Epilogo

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See You Again - Wiz Khalifa ft. Charlie Puth
Canzone consigliata per questo capitolo

Tre anni dopo

Osservo la schiena di Eva leggermente ricurva, stagliarsi davanti alle leggere onde del mare. Avanza a piedi nudi verso l'acqua, le gambe nude e abbronzate si muovono con cautela, quasi spaventate di poter inciampare.

Il sole sta per calare e una delle poche cose che mi piace di quest'isola sono i tramonti. Non certo sto caldo di merda.

"Dam, Eva, ci siete?" Sara si sbraccia davanti alla lunga tavolata del bar, mentre Alex esce dalla cucina con un'enorme torta di panna in mano.

"Arriviamo!" la voce di Eva è seguita da una squillante risata infantile. Oltre la sua spalla, sbuca una minuscola manina chiusa a pugno.

La mia ragazza si volta e sorride, bella come il primo giorno in cui l'ho vista. Tiene il piccolo Francesco in braccio, in modo protettivo, come se potesse cadere da un momento all'altro. Tornano indietro, verso di me, ed Eva mi posa un leggero bacio sulle labbra. Non posso fare a meno di cingerle le spalle, mentre raggiungiamo i nostri amici, in piedi accanto alla torta posata sul tavolo.

Il piccolo demonio scalpita per andare tra le braccia della sua mamma, e Sara lo prende dolcemente, mentre Eva li osserva con calore. Festeggiamo il battesimo di Francesco, insieme ai suoi otto mesi di vita.

Questi anni non sono stati facili.

Lasciare l'Italia senza la certezza di toccare di nuovo terra, ha messo a dura prova la nostra resistenza. Tutti abbiamo perso qualcosa. Tutti abbiamo perso qualcuno.

Alex ha lasciato il figlio alle cure di Alessia, che era scappata prima di noi e che, con molto poco impegno, a volte trova il modo di rimettersi in contatto per dargli notizie del piccolo Michael. Per tre anni, non ha mai provato a farglielo vedere. Meno Alex mostra i suoi sentimenti, più è chiaro quanto ne soffra.

Lui e Sara hanno aperto un bar sulla spiaggia. Un'idea di lei. "Ora posso bere mojito tutti i giorni senza che nessuno mi rompa più le palle" ha detto. Peccato che sia durata poco. Tra il duro lavoro per avviare l'attività e l'arrivo inatteso di una gravidanza, i mojito li ha solo serviti.

Ce l'hanno comunicato una sera in cui cenavamo insieme, dopo un lungo servizio. Sara tremava e Alex era visibilmente emozionato. Eva ha abbracciato la sua migliore amica e ha festeggiato con lei tenendola stretta. Una volta a casa, è corsa tra le mie braccia ed è scoppiata a piangere.

"Sono felice per loro, lo giuro..." singhiozzava. "Non sono gelosa, voglio davvero che siano felici..."

"Lo so, amore." le ho accarezzato i capelli e ci siamo sdraiati a letto. Si è addormentata piangendo.

I nostri rapporti non erano protetti da tempo, da prima ancora che ci stabilissimo a Cuba. Nonostante questo, Eva non è mai rimasta incinta. Ricordo bene quando mi ha parlato del suo problema di fertilità, in quella camera di hotel che ora sembra appartenere a un'altra vita.

"Mi amerai lo stesso?" mi ha chiesto una volta, mentre facevamo insieme il bagno a Nefertiti, senza spiegare a cosa si riferisse.

"Sempre." le ho risposto.

Mi ha sorriso, evitando di guardarmi. Dopo che Sara è rimasta incinta, so che per lei è diventato un pensiero fisso, che non condivide con la sua amica per non turbarla, e con me per lo stesso motivo. Trova un po' di pace nella piccola scuola di Baracao tra i bambini a cui insegna a leggere e scrivere.

