CAPITOLO 7

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Clarke infilò il cellulare in una tasca dei jeans e incrociò le braccia al petto guardando verso il campo da gioco, dove delle adulte in calzoncini rincorrevano un pallone alla luce di quattro fari puntati sul campo da calcio, dove due giorni prima Maggie aveva fatto la stessa cosa. Clarke si trovava lì da mezz'ora e quelle quattro indemoniate non la smettevano di giocare, anche se lei aveva occhi solo per una persona.
Finalmente l'arbitro decretò la fine dell'incontro e le giocatrici lasciarono il campo da gioco scherzando tra loro. Lexa asciugò il viso con la maglia che indossava e alzandola mise in mostra una fila di addominali da sturbo, lucidi di sudore.

«Dio santissimo! Baby sei tutta da leccare» disse Clarke senza toglierle gli occhi da dosso all'altra, la quale, preso il borsone, si diresse alle auto parcheggiate poco lontano.

Salutate le amiche guardò proprio verso Clarke che le sorrise senza muoversi.

Lexa si avvicinò; intanto i quattro fari che illuminavano il campo vennero spenti ed il parco si fece più buio.

«Non mi aspettavo di trovarti qui.»

«Ero curiosa di vederti in azione... sai benissimo che ho una grande passione per il calcio» disse Clarke.

«Bugiarda» ribatté l'allenatrice, accennando un sorriso, per poi avvicinarsi.

«Lo so, non so mentire, ma non mi sembrava il caso dirti che sono qui perché mi piace il tuo culo» confessò Clarke, sorridendo maliziosa.

L'altra rise.

«Perché no? La trovo una cosa carina.»

Lexa si avvicinò di più e la baciò sulle labbra, per poi guardarla di nuovo negli occhi.

«Allora tornerò a guardarlo, se non ti dispiace» mormorò Clarke.

«Fai pure, non può che lusingarmi... beh, sempre che poi io possa fare lo stesso con te.»

«Sai che sono a tua completa disposizione» ribatté allusiva.

«Ti va di cenare insieme?»

«Avrei accettato volentieri il tuo invito, ma come puoi vedere ho bisogno di una doccia, non è il caso che io entri in un ristorante, conciata così.»

«In effetti... sei tutta sudata» osservò Clarke, facendole scorrere addosso lo sguardo.

Ovviamente non riuscì a celare ciò che stava pensando in quel momento e per l'altra non fu difficile capire. Si avvicinò di più, lasciò cadere a terra il borsone e appoggiò una mano al tettuccio dell'auto alla quale Clarke stava appoggiata. La guardò intensamente con gli occhi verdi e accennò un sorriso malizioso piegando la testa leggermente di lato.

«Perché non saltiamo questi convenevoli e ti inginocchi?»

Clarke arcuò lentamente un sopracciglio.

«Prego?» disse, credendo di aver capito male.

Lexa avvicinò le labbra al suo orecchio e mormorò.

«Leccamela.»

Il suo respiro solleticò la pelle dell'altra, facendola rabbrividire di piacere. Clarke la guardò negli occhi, ora vicinissimi.

«Qui? Adesso?» domandò, sentendo l'eccitazione impadronirsi di lei.

Lexa si guardò un momento intorno, poi riportò lo sguardo in quello color azzurro dell'altra.

«Sì, qui e adesso. A quest'ora non c'è nessuno.»

«E se passa una pattuglia della polizia?»

«Succede raramente.»

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