Gli uomini sposati (parte seconda)

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Poi arrivò il giorno del mio ritorno in città. Gli scrissi: "Domani sarò a Verona, potremmo sfruttare il tuo appartamento in un'altra maniera." La sua risposta fu rapida, ma decisi di metterlo alla prova, proponendo un orario scomodo. Dopo un'attesa, accettò: "Va bene." Era fatta.

Mi preparai tutta con cura: doveva capire chi comandava. Indossai un completo elegante da donna in carriera, ma sotto il tessuto formale c'era solo pizzo. Le scarpe, con tacco alto, erano perfette per il gioco. Arrivai con un ritardo calcolato e suonai il campanello. "Sesto piano", mi disse. Davanti a tre porte anonime, mentre cercavo il telefono, la luce si spense. Una porta si aprì, e sembrava una scena da film. Entrai: era il suo appartamento.

Non perse tempo e mi trascinò verso la camera, troppo precipitoso. No, non ero lì per una frettolosa scopata! Non che volessi discutere di filosofia, ma almeno un po' di conversazione sarebbe stata gradita. Gli strappai la borsa dalle mani e me ne andai, lasciandolo pietrificato. L'ascensore era ancora lì, e scesi lasciandogli solo la scia del mio profumo.

Non riuscivo a prendere sonno. Ero irrequieta, i pensieri rivolti a lui, quell'uomo che, oltre ad essere interessante, aveva risvegliato un desiderio intenso in me. Sdraiata nel letto della mia camera d'albergo, ormai struccata e avvolta nelle lenzuola, non potevo fare a meno di chiedermi come sarebbe andata la serata se entrambi non fossimo stati così frettolosi: lui, impaziente di possedermi, e io, ansiosa di dimostrare che non ero per niente facile.

Il pensiero del suo corpo e del nostro incontro improvvisamente accese una voglia dentro di me, una pulsazione che cominciò a scivolare tra le mie grandi labbra, sensibili e desiderose di piacere. Non potevo ignorare quell'ondata di eccitazione. La mia mano scivolò naturalmente verso il basso, e lì trovò conforto.

Fortunatamente, avevo con me il mio inseparabile sex-toys. Lo presi, avvertendo già il piacere che si faceva strada nel mio corpo. Lentamente, iniziai a titillare il mio clitoride, facendo scivolare il vibratore prima su di esso, con tocchi delicati, poi lungo le labbra esterne, preparandole a ricevere il piacere che sapevo sarebbe arrivato. Quando lo infilai dentro di me, le vibrazioni unite alla mia stimolazione manuale mi fecero subito ansimare. Il primo orgasmo arrivò rapido, troppo rapido, una liberazione istantanea, ma insoddisfacente.

Non ero pronta a fermarmi. Continuai, intensificando il ritmo, cercando un piacere più profondo, più duraturo. E finalmente, il secondo orgasmo arrivò, avvolgendomi in una sensazione più piena, completa, che lasciò il mio corpo esausto ma appagato. Solo allora, con il cuore che batteva lento e regolare, cedetti al sonno, finalmente soddisfatta.

La questione sembrava chiusa, ma i suoi messaggi umili e riflessivi mi fecero ripensare. Forse meritava una seconda chance, ma stavolta alle mie regole.

Due mesi dopo tornai a Verona e gli proposi un aperitivo in centro. Rispose subito, rilanciando con un invito fuori città, che rifiutai senza esitazione. Quando ormai pensavo avesse rinunciato, arrivò il suo "Ok, a dopo."

L'aperitivo si svolse in una piazza centrale, seduta nel dehor con un cappotto nero e stivali alti. Lui era visibilmente a disagio, preoccupato che qualcuno potesse riconoscerlo. La sua tensione era evidente, mentre sorseggiavamo i drink in silenzio. Io, sotto quel cappotto, ero nuda, tranne un paio di autoreggenti. Con un gesto calcolato, mi sporsi per prendere il posacenere, rivelando parte del mio seno. I suoi occhi si bloccarono a fissare attraverso l'apertura, una sfida aperta al suo mondo rigido e controllato.

Il suo sguardo rimase fisso su di me, incapace di distogliersi. Con calma, accentuai il gesto, lasciando lo scollo del cappotto invitante, visibile solo a lui. Ero esposta intimamente in mezzo a una piazza, ma per lui soltanto. Continuavamo a scambiare parole banali, ma lui rispondeva a monosillabi, distratto, chiaramente altrove. Poi, con naturalezza, dissi di avere freddo e suggerii di andare al suo appartamento. Nei suoi occhi apparve il terrore: "Come lo spiego a mia moglie?" Si alzò, cercando calma, e andò a pagare il conto.

Tra Fantasia e Realtà: Il Mondo di FlaviaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora