CAPITOLO 8 - V COME VITTORIA

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Pentagram City, Pride Ring – il presente


Vox sale le scale della vecchia stazione radio. Ha raggiunto la periferia della città a piedi, da solo, seguendo scrupolosamente le istruzioni che Alastor gli ha scritto sul biglietto che ha trovato dentro al libro.

Eppure, in qualche modo contorto e malsano, come gli era già capitato quella notte al capanno di caccia, Vox non ha paura. Si sente stranamente e inspiegabilmente al sicuro nonostante si stia recando direttamente nella 'tana del lupo' di sua spontanea volontà e senza che nessuno sappia dov'è.

Ma Alastor ha usato quel libro e, così come era successo quando aveva nominato Bourbon Street per chiamare una tregua e poter parlare con lui, sa che nel suo ambiguo e discutibile codice morale Alastor non tradirebbe mai quell'esperienza incredibilmente toccante – seppur dolorosamente breve – che hanno condiviso da vivi.

La porta della sala trasmissioni è socchiusa, il segnale 'ON AIR' spento come tutto il resto delle luci e dei dispositivi nel vecchio edificio abbandonato. Eppure, un impalpabile bagliore verde filtra da sotto la porta, che emette un fastidioso cigolio quando la spinge per entrare.

Dietro al vetro che lo separa dalla sala di regia, Alastor è seduto su una grande poltrona di pelle scura, le gambe accavallate con eleganza. Alcuni microfoni di diverse forme e dimensioni pendono dal soffitto un po' ovunque mentre il suo è posato in grembo, come sempre stretto tra le sue mani.

"𝔸𝕔𝕔𝕠𝕞𝕠𝕕𝕒𝕥𝕚, 𝕞𝕠𝕟 𝕒𝕞𝕚. ℙ𝕦𝕟𝕥𝕦𝕒𝕝𝕖 𝕔𝕠𝕞𝕖 𝕤𝕖𝕞𝕡𝕣𝕖..."

Alastor lo accoglie con un grande sorriso affilato.

Vox attraversa il primo ambiente dove una serie di consolle con strane leve e marchingegni fanno bella mostra di sé. Ancora una volta rassicurato dal notare che tutto sembra spento, entra nella sala adiacente in cui si svolgevano le trasmissioni radio di Alastor prima che si trasferisse all'Hazbin Hotel.

Di fianco alla poltrona occupata dal Demone della Radio c'è infatti un grosso divano anch'esso di pelle scura abbinato alla poltrona, sui cui faceva evidentemente accomodare gli ospiti delle sue trasmissioni, e su cui ora Alastor lo sta invitando a sedersi con un gesto cortese della mano.

"Cosa cazzo vuoi, Alastor?"

"𝔽𝕒𝕣𝕖 𝕕𝕦𝕖 𝕔𝕙𝕚𝕒𝕔𝕔𝕙𝕖𝕣𝕖 𝕔𝕠𝕟 𝕦𝕟 𝕧𝕖𝕔𝕔𝕙𝕚𝕠 𝕒𝕞𝕚𝕔𝕠...?"

"E io dovrei fidarmi di te? L'ultima volta che hai usato la nostra parola segreta mi hai ricattato costringendomi a liberare quella troia di Angel Dust!" gli rinfaccia mentre si accomoda sul divano e accavalla le gambe, cercando di assumere una posa rilassata e sicura di sé.

"𝕊𝕠𝕝𝕠 '𝔸𝕟𝕘𝕖𝕝'..." lo corregge.

"Non me ne frega un cazzo se il suo 'dead name' lo triggera in qualche modo!" sbotta Vox, per poi aggiungere più calmo "Cos'è, hai deciso di portare avanti la tua opera di 'vendicatore' anche in questa non-vita, e reclamare l'onore di Angel? Sei davvero innamorato di lui, allora..."

"ℍ𝕠 𝕘𝕚𝕒̀ 𝕣𝕚𝕤𝕡𝕠𝕤𝕥𝕠 𝕒 𝕢𝕦𝕖𝕤𝕥𝕒 𝕕𝕠𝕞𝕒𝕟𝕕𝕒 𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕚𝕟𝕥𝕖𝕟𝕕𝕠 𝕗𝕒𝕣𝕝𝕠 𝕒𝕟𝕔𝕠𝕣𝕒."

"Chissà perché ma non mi convinci... e comunque mi chiedo che rapporto potreste mai avere tu – Vox pronuncia la parola con una smorfia di scherno – e una pornostar arrapata che non riesce a sopravvivere senza avere almeno tre orgasmi al giorno. Eppure..." non riesce a impedire che le parole successive escano in un sussurro malinconico "quando sei arrivato mi hai detto che il sesso continuava a non interessarti anche in questa non-vita..."

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