Oscar, esisto solo io

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Con Oscar la storia non era nemmeno iniziata. Un ragazzo dal fisico scolpito, di quelli che non resistono a osservare il proprio riflesso mentre si allenano, esaltando ogni muscolo, come a ricordare al mondo che ci sono e che, se ti rivolgono attenzione, dovresti sentirti più che fortunata.

Oscar, lo stagista. Oscar lo sbruffone. Fresco di laurea, in prova nella mia divisione. Oggettivamente affascinante, del tipo che fa girare tutti: gli uomini, per criticarlo o, a malincuore, ammettere la loro invidia; le donne, attratte da quel concentrato di sicurezza e feromoni che portava con sé come una scia.

Io sono una persona competitiva, e non avevo intenzione di farmelo sfuggire. Sapevo che altre in ufficio avevano già messo gli occhi su di lui, ma non avrei permesso che una semplice attrazione minasse la mia immagine professionale. Così trovai una strategia: lo tenevo vicino come un trofeo – il mio stagista, che accompagnava ogni mio movimento, rendendomi inavvicinabile da altri pretendenti indesiderati. Pranzi di lavoro, aperitivi, cene aziendali, trasferte... Oscar era sempre lì, al mio fianco, a imparare le sfumature della diplomazia e delle relazioni pubbliche, che in questo settore a volte valgono più di qualsiasi altra abilità.

Non gli avevo mai dato la minima occasione di avvicinarsi, mantenendo sempre quella distanza precisa e impenetrabile. Se provava a insinuarsi, un solo sguardo era sufficiente a ricondurlo al suo posto, spegnendo ogni tentativo e minando la sua sicurezza. Sul lavoro, era quasi troppo facile: persino le sue idee, che talvolta mi sorprendevano per una certa brillantezza, finivano per sembrare mediocri sotto il mio giudizio calcolato. Lo guardavo con una leggera sorpresa, come se mi chiedessi come avesse potuto conseguire persino una laurea.

Non ci volle molto perché ogni sua iniziativa si smorzasse, che quella sua determinazione si piegasse docilmente sotto la mia mano ferma. Solo quando si era arreso, quando il suo desiderio di impressionarmi si era tramutato in una docilità totale, potei finalmente allentare le redini, lasciando intravedere il premio che avevo tenuto a distanza. Ora restava solo l'occasione perfetta per renderlo mio, esattamente secondo i miei tempi e le mie regole.

Una sera, un imprevisto: perdemmo l'ultimo volo, costretti a prolungare la trasferta di un giorno. Sapevo che quella sarebbe stata l'occasione giusta.

Per la cena scelsi un abito che avevo portato appositamente per un'occasione speciale, un abito che sembrava disegnato per catturare ogni sguardo e ogni pensiero. Aderente sul busto, il tessuto scivolava sulla pelle lasciando appena intravedere la scollatura, un décolleté provocante ma sottile, quel tanto che bastava per far nascere il desiderio. La vita era stretta perfettamente, enfatizzando le curve e disegnando la mia figura con una precisione studiata, mentre dalla vita in giù la gonna si apriva morbida, ondeggiando a ogni passo e accarezzandomi come un soffio leggero.

Sul retro, una scollatura a forma di cuore scendeva lungo la schiena, rivelando la pelle nuda in un invito silenzioso. Lungo il lato sinistro, uno spacco strategico si apriva fino a metà coscia, mostrando uno scorcio di gamba che si rivelava e si nascondeva a ogni movimento. Completavano il tutto delle scarpe nere con tacchi alti che slanciavano le gambe, un bracciale sottile che brillava al polso, e orecchini minimalisti che catturavano la luce. Ogni dettaglio era curato, ogni elemento studiato per sedurre, e sapevo che sarebbe stato impossibile per lui distogliere lo sguardo.

Quando mi vide, gli occhi gli si illuminarono. Al ristorante, eravamo la coppia più ammirata: le donne mi squadravano, invidiando il mio fisico e l'accompagnatore; gli uomini, altrettanto affascinati, desideravano essere al suo posto.

La cena si svolse senza eccessi; Oscar, come previsto aveva perso la sua solita sicurezza, era inspiegabilmente disarmato. Finito di mangiare, ci spostammo al bar per un ultimo drink. L'alcool aiutò a sciogliere le ultime inibizioni in breve vidi che era cotto a puntino, e io, a quel punto, sapevo di averlo in pugno.

Tra Fantasia e Realtà: Il Mondo di FlaviaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora