21. CRAZY LOVE

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Francesca Pov

Finalmente arrivai e mi sedetti su una panchina, cercando di distrarmi mentre aspettavo. Il cielo, sempre così imprevedibile, si era incupito di colpo. Una distesa di nuvole grigie si stava preparando a riversare pioggia, proprio come avevano annunciato le previsioni. "Che tempismo perfetto," pensai sarcastica, mentre un brivido mi percorreva le braccia. Avrei davvero dovuto portarmi un ombrello.

Avevo saltato scuola, ma mi lasciai accompagnare da mia madre per poi andarmene di nascosto poco dopo, senza troppi sospetti. Ero riuscita a ingannarla, ma non potevo fare a meno di preoccuparmi. Dovevamo spostarci presto: se qualcuno che conoscevo fosse venuto qui al parco, la figuraccia sarebbe stata monumentale. Cercai di rilassarmi, ma un nodo di ansia mi stringeva lo stomaco.

Questo parco era il luogo dove avrei voluto portare Alessandro la prima volta che ci saremmo dovuti incontrare. Ma come sempre, lui aveva rovinato i piani con i suoi baci improvvisi e intensi. Quanto è facile per lui far saltare tutto... Adesso, però, la situazione era diversa. Vederlo arrivare da così lontano, sfidare qualsiasi ostacolo per raggiungermi, mi faceva sentire speciale, come se le mie paure fossero solo un film che mi stavo inventando. Ma non potevo esserne del tutto certa.

Poi lo vidi.

Scese dal taxi e si fermò un attimo per guardarsi attorno, ma i suoi occhi si posarono subito su di me. Era lì, in tutto il suo splendore, con quella camminata sicura e quel sorriso che mi scioglieva ogni volta. Non appena i nostri sguardi si incontrarono, corse verso di me e mi strinse forte, senza dire una parola. Le sue labbra trovarono le mie, calde e fameliche, come se non ci vedessimo da una vita. Non era un bacio qualsiasi: era intenso, dolce, quasi disperato.

Nonostante fossi ancora un po' arrabbiata con lui, non potevo fare a meno di lasciarmi andare. Era sempre così tra noi: un bisogno irrefrenabile di toccarci, di sentirci vicini. I suoi baci erano una droga, e la sua presenza mi faceva perdere ogni certezza.

Si staccò un attimo, i suoi occhi brillanti e pieni di desiderio.

"Comunque... ciao," sussurrò, prima di tornare a baciarmi, stavolta sulla guancia, poi sul collo, facendo scorrere le labbra sulla mia pelle. Un brivido mi attraversò la schiena, e quasi senza accorgermene mi alzai sulle punte per avvicinarmi di più a lui.

"Ciao, Ale," risposi con un filo di voce, completamente sopraffatta.

Alla fine si fermò, ridendo piano. "Che ne dici se camminiamo un po'? Ovviamente... guídame, se no mi perdo," aggiunse con un sorriso storto.

"Ma davvero non ti posso lasciare cinque minuti che già ti perdi? Sei proprio un bambino," risposi ridendo, cercando di nascondere quanto lo adorassi in quei momenti.

"E sarebbe un problema?" chiese con aria divertita, alzando un sopracciglio.

"Beh, sì, non lo sapevi?"

Il nostro solito gioco di battute mi faceva sorridere. All'inizio pensavo fosse un po' fuori di testa, ma ora era una delle cose che amavo di più in lui.

"Ma... siamo nella foresta o cosa? Quanti alberi ci sono?" disse guardandosi intorno come se non avesse mai visto un parco. Scoppiai a ridere. Era davvero insopportabile, eppure lo trovavo irresistibile.

"Alessandro, è un parco! Non dirmi che a Napoli non ne avete, o ci sono solo mare e sole laggiù?"

"Eh, no, ci sono, ma... di notte questo posto dev'essere creepy, o sbaglio?"

"Non ci sono mai stata di sera, sinceramente. Cos'è, hai paura del buio?"

"Un po'," ammise serio, facendo spallucce. "Però... se sono in compagnia, quasi me ne dimentico."

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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