Dal canto mio, mi rattrista solo il fatto di saperla triste. Non mi sono mai visto padre e se mai dovesse capitare, potrei farlo unicamente con lei accanto.

"Guarda che giochiamo nella stessa squadra." le ho sussurrato una volta in cui era particolarmente taciturna.

"Sì, e io sono il cavallo zoppo." ha borbottato.

Mi sono messo a ridere. "Potrei fare davvero tante battute sporche su questa cosa, ma sono un signore e non lo farò."

Mi ha rifilato una gomitata. "Credevo fossi un gentleman."

"Lo sai che non è un problema per me, vero?" i suoi occhi mostravano tutta la sua vulnerabilità. "Soprattutto perché la parte che più preferisco è provarci."

L'ho attirata più stretta a me e l'ho finalmente sentita rilassarsi.

Bianca e Altea vengono a trovarci spesso. È merito loro se siamo riusciti ad arrivare fino a qui tutti interi. Bianca conosceva le zone più protette delle Americhe, mentre Altea aveva diversi agganci che ci hanno permesso di passare la frontiera. È anche a loro che io e Alex dobbiamo la vita.

Quando arrivano e si riuniscono tutte e quattro, riescono a diventare davvero chiassose. In quei casi, metto in salvo Nef e restiamo con Alex al bar.

La nostra gattina sta invecchiando ed è riuscita a raggiungere nuovi livelli di intolleranza e superbia. Ora tiene gli occhi perennemente socchiusi e ti manda a fanculo con lo sguardo se non la accarezzi.

C'è una sola persona che manca all'appello.

Mi ritrovo quasi ogni sera a osservare il mare, soprattutto quando diventa tutto buio. In qualche modo, mi sembra che il mio amico si sieda con me e ascolti il resoconto delle giornate di cui dovrebbe far parte. In quei casi, porto sempre un paio di bicchieri di rum, da condividere.

E scrivo al computer. Tanto. Libri interi. E c'è pure qualche coglione che li compra. Tanti coglioni, in effetti. Io scrivo ed Eva insegna, come avrebbe sempre dovuto essere.

"Ti sei già stufato?" la voce dolce di Eva mi raggiunge da dietro.

Il cielo ha assunto particolari tinte di rosso e arancione, il sole sta sparendo oltre l'orizzonte.

"Sì."

Appoggia la testa sulla mia spalla e la percepisco sorridere. Le voci allegre della piccola famiglia arrivano attutite dal suono delle onde.

"Francesco stravede per te."

È vero. Mi fissa sempre a bocca spalancata e sorride con gli occhi sbarrati. È inquietante.

"Stravede per te."

"Non direi. Perché non lo prendi mai in braccio?"

"Perché fa senso, sembra un alieno."

Rotea gli occhi, mentre cerca di nascondere un risata. "Potreste comunque cercare di essere amici, che dici?"

"Certo, maestra. Adesso lo saremo."

Mi strizza un capezzolo da sotto la maglietta. "Stronzo."

"Sai che amo un po' di violenza." la afferro per i fianchi e le mordicchio l'orecchio, facendola ridere e inarcare all'indietro.

"Torni dagli altri con me?" i suoi occhioni brillano tra l'oscurità del cielo e le luci calde dell'esterno del bar.

"Arrivo tra un minuto, bambina."

Si alza in punti di quei piedi che ormai tiene quasi sempre nudi per raggiungere le mie labbra. Il nostro bacio si fa più intenso di quanto non dovrebbe, quindi si stacca, leggermente a corto di fiato. Mi sorride con malizia, prima di tornare dagli altri.

Riprendo a osservare il mare, che a sua volta osserva me.

"Ci vediamo domani, fratello." saluto Fra e torno dalla mia famiglia.


//

Finale dolce amaro, non l'ho mai nascosto.
Quanto mi spezza il cuore salutare questa storia, non ne avete idea.
Il resto delle lacrime lo scambiamo insieme domani nei ringraziamenti del prossimo capitolo.

FEEL MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora