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Ansia: era questo che provava Carola quel sabato pomeriggio. L'invito di Andrea allo stadio l'aveva colta alla sprovvista, ma, dopo aver parlato con Elisa, si era convinta che non poteva essere altro che una buona opportunità per conoscersi meglio.
Tuttavia, l'idea di essere circondata dalle fidanzate dei giocatori, donne che immaginava sicure di sé e abituate a quel tipo di ambiente, continuava a preoccuparla. Decise di non pensarci troppo e si preparò con cura, scegliendo un outfit che fosse casual, ma non trascurato: jeans, un body bianco a maniche lunghe e una giacca nera, sperando che fosse abbastanza appropriato per l'occasione.

Verso mezzogiorno, ricevette un messaggio da Andrea con tutti i dettagli: un biglietto elettronico per la tribuna riservata e un semplice "Non vedo l'ora di vederti" che le strappò un sorriso.

Prese il taxi per lo stadio con un po' di anticipo, cercando di calmare i nervi mentre osservava dal finestrino il paesaggio urbano scorrere rapido.

Una volta arrivata allo stadio, la folla cominciava già a riempire le gradinate e Carola seguì le indicazioni sul biglietto fino a una zona riservata ai familiari e agli amici dei giocatori. Era tutto molto più elegante di quanto si aspettasse: un'area esclusiva, con sedute comode e una vista perfetta sul campo.

Non appena si sedette, notò subito la presenza delle altre compagne dei giocatori. Alcune chiacchieravano tra loro, altre erano concentrate a controllare i loro telefoni.
Carola si sentiva fuori posto, le sembravano tutte incredibilmente belle e sicure di sé, con i capelli impeccabili e vestiti all'ultima moda. Mentre si guardava intorno nervosamente, una ragazza seduta accanto a lei le sorrise.

«Ciao, tu devi essere qui per Andrea, giusto?» disse la ragazza con un tono amichevole. Era alta poco meno di lei, con capelli castani e un sorriso aperto. Carola si rilassò leggermente.

«Sì, esatto» rispose lei, cercando di non far trapelare il suo imbarazzo. «Sono Carola.»

«Io sono Thessa, piacere! Il mio ragazzo è Manuel» spiegò Thessa con naturalezza. «Non ti preoccupare, alla tua prima partita è normale sentirsi un po' spaesate. Anch'io ero così, all'inizio. Vedrai che ti abituerai presto!»

Carola annuì, grata per l'accoglienza. Altre ragazze si unirono alla conversazione: Giulia, la fidanzata di Fagioli, e Vajna, fidanzata del numero 9. Ognuna di loro sembrava avere un ruolo ben definito in quel piccolo mondo, ma, sorprendentemente, non erano tutte snob come Carola aveva temuto.
Anzi, si sentì sollevata: l'atmosfera tra le ragazze era rilassata, quasi familiare, e non mancavano battute leggere sul mondo del calcio.

«All'inizio anche io mi sentivo fuori posto» disse Thessa, aggiustandosi la sciarpa della squadra. «Pensavo che ci fosse una sorta di 'protocollo' da seguire, ma in realtà basta essere te stessa. E poi, se Andrea ti ha invitata, vuol dire che per lui sei speciale. Non ha mai portato nessuno che non fosse la sua famiglia o qualche amico,sai?»

Carola arrossì leggermente, ma apprezzò le parole di Thessa.
Per quanto la situazione fosse ancora un po' strana, cominciava a sentirsi più a suo agio, soprattutto sapendo di non essere sotto un microscopio come aveva immaginato.
Si rese conto che, più di tutto, ciò che contava era il legame che ciascuna aveva con il proprio partner, più che l'apparenza o l'esperienza in quel contesto.

Nel frattempo, il campo iniziava a riempirsi. I giocatori entrarono in campo per il riscaldamento, e subito si sentì un'ondata di entusiasmo provenire dagli spalti. Carola guardò Andrea con attenzione, seguendo ogni suo movimento.
Si sentiva emozionata nel vederlo in quel contesto, così diverso dal loro ambiente quotidiano.
Lo vide correre, parlare con i compagni, e la sua figura sembrava più imponente e sicura.
Poi, quando la squadra si schierò ufficialmente, Andrea indossava la fascia di capitano.
Quel particolare, così semplice ma simbolico, le fece stringere il cuore in un misto di orgoglio e nervosismo.

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