LAMINE
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La partita di Champions era finita ed era stata una partita perfetta, rispetto alla prima. Avevamo vinto 5-0. La squadra era in festa, i tifosi sugli spalti erano impazziti, si sentivano urla ovunque. Di solito, questo sarebbe stato il momento più bello, quello che aspetti da tutta la settimana, il motivo per cui giochi, per cui ti alleni così duramente. Eppure, io non riuscivo a sentirmi così.C'era solo un pensiero che mi martellava la testa: Ayda non era sugli spalti. Tutta la partita l'avevo giocata con la speranza di vederla lì. Ogni volta che avevo un attimo libero, ogni volta che il pallone era lontano, cercavo con lo sguardo tra i volti dei tifosi.
Stavo rientrando lentamente negli spogliatoi, trascinandomi quasi, perso nei miei pensieri. Mi sentivo come se avessi fallito, non solo in campo, ma soprattutto con lei. Forse l'invito a venire a vedere la partita era stata una mossa stupida, troppo diretta, troppo da ragazzo che pensa solo al calcio. Magari avrei dovuto scegliere qualcosa di più semplice, di più adatto a lei.
Mentre stavo per attraversare il tunnel, pronto a rifugiarmi negli spogliatoi e lasciarmi tutto alle spalle, sentii qualcuno che mi chiamava.
"Lamine!" gridò Pau, uno dei miei compagni di squadra. Alzai lo sguardo senza troppo entusiasmo, lui era a qualche metro di distanza, con quel sorriso furbo stampato in faccia. Mi stava facendo segno di fermarmi e nel frattempo indicava qualcosa tra la folla.
"Guarda lì!" disse, puntando il dito con insistenza.
Seguii la direzione che stava indicando. E poi la vidi.
Era lì, in piedi tra i tifosi. Mi sembrava quasi surreale, come se per tutto il tempo non l'avessi vista perché non volevo crederci o perché mi ero convinto che non sarebbe venuta. E invece eccola lì, più bella di quanto ricordassi. Il mio cuore cominciò a battere più forte e sentii un'ondata di adrenalina che mi percorreva tutto il corpo.
Mi girai verso Pau e gli saltai letteralmente addosso, preso dall'euforia. Non aveva capito cosa stava succedendo e in un attimo ci trovammo entrambi a terra, ridendo come pazzi.
"Pau, TE QUIERO MUCHO MI AMOR!" gli urlai, ancora ridendo, mentre cercavo di rialzarmi in fretta.
"Ma che ti prende?" rise lui, cercando di capire perché fossi impazzito di colpo.
Non persi tempo a spiegargli. Mi rimisi in piedi di scatto e corsi verso gli spogliatoi, quasi inciampando sulle scarpe. Dovevo muovermi. Dovevo vederla.
Arrivato negli spogliatoi, mi buttai su una panchina, il cuore ancora in gola. Presi il telefono con le mani che tremavano e iniziai a scrivere un messaggio, senza neanche pensarci troppo.
Sono negli spogliatoi, vieni fuori. Ti aspetto.
Premetti invio e poi mi bloccai per un attimo, guardando lo schermo come se volessi assicurarmi di aver davvero mandato il messaggio. Il mio cuore batteva a mille e non sapevo nemmeno se lei l'avrebbe letto subito o se, peggio, non avrebbe risposto.
Cercai di calmarmi. Le mie mani tremavano ancora per l'eccitazione e la paura. Paura che magari lei non sarebbe venuta o che avrebbe trovato un'altra scusa per non vedermi. Ma sapevo una cosa: ora non potevo tornare indietro.
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lamineyamal
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AYDA
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Ero andata allo stadio senza troppo entusiasmo. Non che mi interessasse il calcio, non era proprio il mio mondo. Ma c'era qualcosa in Lamine che mi spingeva a non ignorarlo del tutto. Lo conoscevo appena ma sapevo che fosse un bravo ragazzo. Forse troppo ingenuo per capire certe cose. Quando mi aveva chiesto di andare a vedere la sua partita di Champions, non ero riuscita a dire di no. Non perché volessi davvero andarci ma perché mi faceva un po' pena. Si vedeva che ci teneva, che voleva fare una bella impressione e io non volevo essere cattiva o fredda. Alla fine non mi aveva fatto niente di male.Così, all'ultimo minuto, avevo deciso di presentarmi allo stadio, di fargli una sorpresa. Non gli avevo detto nulla e mi ero messa in un punto dove potevo vederlo bene senza dare troppo nell'occhio.
Non ero abituata a quel tipo di atmosfera, con i tifosi che urlavano, le bandiere che sventolavano e le persone che saltavano ad ogni azione. Eppure, c'era qualcosa di eccitante in tutto questo.
