𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 18: 𝑨𝒈𝒂𝒕𝒉𝒂 𝒔𝒆𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒕𝒓𝒐𝒏𝒛𝒂

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<Flo mi senti?Floraa? Merda>
Mi ritrovai da sola vicino al faro, dopo quello che era successo, volevo stare un pò per conto mio, pensavo che stavo portando solo problemi ai pogue, forse era meglio se li evitavo, che mi tenevo alla larga...ma come potevo? Mi ero di nuovo rilegata con John B, e soprattuto avevo legato con JJ.
Però non volevo sembrare l'uccello del male augurio, dovunque andavo solo problemi.

<Flora mi senti adesso?> continuai a chiamare a casa, ma a causa del vento che diventava sempre più brutale, rendeva instabile la linea telefonica.
Staccai la telefonata, e mi guardai attorno in cerca di un riparo.

Ero troppo lontana da casa, non c'è l'avrei mai fatta in tempo, ma non vi era nessun locale nei pressi, dove mi potevo rifugiare.
Guardai il mare, una volta sereno, ormai diventato aggressivo; le onde erano più alte di 2 metri, era impensabile entrare in acqua in quelle condizioni, eppure nonostante ciò vidi alcuni ragazzi con le tavole da surf tentare a cavalcare quelle onde.

Li riconobbi subito, erano i pogue, gli unici che avevano il fegato di affrontare
quelle creste del mare colossali.
Erano proprio fuori di testa,ciò mi provocò un sorriso che scomparve in un breve istante per la memoria di quel pomeriggio; se non sarebbe successa quella lite forse in quel momento avrei anch'io provato a dominare quelle onde insieme ai miei amici.
Di nuovo quella sensazione di solitudine che mi assaliva continuamente in quegli ultimi anni, ma si dissolveva solo con la presenza dei miei fratelli e di Mattia; purtroppo loro non c'erano, quindi dovevo conviverci.

Ma di punto in bianco, la mia attenzione venne catturata da una piccola nave; una nave bianca che stava andando verso est.
Chi era così folle da navigare in quelle circostanze? Osservai la barca che faceva gran fatica ad affrontare i cavalloni del mare, ma lentamente, vidi quella minuscola barca scomparire.
Ciò mi preuccupò un sacco, quella persona poteva essere annegata; d'impulso chiamai immediatamente la guardia costiere.
<Pronto? Prontoo? No cazzoo> il mio telefono si spense proprio nel momento meno opportuno, ora ero isolata da tutti e tutto; ero proprio nella merda.

Osservando lo schermo nero del mio cellulare notai delle goccie d'acqua cadere su di esso.
Guardai il cielo e vidi delle nuvole nere farsi sempre più vicine.
<Ora dove cazzo vado> voltai le spalle al mare e vidi il faro. Era l'unica opzione, ma se era chiuso ero veramente fregata.

Mi precipitai alla minuscola porticina di ferro, bussai ma nessuno rispose.
Abbassai la maniglia della porta e per mia fortuna si aprì anche se ebbi difficoltà ad aprirla del tutto, a causa del ferro arrugginito.
Eppure dopo alcuni sforzi, riuscii ad entrare all'interno, al coperto da quel uragano.

<C'è qualcuno?> in quel luogo rimbombava soltanto la mia voce, e il rumore dell'acqua che gocciolava, il resto era silenzio, un silenzio assordante.
Mi sedetti sugli scalini di ferro ormai arrugginiti. L'ambiente era molto umido, nell'aria c'era puzza di muffa; il posto era del tutto abbandonato, sembrava che nessuno mettesse piede lì da quasi un secolo.
Appoggiai la testa al muro e chiusi gli occhi cercando di rilassarmi un pò.

Sentivo le onde del mare scagliarsi con forza contro le mura del faro, il rumore del vento era attutito all'interno delle mura.
Apprii gli occhi e alzai il capo, guardando in alto. L'altezza del faro era smisurata; la scala a chiocciola sembrava che non avesse una fine.
Era tutto avvolto dell'oscurità tranne la guglia del faro che era illuminato dai diversi fulmini nel cielo.


!!

Credo che passò quasi un'ora, il tornado era diventato sempre più violento.
Temevo che il vecchio farò non avrebbe resistito ad Agatha, ma cercai di essere positiva, si dice sempre che dopo la tempesta c'è la quiete.
Per passare un pò di tempo iniziai a contare gli scalini fino all'ultimo visibile, salii e scesi una rampa di scale, cantai qualcosa ,oppure provai a dormire.

-𝑯𝒊𝒃𝒊𝒔𝒄𝒖𝒔🌺 -𝑹𝒂𝒇𝒆 𝑪𝒂𝒎𝒆𝒓𝒐𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora