PROLOGO

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NOTE AUTRICE:

La storia non sarà molto lunga totale 23 capitoli, vi avviso subito che avrà dei capitoli corti. Buona lettura.

Lory

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Clarke sbadigliò per la milionesima volta, poi sorseggiò il caffè che aveva comprato andando al parco. Se ne stava appoggiata alla propria auto con fare annoiato, teneva la mano libera infilata in una tasca dei jeans e con gli occhiali da sole schermava gli occhi assonnati, figli di una notte brava che le aveva permesso di dormire sì e no un paio d'ore. Avrebbe volentieri prolungato la permanenza a letto, ma purtroppo, in un momento di profonda tenerezza, aveva promesso alla figlia della sua migliore amica che sarebbe andata alla sua prima partita di calcio della nuova stagione, e lei manteneva sempre le promesse fatte alla dolce Maggie.

Proprio mentre sbadigliava per l'ennesima volta, senza curarsi minimamente di coprire la bocca con la mano, giunsero finalmente le due donne che stava aspettando da ormai venti minuti.

«Alla buonora!» protestò, prendendosi l'abbraccio della piccolina.

«Sei venuta, zia Clarke!» disse con entusiasmo.

«Ma certo, scoiattolino, per nulla al mondo mi sarei persa la prima partita della stagione!»

«Corri dalle tue compagne, tesoro, sei già in ritardo» la esortò la madre, per poi salutare l'amica con un abbraccio. Dopodiché la prese sottobraccio e le rubò il caffè bevendone un sorso generoso, mentre con calma raggiungevano gli spalti di legno sistemati lungo i lati più lunghi del campo da gioco.

«Grazie per essere venuta, Maggie ci teneva tantissimo» disse lei, restituendole il caffè, ma l'altra le fece segno di tenerlo.

«Non l'avrei mai delusa... anche se odio il calcio» osservò infastidita.

«Cosa c'è di divertente nel guardare delle persone rincorrere un pallone?» aggiunse poi con retorica.

«E cosa c'è di divertente nel guardare delle ragazze che fanno esercizi in palestra?» ribatté lei.

Clarke la guardò al di sopra degli occhiali da sole e l'amica ridacchiò.

«Forse non è divertente, ma molto, molto eccitante» ribatté lei.

«Ok, te lo concedo.»

Non appena raggiunti gli spalti, Raven salutò altri genitori che conosceva, mentre Clarke si sedeva e girovagava un po' su internet per ammazzare il tempo e scacciare la noia. Dopo qualche minuto le giunse un messaggio e impiegò un po' a ricordare chi fosse quella ragazza di nome Hailee che la ringraziava della splendida serata, augurandosi di poterla rivedere al più presto. Non sprecò del tempo neanche a rispondere, cancellò la chat e bloccò il numero. Non intratteneva rapporti amichevoli con chi aveva ottenuto il suo numero – e qualcos'altro! – mentre era ubriaca.

Poco dopo venne raggiunta da Raven, la quale si sedette sospirando.

«Odio le pubbliche relazioni! La maggior parte di queste mamme di sicuro sparlano alle mie spalle perché sono una madre single, e comunque sono costretta a fare la carina con loro!»

«Perché?» le chiese Clarke, continuando a guardare sul cellulare.

«Perché non voglio che Maggie venga isolata o, peggio ancora, bullizzata! Ho fatto tanto per farla entrare nella scuola che frequenta, non voglio rovinare tutto solo perché le madri di queste bambine sono stronz... ciaooo tesoro!» terminò la frase salutando, con fare affettato, una donna che le aveva rivolto un saluto da lontano.

«Troia» borbottò poi, facendo ridacchiare Clarke, la quale alzò solo un momento gli occhi.

«Porca puttana!» esclamò, togliendo poi gli occhiali da sole.

«Beh, adesso non esageriamo» l'ammonì l'amica.

«E quella chi è?» chiese, continuando a fissare la dea greca dai lunghi capelli scuri, in t-shirt e pantaloni di una tuta, che parlava con alcuni genitori.

«Chi?» chiese Raven, seguendo il suo sguardo.

«Oh, quella? È Lexa, l'allenatrice della nostra squadra. Carina, vero?»

«Carina?! Gesù, è uno schianto! Tua figlia ha quella dea come allenatrice e tu mi tieni all'oscuro?!» le disse a denti stretti con tono di rimprovero.

«Lo è da quest'anno, infatti la presenza dei papà è aumentata come per magia» osservò ironica.

«Merda! Quindi è etero» ribatté Clarke, guardandola di nuovo, ammirando il fisico tonico lasciato scoperto dalla maglia senza maniche.

«E io che ne so?!» rispose lei.

«Vado ad indagare» dichiarò Clarke alzandosi e dirigendosi verso la bell'allenatrice. Raven neanche tentò di fermarla, tanto non ci sarebbe riuscita!

«Salve» esordì Clarke, non appena l'altra si fu liberata degli altri genitori petulanti.

La dea greca stava per richiamare le sue giocatrici dal riscaldamento, ma rivolse il suo sguardo verde negli occhi color azzurro dell'altra.

«Salve» rispose, sfoderando un sorriso bianco e perfetto, che provocò la ola degli ormoni di Clarke.

Quest'ultima sorrise a sua volta.

«Salve» ripeté.

«Sono la zia di Maggie, mi chiamo Clarke» aggiunse, porgendole una mano.

L'allenatrice gliela strinse cordialmente.

«Lexa, è un piacere conoscerla.»

«Diamoci pure del tu, in fondo mi vedrai molto spesso. Adoro il calcio e non mi perdo una sola partita della mia piccolina.»

«Ah sì? Fantastico» osservò l'altra, senza smettere di sorridere.

«Sono una tifosa sfegatata!» aggiunse.

«Bene, i tifosi attivi e dominanti sono sempre d'aiuto per il morale.»

«Beh, io sono più una tifosa passiva e sottomessa, ma ci metto comunque del mio... mi impegno, ecco, e nessuna si è mai lamentata!»

L'altra si accigliò lievemente ed il sorriso si affievolì, non capendo fino in fondo cosa stesse dicendo Clarke.

«Bene... ora devo richiamare le ragazze, tra poco inizia la partita.»

«Ma certo, fai pure! Io sarò sugli spalti a fare il tifo...»

«Sottomessa, giusto?»

«Esatto! In bocca al lupo!» detto ciò si allontanò di un paio di passi, per poi percorrerne uno a ritroso, in modo da poterle guardare il sedere con nonchalance.

Una volta di nuovo accanto a Raven sospirò inforcando gli occhiali da sole.

«Lesbica fino al midollo e sarà mia!» dichiarò.

«E se fosse già impegnata?»

«Non porta anelli.»

«E che vuol dire? Potrebbe comunque avere una relazione» insistette Raven.

Clarke la guardò.

«Non fare l'uccello del malaugurio!» l'ammonì, per poi guardare di nuovo verso Lexa.

«Al momento, l'unica fica acui voglio pensare è solo la sua» aggiunse in un mormorio che per fortuna sentìsolo l'amica, la quale scoppiò a ridere.

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