Non sapevo niente di calcio, davvero, ma mi accorsi subito che Lamine era uno dei migliori in campo. Era veloce, preciso e sembrava avere un controllo totale del pallone. Ero lì, seduta tra la folla, con un mezzo sorriso mentre lo osservavo. Era bravo e in un certo senso mi faceva piacere vederlo così, nel suo ambiente.
Mentre la partita continuava, mi resi conto che lui cercava qualcosa con lo sguardo, come se stesse aspettando di vedere qualcuno sugli spalti. Forse cercava me. Questa consapevolezza mi fece sentire un po' in colpa per non avergli detto che sarei venuta. Lo vedevo che guardava tra le persone, gli occhi in cerca di un volto familiare. Eppure, fino a un certo punto, non mi ero fatta vedere. Non ero sicura di cosa volessi da tutto questo.
Poi, a un certo punto, tutto cambiò. Ero rimasta lì in silenzio ma all'improvviso uno dei suoi compagni gli indicò qualcosa verso di me. Seguii con lo sguardo il dito del ragazzo e capii subito che mi aveva vista. Il volto di Lamine si illuminò all'istante, come se tutto il suo mondo fosse appena cambiato. Lo vidi fermarsi per un secondo, incredulo e poi saltò addosso al castano, ridendo come un matto. Sembravano due bambini. Mi scappò una risata vedendoli così e devo ammettere che mi fece piacere vedere quanto fosse contento di trovarmi lì.
Non passò molto tempo prima che il mio telefono vibrasse. Era Lamine.
Sono negli spogliatoi, vieni fuori. Ti aspetto.
Quando lessi quelle parole, mi fermai un attimo. Non sapevo davvero cosa fare. Da un lato, ero lusingata che mi volesse vedere subito, dall'altro, provavo un po' di vergogna. Non ero sicura di come comportarmi. Non era nei miei piani incontrarlo subito dopo la partita. Avevo pensato di andarmene silenziosamente, senza fare troppa scena ma ora che mi aveva visto, non potevo più far finta di nulla.
Decisi di andarci. Non potevo ignorarlo, sarebbe stato troppo crudele. Così, mi alzai dalla mia postazione e iniziai a camminare verso l'ingresso degli spogliatoi. Più mi avvicinavo all'ingresso, più il mio cuore batteva forte. Non sapevo come sarebbe andata, non avevo idea di cosa avrei detto o fatto.
Arrivata all'ingresso degli spogliatoi, però, mi bloccò un addetto alla sicurezza. "Mi dispiace, signorina, ma qui non può entrare. Solo giocatori e personale autorizzato" mi disse in tono deciso.
Ero rimasta lì, imbambolata, senza sapere cosa dire. Cercai di spiegargli che ero lì per vedere Lamine, che mi aveva invitata ma lui sembrava non volermi credere. In quel momento, mi sentii ridicola. Avevo fatto tutto quel cammino solo per essere respinta alla porta.
Ma proprio mentre stavo per tornare indietro, sentii una voce alle mie spalle. "È la fidanzata di Lamine" disse qualcuno con tono sicuro.
Mi voltai di scatto e vidi un ragazzo non molto alto, castano e con tanti nei sparsi sul viso, sicuramente uno dei compagni di squadra di Lamine. Si avvicinò con un sorriso stampato sul viso. Non riuscivo a credere a quello che aveva appena detto. "La fidanzata di Lamine?!" Il mio volto divenne subito rosso.
L'addetto alla sicurezza, a quel punto, mi guardò per un attimo e poi si fece da parte. "Va bene, può entrare" disse, lasciandomi passare.
Mi sentivo completamente fuori luogo, ma ormai ero dentro. Il ragazzo mi fece cenno di seguirlo e mi accompagnò lungo il corridoio verso gli spogliatoi. Ogni passo che facevo, sentivo la tensione crescere. Tutto era successo così in fretta che non avevo avuto il tempo di prepararmi a questo incontro.
Eppure, una parte di me era curiosa di vedere come sarebbe andata.
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𝐅𝐢𝐞𝐛𝐫𝐞 || Lamine Yamal
Fanfiction𝐈𝐧𝐬𝐭𝐚𝐠𝐫𝐚𝐦 𝐚𝐧𝐝 𝐫𝐞𝐚𝐥 𝐥𝐢𝐟𝐞 - Lamine era in discoteca, appoggiato al bancone, quando vide una ragazza che ballava e i suoi movimenti lo catturarono subito. C'era qualcosa in lei, nel modo in cui si muoveva e sorrideva, che lo colpì p...