Capitolo 10

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Destiny's pov

Provo con tutta me stessa ad oppormi.
Si scatena una lotta in me tra mente e cuore.
Una mi dice di staccarmi mentre l'altra sembra pendere dalle sue labbra.

E io scelgo la seconda.

Ci baciamo come non mai, un misto tra odio, passione e dolore.

Una perfetta fusione.

Pian piano indietreggio fino a sbattere contro il muro e il bacio diventa sempre più feroce.
Ci baciamo per minuti interminabili, finché non ci stacchiamo per mancanza di fiato.
Ed è lì che la ragione prende il sopravvento, che capisco la stronzata appena fatta.

"Che cazzo..." Sussurro.
"Magari da oggi in poi accetterai il fatto che sei attratta da me." Dice, per poi andarsene via.

Rimango lì, paralizzata e sola.
Se ne è andato, mi ha lasciata qui dopo avermi baciata.

Se ne è andato.

Continuo a ripetere questa fresa nella mia mente, interrottamente.
Sono stata umiliata, di nuovo.

Corro fuori dallo spogliatoio e vado a sbattere contro diverse persone, fin quando non arrivo in camera.
Ci arrivo col fiatone e con la rabbia fino al collo.

Sentivo scorrerla, nelle vene.

Prendo la prima cosa che i miei occhi incontrano, un vaso con una pianta di cactus, e la sbatto per terra, frantumandosi in mille pezzi.

Flashback

"Ti senti libera ora? Ti senti più forte?" Dice urlando mia madre.

Ho distrutto tutto, di nuovo.
Non so controllarmi.

"Rispondi!" Urla ancora, ad un soffio dal mio viso.
Rimango muta, nel tempo ho imparato che è inutile risponderle, farebbe soltanto crescere la rabbia che ribolle nel mio sangue.

Chi glielo spiega che questa rabbia è causata per colpa sua?

Tutte le volte che non le ho risposto, tutte le volte che mi urlava contro senza motivo, tutte le
volte che mi obbligava ad essere quella che non sono.
Col tempo tutta la rabbia che volevo scagliarle addosso si è accumulata dentro di me come una bomba sempre pronta a scoppiare.

Che prima o poi esploderà.

"Non cambierai mai, sei sempre stata la solita diversa!" Urla ancora e ancora e ancora, continua a dire cose che non riesco nemmeno a sentire.
Sento il nervosismo far fischiare le mie orecchio, a far tremare il mio corpo e a rendere i miei occhi lucidi.

Odio tutto ciò, odio essere così, odio la rabbia.

"Smettila Vanessa, peggiori la situazione." Prova a calmarla mio padre.
"Smettila di immischiarti sempre! Non puoi difendertela sempre!" Continua ad urlare.

Le urla, le urla mi fan tremare, mi fanno impazzire.
Le odio, le ho sempre odiate.
Le sento da quando sono piccola, sempre dalla solita donna.

"Me la difendo perché è mia figlia! E dovresti farlo anche tu!" Dice, per poi prendermi per il polso e portarmi con lui in camera da letto.

Mi salva, è sempre stato lui.
È sempre stato il mio papà a salvarmi.

Fine flashback

Sento di nuovo quella rabbia che grazie a dei farmaci avevo smesso di sentire, ma sapevo che non potevo averla vinta.
I farmaci sono sempre stati un benessere momentaneo, appena finito il loro effetto devo subito prenderne altre per non sentire quella sensazione di merda.

Niente e nessuno è mai riuscito a placare questo mio stato d'animo, un mix fra rabbia, dolore e repressione.

Dovevo prendere la pillola mezz'ora fa, ma sono stata trattenuta da un qualcuno.

Non ci voleva.

Sono stata umiltà per la seconda volta da Mattheo e in più non ho preso la pillola.

Potrei esplodere da un momento all'altro.

Con tutte le forze che ho ripudio tutta quella rabbia che cresce in me e mi incammino verso il comodino.
Lo apro sbattendolo e cerco subito le pillole, le trovo ma noto un leggero problema.

Sono finite.

Le pillole sono finite.

Corro, corro finché posso verso un posto all'aperto e rilassante, ricordando il consiglio del mio psicologo.

"Appena ti trovi in difficoltà, corri verso un posto rilassante, che ti crei tranquillità o di cui ti piace il paesaggio. Devi respirare più aria possibile quando hai attacchi di rabbia."

Corro, corro senza meta.
Scappando da tutta la rabbia che è da anni che provo a lasciare nel passato.

Arrivo sulla Torre di Astronomia, cercando di far respiri profondi.
Inizio a pensare a tutte le cose più belle della mia vita, sempre sotto consiglio di Edward, il mio psicologo.

"Pensa a tutto ciò che può calmare il caos che è in te, pensa a persone, momenti e luoghi per cui vale la pena vivere."
Inizio a pensare al possibile.

A quando il mio papà mi insegnò ad andare in bici senza le rotelle, a quando Olivia mi regalò il mio primo libro, a quando Lorenzo e Draco mi regalarono un mazzo di tulipani per il mio quattordicesimo compleanno e al bacio accaduto poco tempo fa.

Vorrei reprimerlo con tutta me stessa, scacciarlo via, ma non riesco a non pensare che sia stato il bacio migliore della mia vita.

Continuo con i respiri, ma più che migliorare sembra peggiorare la situazione, poiché sento una continua pressione sullo stomaco.
Iniziano a rigare il mio viso delle lacrime calde, facendo sbavare il leggero trucco che avevo.

Scoppio in un pianto liberatorio, urlando e esternando tutto il dolore che stavo provando.
Provare questo stato d'animo mi uccideva, non saperlo controllare mi uccideva.
Non riesco a smettere, non riesco a non agitarmi anche per la minima cosa se non assumo le pillole.

Vorrei essere più forte, più combattente.

Cado a terra, con le gambe tremanti, ma improvvisamente sento delle braccia avvolgermi il corpo.
Trasmettono calma, sicurezza e protezione.
Mi volto con gli occhi chiusi in una fessura e riconosco subito chi sia.

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heyy, come state?
Scusate per il capitolo leggermente corto, però lo trovo molto intenso ahahah
<3

Until death do us part // Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora