Capitolo 10

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Questo capitolo è dedicato a Liam, che non c'è più. Riposa in pace.

Okay, Harry è riuscito ad entrare in casa in un modo o nell'altro. In fondo è stato graziato dal cielo se ha trovato una chiave di riserva nelle tasche del cappotto (qualche volta la fortuna era pure dalla sua parte). Si appunta mentalmente di chiedere a Liam di restituirgli il mazzo di chiavi.

Quindi passa una serata tranquilla, riprendendosi dal freddo con una cena preparata al volo, una coperta e una vecchia puntata di Friends trasmessa in tv.

Se ve lo steste chiedendo, sì, sta mangiando sul divano. Uno dei vantaggi del vivere da soli. Non gli dispiace più di tanto, lo fa sentire più indipendente e responsabile, capace di prendersi cura di sé stesso.

Eppure ci sono momenti in cui spesso si sente solo, abbandonato a sé stesso, quando sente l'appartamento troppo silenzioso rispetto alla casa in cui era abituato a vivere.

La soluzione è sempre quella di fare anche una piccola e veloce telefonata con la sua famiglia. Quindi, raggiunge il telefono abbandonato sul tavolo della cucina e avvia una videochiamata a sua sorella.

Evita di videochiamare sua madre di solito, non è molto tecnologica e finirebbe per fare guai con il suo telefono.

Appena sua sorella risponde, dall'altro capo della linea c'è un gran baccano. Ah, rumore di casa!

«Ehi, ragazzi, è Harry!» urla Gemma a tutti quelli con lei e in poco si vede quasi tutta la sua famiglia che fa a gara per salutare il riccio. «Ciao fratellino-non-tanto-ino»

«Ciao ragazzi» li saluta tutti Harry, ma aggiunge un particolare saluto alla piccola Amy che è saltata sulle gambe della mamma per salutarlo e ora occupa tutto lo spazio nello schermo. «Ciao, piccola Amy!»

La bimba ridacchia felice. «Zio Hazz, mi manchi.»

Sì, okay, Harry potrebbe scoppiare a piangere da un momento all'altro. «Anche tu mi manchi, piccola, tantissimo.»

«Quando torni?»

«Appena posso.»

«Promesso?»

«Promesso.»

Ora che Amy sembra soddisfatta di quella breve chiacchierata, Harry rivolge la sua attenzione al resto della famiglia.

«Come stai, Harry?» chiede sua mamma. «Sembri stanco.»

Il riccio sospira. Non sembra stanco, lo è. «Tu non sei da meno, mamma» afferma, evitando di rispondere alla sua domanda. «Come sta?»

Non c'è bisogno che vi dica di chi stia parlando, è abbastanza ovvio.

Il viso di Anne s'incupisce e quell'atmosfera di famiglia allegra svanisce con uno schiocco di dita.

Di solito evitano di parlare di questo argomento di fronte alla bambina, per questo Gemma si rivolge prima a lei. «Amore, vogliamo far vedere allo zio Harry il bellissimo vestitino che abbiamo comprato oggi?»

La piccola annuisce contenta e vola come un fulmine su per le scale, sotto lo sguardo attento di suo padre. «Fai attenzione che cadi!» dice infatti.

Una volta che è non può sentirli più, Anne parla per prima. «Non ci sono segni di miglioramenti» dice tutto d'un fiato perché se no scoppierebbe a piangere.

Se Harry conservava ancora una scintilla di speranza, ora questa si è completamente spenta. «E quindi...» tenta di mascherare la voce incrinata con scarsi risultati «non c'è proprio nulla da fare?»

Sua madre scuote la testa. «I medici gli danno al massimo due mesi» afferma alla fine, scoppiando definitivamente in lacrime. «Non di più.»

Harry sente il mondo crollargli addosso. Suo padre, l'uomo che gli ha insegnato ad andare in bicicletta e a usare la macchina del caffè, sta morendo a tre ore di treno lontano da lui. Ma non può fare niente.

Teach Me How To Love Again || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora