Salirono rapidamente sul pattino e iniziarono a pedalare, allontanandosi il più possibile dalla riva. Giaele osservava la sponda del lago che diventava sempre più piccola, con la figura di suo padre che, pedalando, sembrava trasformarsi in una macchia nera nell'oscurità.
Elias cercò di rompere il silenzio che li circondava. "Non è la prima volta che scappi, vero?" chiese, un po' in affanno. L'ombra della notte portava con sé un vento freddo, che creava delle nuvolette bianche di vapore ad ogni respiro.
"Cosa te lo fa pensare?" rispose Giaele, con tono scontroso.
"Che tuo padre è venuto subito qui a cercarti!" ribatté Elias, altrettanto irritato.
"Cosa vuoi da me?" Il suo tono di sfida lo infastidiva, ma allo stesso tempo lo attirava.
"Non voglio nulla da te! Ti ho visto in difficoltà e ho voluto aiutarti..." iniziò Elias. "Sai, questo è ciò che fanno le persone per essere gentili!" cercò di replicare il suo atteggiamento saccente.
"Vuoi sempre aiutare persone che non conosci? Ti consideri quindi un buon samaritano e basta?" gli domandò con un sorriso beffardo. Giaele sapeva perfettamente che il suo tono lo infastidiva e che, forse, lui voleva solo aiutarla; ma era più forte di lei: non si fidava di nessuno.
"Era il mio lavoro..." rispose Elias, abbassando lo sguardo verso il lago. Si fece immediatamente serioso. "Se ci sono situazioni in cui posso essere d'aiuto, lo faccio...". La sua mente tornò a quella tormenta, in cui non importava quanto volesse essere di aiuto o quanto desiderasse salvare tutti; non ci riuscì, e quella sconfitta lo segnò per sempre. "Non mi sono mai tirato indietro, finché..." La sua voce si spezzò in gola.
"Finché?" continuò incuriosita Giaele.
"No niente. Le cose non vanno sempre come si spera." Troncò lui la conversazione.
"Perché sei venuto qui?" Per la prima volta, Giaele mostrò una leggera apertura. Forse era la circostanza che la spingeva a mantenere una conversazione. Erano soli, al centro del lago, e il pensiero che lui potesse essere un pazzo e che lei sarebbe potuta finire dispersa chissà dove balenava nella sua mente; ma ormai era lì.
"Per lavorare!" rispose Elias.
"Per scappare!" puntualizzò Giaele.
Quelle parole fecero scappare una leggera risata ad Elias, ripensando a quante volte avesse ripetuto quel concetto a lei in quella singola giornata.
"Probabilmente sì!" disse, ridendo. Si guardarono fissi negli occhi finché entrambi esplosero in una risata nervosa.
"Da cosa stai scappando?" chiese lei, con il sorriso ancora stampato sul volto.
Per Elias, quella domanda era estremamente seria. Non l'aveva mai espressa apertamente, e il suo sorriso andò lentamente svanendo. Distolse lo sguardo dagli occhi di Giaele e si limitò a fissare lo scintillio della luna riflesso sulle acque del lago. Non si sentiva pronto ad affrontare quella conversazione; forse non lo sarebbe mai stato. Così lasciò che il dialogo rimanesse vago. "Non lo so. Per ricominciare, credo."
"Non sei così sicuro di te come vuoi far credere!".
"Perché?".
"Sei venuto da me con la strafottenza di uno che vuole far credere di sapere tutto e poi dai queste risposte vaghe." La determinazione di Giaele lo disorientava. Continuava a mostrarsi forte e coraggiosa. Un po' la invidiava. In lei vedeva i suoi stessi problemi, ma il modo in cui li affrontava era stupefacente. Se solo avesse avuto la metà della sua forza, probabilmente sarebbe rimasto in Svizzera. Eppure, eccolo lì, a bordo di un pattino in mezzo al lago della Foresta Nera, con una ragazza il cui sguardo era in grado di confondere ogni suo pensiero.
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LE OMBRE DELLA FORESTA
RomanceIn un'incantevole località della Foresta Nera, Giaele trova rifugio lungo le sponde del lago di Schluchsee, un luogo intriso di ricordi e della bellezza della natura. Cresciuta affascinata dalla passione per l'ambiente della madre, fotografa natural...