Sotto un cielo Infinito

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Astraea brillava come una gemma sospesa tra le nuvole. Era la mia casa, il luogo che mi aveva visto nascere e crescere, ma nonostante la sua bellezza celestiale, da giorni sentivo un vuoto dentro. Le due settimane trascorse senza una sola parola da parte di Alexander erano state un tormento. Ogni notte, mi svegliavo sperando di vederlo, ma le notti passavano, lasciandomi con il ricordo del nostro incontro nel bosco, un ricordo che ormai sembrava così lontano.

Seduta sul bordo della finestra della mia stanza, fissavo l’infinito cielo di Astraea. Le sue luci diafane riflettevano un bagliore quasi sacro, ma non riuscivo a concentrarmi su quella pace. I miei pensieri continuavano a tornare a lui, alla sua assenza e alla sensazione che qualcosa si stesse spezzando dentro di me.

Poi, una notte, il vento parve cambiare. Il sussurro delle fronde degli alberi si fece più intenso e il mio cuore accelerò, come se presagisse qualcosa di imminente. Mi alzai dalla finestra, lo sguardo fisso sul cielo, ed eccolo lì. Alexander.

Le sue ali nere si stagliavano contro il cielo notturno, come ombre inquiete pronte a svanire in qualsiasi momento. I suoi occhi, scuri come la notte ma attraversati da quella scintilla di blu, mi fissavano con un’intensità che mi tolse il fiato. Era tornato.

"Clary," sussurrò, la sua voce un eco nel silenzio della notte.

"Alexander…" Il suo nome mi scivolò dalle labbra, incredula e sollevata allo stesso tempo. Ma prima che potessi chiedergli dove fosse stato, perché fosse sparito, lui allungò la mano verso di me.

"Vieni con me," disse, senza spiegazioni.

Mi avvicinai alla finestra, indecisa per un attimo. Ma poi, senza dire nulla, presi la sua mano. Un istante dopo, eravamo in volo, avvolti nel blu profondo della notte.

Volammo attraverso i cieli di Astraea, lasciando dietro di noi la città, sempre più piccola sotto di noi. Il vento freddo accarezzava il mio viso, ma c'era qualcosa di rassicurante nel volare accanto a lui. Il suo silenzio, che tanto mi aveva inquietato in passato, ora sembrava parte della serenità di quella notte. Guardai Alexander di sfuggita, il suo volto scolpito dalla luce delle stelle, e per un attimo, mi sembrò che tutto fosse come doveva essere.

Dopo un volo che sembrò durare una vita ma anche un solo battito di cuore, Alexander si fermò. Siamo atterrati su un colle, un luogo che non avevo mai visto prima. Da lì, l’orizzonte si spalancava davanti a noi, una distesa infinita di stelle e luci, e poi, lentamente, i colori dell’aurora iniziarono a tingere il cielo. Rosa, arancione, azzurro. Ogni sfumatura si mescolava all’altra, creando un dipinto celestiale che sembrava troppo bello per essere reale.

"Questo è il posto," disse Alexander, senza guardarmi, il suo sguardo fisso sull'orizzonte.

"Perché mi hai portato qui?" chiesi, ancora affascinata dalla bellezza che ci circondava, ma anche confusa dal suo comportamento.

Alexander esitò per un attimo, e poi finalmente rispose. "Perché volevo che vedessi che esiste ancora qualcosa di puro… qualcosa di incontaminato." I suoi occhi, ora rivolti verso di me, erano colmi di un dolore che non riuscivo a decifrare. "Non importa quanto oscura possa sembrare la mia vita… ci sono luoghi come questo, dove le stelle continuano a cadere e l’aurora dipinge il cielo."

Le sue parole mi lasciarono senza parole. Sentii il peso della sua confessione, anche se non mi aveva detto tutto. Mi voltai verso di lui, cercando nei suoi occhi quelle risposte che continuava a nascondermi. "Alexander, cosa ti tormenta? Perché continui a respingermi?"

Lui scosse la testa, i suoi occhi si abbassarono. "Non capiresti," disse, il suo tono di nuovo distante.

"Allora spiegamelo," insistetti. "Voglio capire."

Alexander mi guardò di nuovo, e in quel momento sembrò vacillare. Ma poi, come sempre, si ritirò dentro se stesso, come se ci fosse una parte di lui che non poteva, o non voleva, rivelare.

"Non posso," disse infine. "Non posso permettere che tu venga coinvolta."

Mi voltai verso il cielo, cercando di trattenere la frustrazione. "E pensi che portarmi qui, in questo posto meraviglioso, mi farà dimenticare tutte le domande che ho su di te?"

Un’ombra di un sorriso attraversò le sue labbra, ma svanì subito. "No," rispose, "ma forse ti farà capire che non tutto è oscurità."

Restammo in silenzio per un po’, osservando il cielo che si riempiva di stelle cadenti. Era come se l’universo stesse piangendo le sue lacrime di luce, e per un attimo, mi sentii parte di qualcosa di più grande, qualcosa che non potevo comprendere appieno.

Ma poi, senza preavviso, Alexander si voltò verso di me. "Non posso restare," disse, e il suo tono era freddo, deciso.

Il mio cuore si strinse. "Cosa significa?"

"Significa che devo andare," rispose, e i suoi occhi tornarono freddi e distanti, come se tutto il calore di poco prima fosse stato solo un’illusione. "Questo è tutto ciò che posso darti, Clary. Un momento sotto le stelle. Niente di più."

"Ma perché?" chiesi, sentendo le lacrime che cominciavano a bruciarmi gli occhi.

Alexander non rispose subito. Mi guardò ancora una volta, come se volesse imprimere quel momento nella sua memoria, poi, senza dire altro, si voltò e si allontanò. Le sue ali si aprirono con un battito potente, e in pochi istanti era già scomparso, inghiottito dall’oscurità.

Rimasi sola, sotto quel cielo infinito, circondata dalla bellezza dell'aurora e delle stelle cadenti, ma con il cuore più pesante di quanto fosse mai stato.

The Whisper of the StarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora