Capitolo 12

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POV Angela

"Ti offro io, dai," dissi scendendo dall'auto e facendo il giro per aprire la portiera a Sarah. "Non ci posso credere!" esclamò incredula, guardando il posto dove l'avevo portata. "Questo sì che mi tirerà su di morale!" aggiunse, afferrando la mia mano e tirandomi verso le porte della gelateria.

Ordinammo i nostri gelati e ci sedemmo a uno dei tavoli all'esterno. Stavamo entrambe gustando i nostri gelati in silenzio, ma non era un silenzio imbarazzante; anzi, sembrava che non servissero parole per apprezzare la presenza l'una dell'altra. Anche senza parlare, sapevamo riconoscere la nostra compagnia. Per quanto avrei voluto mantenere quel momento così com'era, sapevo che dovevo scusarmi.

"Voglio chiederti scusa per come ti ho trattata quella sera alla festa e per come mi sono comportata questa settimana," dissi, rompendo il silenzio e scrutando il suo volto, che si intristì leggermente. "Non ho nessun motivo valido per essermi comportata in quel modo, e chiaramente non te lo meritavi," aggiunsi, vedendo lei scuotere la testa. "È stata anche colpa mia," sussurrò, alzando gli occhi per guardarmi. "Non è vero," risposi con sicurezza. Non volevo che Sarah si sentisse colpevole per i miei atteggiamenti; dopotutto, non eravamo niente, e questo dovevo ricordarlo a me stessa. "Voglio solo che tu mi possa perdonare. Non era mia intenzione ferirti, ma avevo bisogno di riflettere su alcune cose," continuai sinceramente, e vidi il corpo di Sarah irrigidirsi alle mie ultime parole. "Su cosa dovevi riflettere?" chiese titubante. Abbassai lo sguardo sul mio cono, cercando di pensare a una risposta. "Ho realizzato che stavo reagendo in modo eccessivo per qualcosa che non ha nessun motivo di affliggermi," risposi, cercando di non entrare troppo nei dettagli. Vidi Sarah annuire e distogliere lo sguardo per un momento.

"E quel motivo era, per caso, quel ragazzo coi capelli rossi con cui stavo ballando?" chiese con voce sicura. La sua domanda mi prese alla sprovvista. Non sapevo come affrontare l'argomento, soprattutto perché non volevo sembrare patetica con la mia gelosia. Annuì con il capo, aspettando la sua risposta. "Non gli avrei mai permesso di avvicinarsi più di quanto hai visto," rispose con sincerità nel tono, ma un'immagine continuava a tormentarmi. "Però ho visto le sue mani stringere il tuo sedere," risposi, con un pizzico di fastidio nella voce. Effettivamente, quella scena mi aveva disgustata. "Come hai visto, ho subito allontanato le sue mani. E poi non era lui quello che mi interessava..." rispose, e potevo notare che stava cercando di accennare a qualcos'altro, ma decisi di ignorarlo.

"Ascolta, ho capito il mio errore. Non sono qui per continuare a parlare di quella sera. Voglio solo chiederti scusa e magari metterci tutto alle spalle," risposi con tono leggermente disperato, sospirando. Non volevo assolutamente rischiare di rovinare tutto di nuovo. "Va bene, tutto chiarito," rispose Sarah, lasciandomi un piccolo sorriso e tornando a gustare il suo gelato.

Ci avvicinammo all'auto, e il mio braccio era avvolto intorno alle sue spalle, mentre lei giocava delicatamente con le dita della mia mano. "Quando sto con te, il tempo vola, e odio questo," ammise Sarah ridendo, appoggiandosi con la schiena contro la portiera dell'auto e tirandomi contro di lei, con la mia mano intrecciata alla sua. "Fidati, se passassi troppo tempo con me, finiresti per odiarmi," scherzai, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Non potrei mai odiarti, Angela," rispose a bassa voce, ma la sincerità delle sue parole mi fece venire un brivido lungo la schiena. "Mi sei mancata troppo," continuò, con lo stesso tono. In quel momento, notai la vicinanza tra i nostri corpi e la poca distanza tra i nostri volti. "Anche tu, piccola," risposi, appoggiando le mani sui suoi fianchi e stringendola a me.

Eravamo così vicine, ed era proprio quello di cui entrambe avevamo bisogno; nessuna delle due si mosse di un centimetro. Sarah intrecciò le sue mani dietro il mio collo e delicatamente infilò le dita tra i miei capelli, accarezzando il mio cuoio capelluto con le unghie.

Rilasciai un sospiro di piacere, appoggiando la fronte nell'incavo del suo collo e respirando a pieni polmoni il suo profumo. Sentivo che c'era qualcosa di profondamente intimo tra noi in quel momento: le sue dita tra i miei capelli, il mio corpo che si rilassava sotto il suo tocco e il suo profumo che mi avvolgeva.

"Non ci sono altre braccia che mi fanno sentire così al sicuro come le tue," sussurrò Sarah all'orecchio, per poi poggiare le labbra calde sulla mia guancia. Sentii un milione di farfalle scatenarsi nel mio stomaco alle sue parole e ai suoi baci sulla mia pelle. Non risposi, ma la strinsi ancora di più a me, sentendo le sue labbra continuare a scendere fino al collo, lasciando una scia di baci casti e caldi.

Avrei potuto baciarla, e la tentazione era forte, ma non mi sarei permessa di rovinare tutto di nuovo per la mia stupida voglia di farla mia. "Andiamo?" domandai dolcemente, allontanando la testa e portandola a una distanza sicura, mentre accarezzavo il suo viso con la mano sinistra. "Va bene," rispose Sarah, lasciando un bacio sul palmo della mia mano, poi si allontanò dalla portiera per permettermi di entrare, replicando i miei stessi movimenti.

Si baciano tutti tranne noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora