Capitolo 18

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POV Angela

Dopo scuola e l'allenamento di tennis, io e Sarah ci trovavamo nella mia stanza. Quella mattina Sarah sembrava essere contenta ma dopo essere uscita dall'allenamento era diventata stranamente silenziosa e chiaramente soprappensiero. Provai a mettere su qualcosa da vedere e cercare di farle sentire la mia presenza tenendola stretta a me sul letto, ma potevo notare come neanche il film riuscisse a distrarla e ciò mi iniziava a preoccupare.
"Cosa c'è che non va?" domandai con tono calmo spegnendo la televisione e notai come ciò risvegliò Sarah dai suoi pensieri.
"Cosa?" domandò a tono basso ed alzando il capo dal mio petto per guardarmi in faccia, "Cos'hai che ti turba?" riprovai a domandare mostrandomi il più tranquilla possibile volendo mostrarle che poteva parlare con me, "Niente..." rispose dopo alcuni secondi ma sentivo come si fosse bloccata dal continuare a parlare e così rimasi in silenzio guardandola solamente. "L'allenamento è andato male" aggiunse poco dopo e togliendo lo sguardo dal mio per iniziare a giocare con il suo pollice nervosamente.
"Vuoi parlarne?" domandai cercando di ottenere più risposte possibili per poterla aiutare, "Il coach ci ha informati della partita che avremo la prossima settimana ed io non sono assolutamente pronta" rispose lasciando un sospiro e nervosamente passandomi una mano tra i capelli tirandoli indietro.
"Perché dici così? Sei brava nel tennis ti ho vista" risposi e lo pensavo veramente, non capivo perché fosse così preoccupata.
"Sono brava ma ho tanto da recuperare dopo essermi fermata lo scorso anno" chiari la ragazza minore, "Il coach dice che ho una buona tecnica ma non sono abbastanza veloce e devo migliorare in questa settimana se voglio giocare" continuò e la situazione si fece più chiara.
"Sei preoccupata che lui non ti fa giocare?" domandai se pur fosse scontata come domanda e la vidi annuire rilasciando di nuovo un sospiro.
"Sono preoccupata anche per via di mio padre..." sussurrò e arricciai le sopracciglia confusa, cosa c'entrava suo padre adesso?
"Lui è un ex tennista professionista e ci tiene che io dia sempre il meglio, l'anno scorso discutemmo fortemente quando gli dissi che avrei preso una pausa, non voglio deluderlo alla mia prima partita dopo tutto questo tempo" mi spiegò e rimasi qualche secondo in silenzio cercando di capire la situazione e come aiutarla.
Onestamente era la prima volta che scoprivo di tutto ciò e non me lo sarei mai aspettata, era anche la prima volta che entravamo in certi discorsi seri e così personali e non volevo assolutamente dire qualcosa di sbagliato.
"Tu però lo sai che anche nel caso andasse male, una sconfitta non determina il tuo talento e tantomeno puoi deludere tuo padre" dissi accarezzando la sua mano e vedevo come il suo capo annuiva, ma sapevo che ciò non l'avesse convinta. "Non essere così dura su te stessa, sei brava e anche il tuo coach lo sa, devi solo darti tempo per riprendere il tuo ritmo" continuai alzando il suo mento per far incontrare i nostri sguardi, "Tuo padre capirà sicuramente e magari avrà dei consigli da darti, ma adesso è importante che tu questa partita non l'affronti come una sconfitta già prima che accada" conclusi e se pur ciò non sembrava aver tirato su il suo umore, sapevo che stesse apprezzando il mio supporto.
"Lo so, mi dispiace se ho rovinato il momento ma non riesco a smettere di pensarci" rispose e immediatamente scossi il capo stringendo la sua mano nella mia, "Non hai rovinato niente, sono contenta che tu ti sia aperta, non voglio vederti così e tantomeno non voglio che tu ti tenga tutto dentro" risposi e senza rispondere Sarah mi strinse a se in un abbraccio.
"Grazie" sussurrò al mio orecchio ma sapevo che quel abbraccio e quel suo semplice 'grazie' racchiusero un milione di parole e spiegazioni non dette ad alta voce. Questo era quello che mi piaceva di Sarah, che riuscivamo a capirci senza dover parlare, bastava guardarci negli occhi e potevamo avere conversazioni così. 
"Tu fatti aiutare, io sono qui per te" dissi accarezzando il suo volto per poi portare un bacio casto sulle sue labbra, "Sei forte e lo sai anche tu, devi solo crederci" aggiunsi e velocemente riportai le mie labbra sulle sue baciandole cercando di trasmetterle tutte le rassicurazioni di cui aveva bisogno in quel momento.
Dopo quel nostro piccolo momento, il pomeriggio passò veloce e con il tempo l'umore di Sarah migliorò fino a tornare a stare più tranquilla, godendo entrambe della nostra presenza e di quel momento di coccole e attenzioni che ci stavamo scambiando a vicenda.

Si baciano tutti tranne noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora