CAPITOLO 4 - V COME VERITÀ

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New Orleans, Louisiana – 28 Ottobre 1933


Alastor stava guidando ormai da quasi un'ora.

Era silenzioso, ma rilassato. Teneva la mano destra sul volante, il gomito sinistro contro al finestrino e il pugno che sorreggeva la testa leggermente inclinata.

La radio era ovviamente sintonizzata sulla sua stazione e trasmetteva pezzi musicali di vario genere. Lui ascoltava con attenzione, quando veniva trasmesso un pezzo che gli piaceva particolarmente lo canticchiava anche – Dio! Era pure intonato! – e le sue labbra erano distese in un sorriso placido anche se, come ormai Vogel si ritrovava a pensare sempre più spesso, vagamente inquietante.

Il talent scout aveva provato un paio di volte a fare conversazione ma le sue risposte a monosillabi lo avevano presto scoraggiato dal continuare. Il problema era che, senza potersi distrarre in qualche modo, doveva fare uno sforzo immenso per non continuare a girarsi per guardarlo.

Alla luce del giorno Alastor era in qualche modo diverso, più vero e concreto rispetto alla figura mistica quasi evanescente che aveva visto sotto al lampione davanti alla stazione radio.

Restava comunque oggettivamente bellissimo.

Il tono rossastro dei suoi capelli – che gli era parso sanguigno sotto al lampione – era smorzato in un castano caldo; in compenso la sua pelle sembrava più scura, dando ancora più risalto alle iridi color caramello che assumevano toni ambrati quando la luce del sole pomeridiano le intercettava. Aveva infilato un paio di occhiali scuri dalle lenti ovali quando il sole si era abbassato ulteriormente all'orizzonte, con sommo rammarico di Vogel che non poteva più sbirciare i suoi occhi magnifici.

Erano partiti nel primo pomeriggio, e Vogel non si era nemmeno preoccupato di chiedere dove lo stesse portando. Aveva indossato un paio di pantaloni marroni e una camicia blu scuro su cui aveva infilato un giubbotto di daino e l'immancabile sciarpa bianca. Fasciato in un pratico ma distinto completo da caccia color cachi, Alastor aveva approvato con un cenno della testa, aggiungendo che gli avrebbe fornito il resto dell'attrezzatura una volta che fossero giunti al suo capanno.

"Siamo quasi arrivati." mormorò Alastor mentre imboccava una strada secondaria sterrata.

Erano all'interno della foresta ormai da un po', e dovette spegnere la radio visto che la trasmissione diventava sempre più disturbata.

"A proposito... chi si occuperà della radio, visto che lei è qua con me?"

"Ho preparato il palinsesto fino a lunedì, e ho un paio di collaboratori di cui mi fido ciecamente. D'altronde, il vantaggio di essere il proprietario è proprio potermi prendere del tempo libero per andare a caccia quando pare a me, e lasciare a loro tutto il lavoro."

Vogel sorrise.

"Quindi c'è qualcos'altro che le piace, oltre alla radio..."

"Oh, sì, ci sono molte cose che mi piacciono oltre alla radio. Ma in effetti la caccia, quantomeno per come la faccio io, è probabilmente al terzo posto."

Vogel restò per l'ennesima volta piacevolmente stupito da quanti elementi criptici quell'uomo affascinante riuscisse a mettere in una sola frase; ma alla fine optò per domandargli la cosa che, tra tutte, aveva stuzzicato di più la sua curiosità nonché acceso una serie di sordide fantasie nella sua fervida immaginazione.

"E cosa c'è quindi al secondo posto...?"

"Non credo che le piacerebbe saperlo..." mormorò lanciandogli una veloce occhiata allusiva prima di tornare a prestare attenzione alla strada.

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