19. Nei Treni La Notte

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Napoli, 9 aprile - ore 18:48

Il pomeriggio era volato via tra risate e chiacchiere con i miei amici, ma nonostante l'atmosfera allegra, avvertivo una strana sensazione allo stomaco, una specie di vuoto. Il cielo di Napoli era limpido, con un sole ancora caldo che si rifletteva sulle sedie di plastica del bar e sulle vie piene di gente, eppure io mi sentivo distante, distratto. Francesca non si faceva sentire da ore, e non capivo perché. In un momento di debolezza, ne parlai con i miei amici, sperando di trovare un po' di comprensione.

Invece, sembrava che l'unica cosa che interessasse loro fossero le foto di lei, non il fatto che stessi in pensiero.

"Cazz', frate, ma addò l'hê truvata? È bellissima!" esclamò Gianluca, ridacchiando con lo sguardo incollato allo schermo del mio telefono.

"Aspetta 'nu momento, fammela vede pur' a me," aggiunse Ernesto, spingendosi quasi dall'altra parte del bar, incuriosito.

Lo osservai mentre attraversava i tavolini e le sedie per venire a vedere le foto. L'intero bar risuonava delle voci e delle risate dei ragazzi, mentre io sentivo solo il desiderio di riavere il telefono tra le mani.

Da venti minuti non facevano altro che guardare e riguardare le foto di Francesca, e ormai me ne pentivo. Finalmente, dopo diversi tentativi, riuscii a riprendermi il telefono e sbottai: "Bene, spettacolo finito. Faciteve 'e cazzi vostri, grazie."

"Qualcuno è geloso, o sbaglio?" rise Ernesto, alzando le mani come per dire che era tutto uno scherzo. "Dai, non ti preoccupare, eravamo solo curiosi. Però ce la fai conoscere, vero?" mi chiese, ridendo ancora.

"Mamma mia, ragazzi, ma perché avite a fa' sempe 'e cazzi miei? Che è tutta 'sta fretta di vederla 'nfaccia? Pensate 'e vostre fidanzate." Sbuffai, ma sentivo il calore che mi salì alle guance, forse una leggera gelosia che non riuscivo a nascondere.

"Eddai, calmati, Alessa'!" risero all'unisono. Sentii il mio stomaco stringersi, e senza dire altro mi alzai dalla sedia per uscire fuori e accendermi una sigaretta. Il vento fresco mi colpì il viso, ma non fece nulla per calmare il nervoso che sentivo.

Forse avevo esagerato? In fondo, stavano solo scherzando, o almeno credo. Ma perché mi dava così fastidio? Era normale, li avevo messi al corrente di lei, gliel'avevo raccontata e mostrata in foto... ma sembrava che non avessero mai visto una donna.

Mi sentivo a disagio al pensiero dei loro occhi su Francesca, su quei complimenti che le avevano fatto, su quanto fosse bella. Ma era normale, perché lei era incredibile, sembrava uscita da un quadro. Eppure mi rodeva dentro: era il mio quadro personale, qualcosa di solo mio. Forse ero solo troppo preso da lei... da quando ci eravamo visti l'ultima volta, non facevo che pensarla. La voglia di vederla di nuovo, di baciarla, cresceva ogni giorno di più, una sensazione che avevo provato poche volte in vita mia. Eppure, con lei era diversa, più intensa che mai.

Sospirai, guardando il cielo che si scuriva e il sole che cominciava a calare. Mi ricordai, però, che era da troppe ore che non mi rispondeva, e l'ansia tornò a farsi sentire.

Presi il telefono, scorrendo rapidamente i messaggi per poi scriverle.

Chat WhatsApp
Ore 12:30
Alessandro: Amo', me manchi, 'o ssaje? ❤️

Ore 19:03
Alessandro: Che fai? ❤️

Intanto a Milano...

"Quindi avete scopato?" mi disse Ibrahim, ridendo con quella risata che riempiva la sala del bar, mentre fuori il cielo grigio di Milano iniziava a scurirsi. La città sembrava sempre un po' distante, quasi una nebbia che ti avvolge, ma le sue parole mi fecero sentire un colpo di caldo sulla pelle.

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