
"Le solite" rispose ed annuì sorridendo.
Ero contenta di poter vederla sorridere ma volevo riuscire a farle staccare la presa, perché se pur lei diceva che era meglio stare lì che da una altra parte, sapevo che quel posto al momento non avrebbe portato nessun pensiero positivo.
"So che adesso magari non sei nell'umore di uscire e di fare altro, ma ti va se andiamo a prendere un gelato?" provai così a buttare fuori la mia idea, sperando di non riscontrare un no.
Per qualche secondo rimase in silenzio a pensare, ma poi tornò a guardarmi negli occhi e sembrava essere tornata una luce in loro.
"Penso che non c'è altro che mi possa far sentire meglio" rispose accennando di nuovo un sorriso e così mi ritrovai ad aspettarla per qualche minuto, mentre si rinfrescava e cambiava nei suoi soliti vestiti.

Durante il viaggio in auto, iniziando a conversare di più e togliendo completamente il pensiero alla giornata di ieri, Sarah sembrasse aver ritrovato la sua pace. Iniziavo a pensare che la cura ad ogni suo male potesse essere proprio il gelato, poiché una volta arrivate e preso, Sarah era tornata a sorridere come sempre ed io non potevo smettere di ammirarla. Vederla sorridere e parlare come niente fosse mi riempiva il cuore e se pur era solo stato un giorno, vedere i suoi bellissimi occhietti marroni gonfi e rossi dal pianto, mi avevano stretto il cuore quasi a spezzarlo. Sentire la sua risata uscire fuori dalle sue labbra era il suono più appagante in questo mondo, specialmente dopo averla vista non spiccicare parola.
Sapevo che avevo ancora tante cose da volerle dire, ma sapevo anche che dovevo darle i suoi tempi e spazi, ma una cosa era certa, non mi sarei mai permessa di lasciare Sarah da sola.
"Posso stare da te un po' poi?" senti Sarah domandarmi e ciò mi risveglio dai miei pensieri.
"Te lo avrei chiesto io, certo" risposi divertita e vedendo il suo sorriso senti il bisogno di avvolgerla a me, lasciandogli un bacio sulla tempia.

"Vale?" domandò notando l'assenza della ragazza tatuata.
"Da quel ragazzo, Matteo?" domandai confusa del nome appartenente al ragazzo, ma Sarah annuì non facendo più domande e accomodandosi sul mio letto.
"È così comodo il tuo" disse poi appoggiando la sua testa sul cuscino e sorrisi mentre la guardavo e mi toglievo la giacca.
"Ci credo, ci dormo ormai da cinque anni" risposi scherzando e avvicinandomi a lei.
"Vuoi vedere qualcosa?" domandai allungandomi al suo fianco e appoggiando la mia mano sul suo fianco accarezzandolo.
"No voglio solo stare qui con te" rispose continuando a guardarmi negli occhi e portando la sua mano sulla mia spalla.
Annuì e così la strinsi soltanto più a me, facendo toccare i nostri corpi e respirando la presenza l'un dell'altra. Sarah ormai stava ammirando ogni centimetro del mio volto ed io non potevo che fare la stessa cosa. Le sue lentiggini mi rapivano e mi perdevo nel cercare di contarle.
"Grazie veramente per ieri e mi dispiace averti allontanata" senti poi la sua voce parlare e così tornai a guardare i suoi occhi.
"Hai fatto quello che ti sentivi e va bene così, mi dispiace solo non essere riuscita ad aiutarti di più" risposi accarezzando con le mie dita il suo volto e portando i capelli via dal viso.
"Hai fatto più di quello che nessun'altro ha mai fatto in vita mia per me e ciò è abbastanza" furono le sue parole e mi attraversarono il petto come una lama. Sapere che io fossi la prima ad averla confortata mi faceva stare bene quanto male, perché immaginarmi la Sarah più piccola senza il supporto delle persone al suo fianco mi feriva.
"Io voglio che tu sai che in me troverai sempre l'appoggio di cui avrai bisogno e forse non sono un campione nel tennis come tuo padre, ma ieri eri stata incantevole, tutti oggi parlavano bene di te non ho sentito nessuno parlare male di te o della tua sconfitta, erano genuinamente sorpresi dal tuo talento" Risposi d'un fiato, non volevo essere inopportuna nel nominare suo padre, ma volevo farle sapere quello che pensavo e quello che anche tutto il resto della scuola pensasse di lei.
La vidi sorridere fino a mostrare i denti "Di mio padre sono abituata e non importa, ma sono contenta che siano rimasti contenti anche gli altri" rispose ed io annuì confermando ciò di nuovo per lei sorridendo alla sua contentezza seppur tralasciando le sue parole per il padre.
"Poi a me l'unica cosa che importa è che tu mi hai trovato sexy nel mio completino da incontro" scherzo con tono malizioso Sarah e accarezzando con la sua mano il mio braccio.
"Non c'è cosa più sexy che vederti in quel completo sudare e grugnire durante tutta la partita" risposi pizzicando i suoi fianchi e portando il mio viso ad un centimetro dal suo per poi unire le nostre labbra.
Finalmente ero tornata a sentire il loro sapore. Lasciai le mie labbra muoversi allo stesso ritmo lento e profondo delle sue labbra, lasciando tutti i miei pensieri da parte e lasciando le mie labbra trasmettere tutto ciò che provavo in quel bacio così intimo ed intenso tra di noi.
Una volta allontanata senti il bisogno tenerla stretta tra le mie braccia e così feci, lasciando che i nostri corpi si unissero e i nostri respiri si mischiavano, mentre le nostre menti iniziavano a risposare sentendoci sicure nelle braccia di l'un l'altra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 13 ⏰

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