VII CAPITOLO - ELIAS: UN NUOVO INIZIO

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La sveglia ruppe il silenzio delle 04:20. Elias aprì gli occhi di scatto, si sollevò, lasciando le gambe a penzoloni fuori dal letto, e rimase lì, immobile, a fissare l'angolo trascurato della sua nuova casa. Il silenzio che lo circondava era quasi sacro. Svegliarsi a quell'ora non gli sembrava affatto un peso; anzi, era un abitudine, un rito. Cresciuto tra le montagne, aveva imparato a rispettare le leggi e le tempistiche di una natura puramente implacabile. Ogni giorno era una lezione, ogni stagione una maestra severa. Era lei a decidere quando organizzare un'escursione, quando partire per una missione di salvataggio, quando tentare di conquistare una vetta o quando, più semplicemente, prendersi cura della baita e della sua manutenzione.

Sapeva bene perché la gente chiamasse 'Madre Natura' la forza che governava la vita. La sosteneva, offrendo rifugio e nutrimento, ma imponeva le proprie regole con la fermezza che solo una donna può avere; come una madre, che, per il bene dei propri figli, sa quando essere amorevole e quando, invece, adottare un approccio intransigente. La sua forza, le sue leggi, non fa sconti, ma chi sapeva ascoltarla, chi sapeva rispettarla, veniva ricompensato con doni inestimabili.

Elias restava affascinato dall'armonia della natura, desideroso di provare una simile tranquillità interiore. Ogni creatura, fin dalla nascita, sembrava conoscere il proprio posto nel mondo. Spesso si domandava perché per gli esseri umani non fosse così; lui per primo passava la vita in una continua lotta interiore per capire quale direzione dare alla sua esistenza. Doveva seguire i consueti schemi? Lavorare, trovare l'amore, sposarsi, avere dei figli e vivere una vita sedentaria, facendo esattamente ciò che la società si aspetta da lui?

Immaginava già le serate in cui avrebbe portato la moglie a cena, i fine settimana in cui sarebbero partiti insieme, gli insegnamenti per far giocare il figlio a calcio, trasmettendogli la passione per la sua squadra del cuore. E poi i nipoti, che sarebbero arrivati a far ripartire tutto da zero, ma con la metà della severità, perché ormai stanco e desideroso solo di trascinarsi verso la pensione, ansioso di non avere più nulla a cui pensare. Perché tanto, rifletteva, la sua vita l'aveva trascorsa con mille rimpianti e sogni irrealizzati.

Questo Elias voleva evitarlo. Quando sarà anziano, sognava di potersi guardare indietro e dire: "Io quelle vette le ho scalate". "Io ho corso con i lupi e dormito con gli orsi". "Io ho affrontato una tormenta...". "Io sono ancora in quella grotta".

Elias si strinse nuovamente nel suo dolore, cercando di scacciare il peso del ricordo di quella notte. Fissò il pavimento per qualche istante e poi si alzò, infilando nuovamente le scarpe antinfortunistiche che aveva indossato la sera precedente. Si diresse verso il bagno, dove si lavò il viso con i rimasugli di sapone rimasti sul lavandino, spazzolò i denti e si sciacquò le ascelle, cercando di svegliarsi.

Entrò in cucina e si rese conto che era giunto il momento di fare la spesa. Doveva trasformare quella casa in un luogo accogliente. Si ricordò di dover comprare sapone e cibo, oltre a detersivi per pulire il bagno e sgrassare la cucina. Pensò anche a qualche prodotto per il legno, per mettere fine allo scricchiolio fastidioso delle scale ogni volta che le percorreva.

Ma il tempo scorreva e non poteva permettersi di indugiare. Non aveva la possibilità di stilare una lista dettagliata, quindi decise di memorizzare tutto ciò che gli serviva. Con una determinazione rinnovata, si preparò ad uscire di casa, pronto a intraprendere un nuovo inizio.

Diretto verso la piazza, Elias venne attratto da un profumo invitante che proveniva da un piccolo forno all'angolo della via. Il rumore della macchina del caffè lo attrasse irresistibilmente. Decise quindi di entrare per fare colazione.

Il locale era accogliente e ben curato, ma il vero spettacolo si trovava dietro il bancone, ricco di prelibatezze di ogni tipo e forma. C'erano i classici croissant alla francese, affiancati dai Pfannkuchen, noti anche come Berliner, un dolce tipico di Berlino. Non mancavano poi le torte Foresta Nera, in diverse dimensioni e già tagliate a fette per essere vendute a porzione. Questo era il suo dolce preferito da bambino: a ogni festa in famiglia, zio Christian era l'addetto ai dessert e portava sempre quella squisita torta, composta da cioccolato, panna e ciliegie.

LE OMBRE DELLA FORESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora