2. Trouble

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5 marzo

"Francesca, vuoi svegliarti? È tardissimo! Devi andare a scuola o farai tardi!"

La voce insistente di mia madre mi svegliò di colpo. Mi girai, presi il telefono e vidi che segnava già le 7:20. Cavolo, non arriverò mai in tempo a scuola.

Feci una doccia al volo, mi vestii e truccai velocemente, poi mi precipitai giù, dove mia madre mi stava aspettando in macchina.

...

La giornata a scuola passò velocemente, senza particolari eventi, ma come al solito, mi sentivo sola. Il distacco delle mie amiche, se così posso ancora chiamarle, non lo capirò mai. Questa cosa mi fa stare male, davvero tanto, e loro non si rendono nemmeno conto di quanto mi tocchi. Per loro, sembra tutto normale. Anche Veronica, la mia migliore amica, è diventata fredda nei miei confronti. Ma cosa ho fatto di così sbagliato per meritarmi questo?

All'uscita da scuola, mi fermai davanti a Veronica e le chiesi spiegazioni.

"Mi spieghi perché ce l'hai con me?"

"Perché dovrei avercela con te?" rispose, quasi infastidita.

"Beh, tu e le altre siete completamente fredde con me. Cosa ho fatto di sbagliato?"

Veronica mi guardò, visibilmente irritata. "Forse non ti ricordi della festa?"

"Che c'è stato alla festa?" chiesi, confusa.

"La verità, Francesca, è che vuoi sempre tutte le attenzioni su di te. Sempre. Non capisci che, per far parte di un gruppo, non devi fare la troia o essere esuberante?"

"Cosa? Ma ti rendi conto di quello che dici?" ribattei, scioccata.

"Lo fai sempre. Hai tutti i ragazzi ai tuoi piedi, sei sempre la prima scelta..."

"Ma che discorso è questo? Stai scherzando?"

"Francesca, lascia perdere..." rispose, allontanandosi.

Subito dopo, altre ragazze si avvicinarono.

"Ragazze, ma che fate qui? Non avvisate più?" una di loro mi guardò. "Francesca, anche tu sei rimasta con loro? Che bello!"

Le guardai e sentii la rabbia crescere. "Sapete cosa vi dico? Andate a fanculo!" dissi, allontanandomi. La giornata era iniziata male e si stava concludendo peggio. E ora ci mancava solo la pioggia. Perfetto.

Napoli

"Simone, mi fai un caffè macchiato e due cappuccini da asporto. Al banco invece due caffè normali, ci sei?"

"Sì, sì, Ale, ci sono."

Oggi tocca a me stare dietro al banco, cosa che odio. Odio dover gestire i clienti di fretta, odio come la caffetteria si è rimpicciolita e odio la folla che si accalca ovunque. Aspetta, quante volte ho detto 'odio'? Beh, perché è così. Sono stufo di questo lavoro. Dopo essere stato fermo per mesi, tornare qui è stato traumatico.

L'unica cosa che mi piace è servire ai tavoli. Almeno lì posso scambiare qualche parola in più con i clienti. Nonostante il mio carattere scorbutico, riesco a essere simpatico, e questa è una cosa che non capisco.

...

Pausa pranzo. Oggi finirò alle 17, poi dovrò correre da mia nonna che abita dall'altra parte della città. Sarà una giornata stressante, senza dubbio.

Milano

"Francesca, come mai sei così nervosa? È successo qualcosa a scuola?" mi chiese mia madre.

"Mamma, cosa dovrebbe succedere?" risposi bruscamente, anche se subito dopo me ne pentii.

"Francesca, ti ho solo fatto una domanda. Mi preoccupo per te, tutto qui."

"Ho avuto una discussione con Veronica e le altre. Sono fredde e distaccate."

"Perché? Cos'è successo?" chiese mia madre, sedendosi di fronte a me.

"Scusa, ma non voglio parlarne." Mi alzai di scatto dalla sedia e andai in camera. Volevo solo stare in pace e non sentire più nessuno.

Napoli

"Ma dai, perché non vuoi uscire?" mi urlò Enrico al telefono.

"Non me la sento, ok? Sono stanco."

La verità è che, nonostante siano passati mesi, sto ancora male. Non riesco a svagarmi, non riesco a godermi niente. Mi sento perso senza di lei. Anche divertirmi sembra una forma di tradimento, come se uscire o conoscere qualcun altro fosse impossibile senza sentirmi in colpa.

eccoci qui,siamo al secondo capitolo,come vi sembra? fatemi sapere nei commenti!

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