14. Tirare la corda

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[Papà] [Lunedì pomeriggio 8/07/2019]

Gli ultimi metri sembrano durare un'infinità, nel silenzio assordante dell'abitacolo.

Parcheggio lontano da casa, com'è possibile che la strada sia già affollata di auto parcheggiate, nessuno che di luglio va al mare? Be', tanto meglio, approfitto di questa manciata di minuti lungo il marciapiede per sistemare la situazione. Cammino svelto, i miei figli arrancano, si tengono a distanza, allora mi fermo e porto su di loro lo sguardo. "Allora, Marco? Vuoi dire qualcosa?"

"Non ho niente da dire", borbotta. Faccio per reagire, ma Luca mi sorprende, intromettendosi.

"Eddai papà, e che cavolo, perché devi sempre fare così!"

"Ah, io, Luca? Ora sono io che reagisco in modo esagerato?"

"E che abbiamo chiesto mai! Tutta sta storia per..."

"No, lo dico io, tutto sto casino lo state facendo voi solo perché avete visto il figlio dei vicini col cane e ora vi è presa l'invidia, senza manco pensare per un attimo che per com'è organizzata la nostra famiglia è impensabile una cosa del genere".

"Ma non è impensabile, se mi fai parlare..."

"Basta, Luca!", lo sgrido. "Entrate, muovetevi!", li invito dentro, aprendo il portone.

"NO!", sbotta allora Luca.

"Luca, smettila di fare il bambino capriccioso!"

"Io non entro finché non mi fai parlare!"

"Hai parlato, ti ho ascoltato, ti ho spiegato le mie ragioni, ora basta, fatela finita", ribatto, ma nemmeno il tempo di concludere, che Marco riprende a inveire, altro che scuse, e nella caciara ci si mette pure il piccolo a protestare. "Basta, basta!"

"E poi non è giusto che decidi tu, senza manco parlarne con la mamma!", riprende Marco.

"Giusto, ora glielo diciamo alla mamma!"

"Bene, allora parlatene con lei, almeno la smettete di scocciarmi", concludo, varcando il portone. Ai ragazzi sembrerà di aver pareggiato, ma non è così, figuriamoci se mia moglie li accontenta, e poi non ho dimenticato la scenata di Marco, non si è scusato, bene, ora verrà punito.

Entriamo in casa, i ragazzi si allontanano subito, impazienti, li trattengo, ricordo loro cosa li attende, mettere a posto le loro cose del campus, riordinare la camera, poi i compiti. Ne ricavo le solite lagnanze, aggravate dal battibecco in auto. Marco si riaccende, mostrandosi insolitamente emotivo, mentre Luca, nel suo rinfacciare e lamentarsi di non esser ascoltato, mi ricorda così tanto Riccardo... solo il piccolo dissimula e si dilegua, cercando di evitare a tutti i costi il conflitto, sperando, forse, di potersela giocare meglio con sua madre.

"Lo vedi?! Sempre ordini, ordini e punizioni, una volta che chiediamo una cosa... manco il tempo di tornare a casa e subito cominci!"

"Allora prova a chiedere qualcosa di più ragionevole, Marco! Ti sei fissato con sta cosa del cane solo per sentirmi dire di no, così puoi continuare a lamentarti!"

"Non è vero!"

"Sì invece! E hai pure sbagliato a parlare e ti ho lasciato il tempo di riflettere e scusarti, cosa che non hai fatto, quindi ora, non m'interessa, adesso vi punisco, a tutti e due, basta, lo dovete capire che c'è un limite a tutto, e adesso avete passato il segno!"

"Figuriamoci! Sempre a punirci, sempre! Dici che cambi, che vuoi cambiare le cose, stai sempre a punirci!"

Continuamo con questa sceneggiata, mentre camminiamo su e giù per l'appartamento. Marco mette a posto le sue cose, lanciando e sbattendo vestiti, borse, scarpe, con rabbia, lasciando di tanto in tanto spazio a suo fratello, che rincara la dose.

Le nuove regole di papà (vol. 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora