Carola aveva sempre sognato di trasferirsi a Torino per studiare medicina. La città l'aveva affascinata fin da quando era bambina, con la sua eleganza storica, le colline verdi che la circondavano e quel ritmo tranquillo ma dinamico. Torino era la città dove tutto sarebbe cominciato per lei: la carriera che tanto desiderava, le nuove amicizie, forse anche un pizzico di libertà lontano da casa.
Dopo i primi tre anni all'università di Roma si era fatta coraggio e aveva deciso di fare richiesta di spostamento nella capitale piemontese, dove aveva sempre sognato di vivere.Era settembre, e l'aria era ancora calda, ma con quella leggera brezza che annunciava l'arrivo dell'autunno. Carola stava cercando di ambientarsi, camminando per le strade con una mappa in mano e il telefono che non smetteva di vibrare. Tra le lezioni, il trasloco e l'università, non aveva avuto molto tempo per esplorare Torino.
Quel pomeriggio aveva deciso di prendersi un'ora per sé stessa, e di passeggiare senza meta, immersa nei suoi pensieri. Si fermò in un piccolo caffè vicino a Piazza San Carlo, uno di quei luoghi dove il tempo sembra rallentare, e ordinò un cappuccino.
Mentre si sedeva a un tavolino all'aperto, osservando i passanti, si accorse di qualcuno che cercava freneticamente qualcosa nella tasca. Un ragazzo alto, con un cappellino che gli copriva parzialmente il viso, sembrava in difficoltà. Carola non ci fece troppo caso fino a quando lui si avvicinò al tavolo accanto al suo.
"Scusa, hai per caso visto una chiave qui intorno?" disse il ragazzo, con un accento genovese che sembrava familiare. Nonostante il cappello e gli occhiali da sole, Carola riconobbe il volto. Era Andrea Cambiaso, uno dei giocatori della Juventus.
Nonostante lei non fosse una grande tifosa di calcio in qualche modo conosceva il nome, un po' perché nei pochi giorni a Torino tutti parlavano della squadra e della sua nuova stagione ma soprattutto a causa della grande passione che accomunava tutta la sua famiglia.Carola lo fissò per un attimo, forse troppo a lungo. "No, mi dispiace. Non ho visto niente," rispose, cercando di non sembrare troppo sorpresa.
"Ah, che disastro. Ho perso la chiave della macchina ... e ora non posso nemmeno tornare a casa. Ero sicuro di averle lasciate qui " Si passò una mano tra i capelli con aria frustrata.
Carola esitò per un attimo, poi decise di rompere quel leggero imbarazzo. "Se vuoi, posso aiutarti a cercarla. Forse ti è caduta mentre camminavi."
Andrea la guardò, come se non si aspettasse quella proposta. "Davvero? Sarebbe fantastico, grazie."
I due iniziarono a cercare la chiave lungo il marciapiede, Carola seguiva Andrea mentre lui controllava ogni angolo, ogni fessura tra i mattoni. Il tutto sembrava quasi surreale, ma Carola si concentrò sulla ricerca.
Dopo alcuni minuti, Carola notò qualcosa brillare vicino a una grata poco distante dall'ingresso del bar. Si chinò e sollevò la chiave. "Trovata!"
Andrea si voltò, incredulo. "Non ci credo! Sei stata tu a trovarla. Ti devo un favore gigante."
Lei sorrise. "Non è niente, davvero. Basta un po' di fortuna ogni tanto."
Andrea la osservò per qualche istante, come se cercasse di capire qualcosa di lei. "Come ti chiami?"
"Carola," rispose lei con naturalezza, notando che non si sentiva più in imbarazzo a parlare con lui.
"Carola, allora... potrei offrirti un caffè come ringraziamento?"
Lei ci pensò un attimo, ma poi scosse la testa. "Non c'è bisogno, davvero. Ma grazie lo stesso. Era un piacere aiutarti."
Andrea sorrise. "Ok, però almeno permettimi di farti fare un giro. Sono una brava guida ,giuro."
Carola rise. "Mi farebbe piacere , davvero . Ma ora devo tornare allo studio, l'università non aspetta."
Si salutarono, con un cenno leggero, mentre Carola si allontanava con una sensazione strana, un misto di curiosità e divertimento. Non si era mai immaginata di incontrare un calciatore per strada, men che meno di passare qualche minuto insieme a lui a cercare una chiave perduta. Ma in fondo, Torino era anche questo: una città di incontri casuali, di sorprese.
Dopo il breve incontro,ancora un po' spiazzata e incredula la bionda tornò al suo tavolino, finendo il cappuccino e rispondendo a qualche messaggio di sua madre che le continuava a chiedere se si stesse ambientando (conoscendo la timidezza che all'inizio circondava la ragazza) per poi pagare e avviarsi a piedi verso il suo appartamento che si trovava in un vicoletto vicino via Roma, dove ad attenderla c'erano una serie di scatoloni da mettere in ordine .
@carola.mancini's insta story
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Per due come noi
FanfictionNon c'era stato un momento preciso in cui si erano innamorati, era successo gradualmente, come un fiume che scorre lentamente verso il mare.