I Capitolo - Giaele

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Giaele vagava solitaria lungo le sponde del lago di Schluchsee, un luogo che sembrava uscito da un sogno. Le dolci colline, avvolte da una vegetazione lussureggiante, si stagliavano in lontananza, mentre il sole filtrava tra i rami degli alberi, creando giochi di luce che danzavano sull'acqua cristallina. Le era sempre piaciuto passeggiare lungo i sentieri che portavano negli angoli più remoti, lontano da tutto e da tutti. Aveva vissuto per tutta la vita in quel paesino che contava non più di duemila abitanti. Anche se poco abitato, era molto conosciuto per le basse montagne coperte di alberi: il lago attraeva, tutto l'anno, visitatori da tutta la Germania e dai paesi vicini. Trovandosi al confine tra Francia e Svizzera, vi era sempre un gran numero di persone che andavano e venivano. La maestosa diga e il ponte ferroviario in pietra ad arco completavano il panorama con la loro eleganza intramontabile, creando un fulcro di armonia tra l'opera dell'uomo e la natura. Hotel e ville in stile alpino punteggiavano la riva, donando al luogo una sensazione da cartolina che ricordava i decenni passati.

Mentre passeggiava, ricordava i momenti trascorsi lì con la sua famiglia. Sua madre era una fotografa naturalistica; per questo scelsero di vivere in quella piccola e pittoresca cittadina, così da avere uno dei più bei laghi della Germania a disposizione, oltre che la Foresta Nera, in tedesco Schwarzwald, che ospita diverse specie di animali. Tra i quali il camoscio, un animale bellissimo, con il suo pelo bruno-giallastro e le corna prominenti; di solito si trova nelle aree rocciose e d'alta foresta, ma era capitato di vederli anche vicino alle cascate. Quando era piccola, Giaele accompagnava la madre alla ricerca di qualche creatura da fotografare oppure dell'angolazione perfetta, capace di rendere un normalissimo e comune filo d'erba unico nel suo genere.

Grazie al mestiere della madre, si era innamorata della natura. Giaele amava passare lunghe ore nella foresta, seduta su una roccia, ascoltando la musica che la natura, disarmata da qualsiasi strumento musicale, riusciva a creare soltanto esistendo. La foresta si vestiva di un silenzio carico di mistero, un silenzio che, pur apparentemente immoto, pulsava di vita. I rumori bianchi della natura si manifestavano in una sinfonia delicata, una melodia che si intrecciava con il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli e il crepitio dei rami.

L'aria, fresca e pura, portava con sé il profumo della terra umida e del fogliame, mentre il sole filtrava tra le fronde, creando giochi di luce e ombra. Ogni passo sul sentiero screziato di muschio e foglie secche produceva un suono ovattato, come un sospiro che si disperde nell'immensità. Il fruscio delle zampe di una volpe, tra i cespugli, s'intrecciava con il gorgoglio di un ruscello che scorreva vicino. Le sue acque limpide danzavano su scogli levigati, creando una melodia cristallina che sembrava sussurrare antiche storie. I grilli, con il loro canto incessante, formavano un sottofondo costante, quasi un battito d'ali, mentre le cicale, con il loro frinire, si alternavano in una danza ritmica.

La sua memoria la riportava sempre a quando aveva poco più di cinque anni, un giorno indimenticabile che, nonostante fossero passati numerosi anni, ricordava ogni dettaglio come fosse avvenuto solo qualche anno prima. Sua madre e suo padre la portarono per la prima volta in un'escursione. Giaele guardava ogni foglia e ogni sassolino come se fossero delle vere e proprie opere d'arte.

«Guarda là!» esclamò la mamma, indicando un albero secolare, le cui radici erano così grandi e contorte da sembrare le dita di un gigante. Giaele si avvicinò con curiosità, le mani piccole che sfioravano la corteccia ruvida. Immaginò un mondo fantastico dove gli alberi potevano parlare e i sogni prendere forma. Poco più avanti, un gruppo di farfalle colorate si librava nell'aria. Giaele si fermò, incantata, mentre i suoi genitori la incoraggiavano a seguirle. In quel momento, sentiva di poter volare anch'essa, leggera come una piuma.

Arrivati in cima a una piccola collina, si fermarono per una merenda. La mamma tirò fuori sandwich, frutta e una bottiglia di succo. Mentre mangiavano, il papà raccontò storie di avventure passate, di animali incontrati e di notti trascorse sotto le stelle. Giaele ascoltava rapita, piena di meraviglia per il mondo che la circondava. Dopo la merenda, decisero di esplorare un po' di più. Scoprirono un piccolo stagno, dove un gruppo di rane saltellavano e una leggera nebbiolina si posava sulla superficie dell'acqua. Con un misto di timore e curiosità, Giaele si avvicinò per osservare meglio. Le rane sembravano cantare una melodia tutta loro, e in quel momento, si sentì parte di un segreto che solo la natura conosceva.

LE OMBRE DELLA FORESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora